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La Primavera Della Scienza

Archivio Categoria: SIMBOLISMO

Simbolismo dei nomi: Giulio

Pubblicato su 6 Maggio 2013 di Claudio Cardone

nomi e parole

Nomen omen, dicevano i Romani, ovvero “un nome, un destino”. Dal punto di vista simbolico, l’associazione tra nome e percorso di vita individuale è transculturale. Nel panorama filosofico cinese, il nome è associato al “mandato”, ovvero a ciò che il Cielo o Shen Universale riflette nella vita individuale di colui che porta quel nome. In effetti noi stessi diciamo che il nome “si porta”, è qualcosa che traghetta l’uomo dalla nascita fino alla morte. L’assegnazione di un nome al neonato è stato spesso associato all’uso di rituali, veniva deciso dal padre e quindi è collegato alla realizzazione di un percorso che segue le generazioni.

Nella Qabbalah ebraica la comprensione del nome divino è associata alla comprensione di Tutto, il tetragramma del nome divino nasconde la Verità. Ogni nome, per estensione, è simbolo di una storia che viene vissuta nel mondo reale. Ogni vita, pertanto, è una narrazione che riflette il senso del nome che viene portato. Come in tutte le narrazioni, alcune sono più interessanti e esemplari di altre, ovvero assurgono a veri e propri “miti”. Pensiamo alle vite dei Santi cristiani, che ricordiamo solo in base al loro nome (mai al cognome): esse spesso rappresentano una leggenda, o meglio un mito, al pari dei miti greci e latini, che esemplificano un percorso di vita.

La parola “nome” è etimologicamente associata alla parola “gnosi” (per la radice gno), ossia conoscenza. D’altra parte, dice la Bibbia: “All’inizio fu il Verbo”, ovvero la parola è creazione.

Sulla base di queste e altre considerazioni si può avviare uno studio abbastanza approfondito sul significato di ogni nome, lavoro a cui mi sto dedicando per quanto possibile. Oggi condivido con voi l’interpretazione simbolica del nome:

 

GIULIO / GIULIA

Si dice che il nome possa trarre origine dalla parola greca Julé ossia bosco e significare “del bosco”; infatti il secondo nome del figlio di Enea era Silvio ossia “della selva”, quindi “del bosco o della foresta”.

Al di là della leggenda probabilmente il nome trae origine dalla forma arcaica Iovilios che significa “sacro a Giove” (Iovis). Secondo altre interpretazioni potrebbe derivare dal greco Joulus e in questo caso significherebbe ” lanuginoso, con barba incipiente “.

Inoltre Iulus è figlio di Enea, eroe nato da Venus, Afrodite. E’ un nome legato indirettamente a Venere, divinità provvida di doni. In accadico, ricorda la base ulû che vuol dire “abbondanza, fertilità”.

Simbolicamente l’indice (il dito di Giove) è collegato alla cistifellea, vescica biliare, che in medicina cinese fa parte del legno, collegato all’idea di gioventù, della “giovane piantina in via di sviluppo”. Come curiosità, le piccole (giovani) talee di vite sono dette “barbatelle”.

Giove corrisponde anche alla settima sephirot, hesed, la misericordia, che è anche gedullah, la grandezza: essa corrisponde originariamente, ontologicamente al lato maschile, yang, alla luce, che per scoprirsi ha bisogno di farsi seme e discendere nell’ombra, nel femminile. Quando si passa dal divino all’umano, diventa sinistra, femminile, ombra: la grandezza si trasforma in vanità.

CENNI STORICI riguardo a figure venerate nella tradizione cristiano-cattolica:

Beato Giulio monaco di Montevergine: Giulio nacque nel XVI secolo a Nardò (Lecce) da nobile famiglia, la quale secondo le consuetudini del casato, lo fece educare nelle lettere e nelle scienze con l’aggiunta della musica, a cui il giovanetto era particolarmente inclinato. Costruì un eremo e una chiesa e divenne molto noto tra i fedeli, tanto che si prospettava la possibilità che diventasse Superiore; allora per ritornare nel nascondimento e sconosciuto a tutti, lasciò l’eremo e andò a bussare all’abbazia di Montevergine, non tanto lontana. Qui visse all’ombra della Madonna, prodigandosi con zelo instancabile per il decoro del Santuario e per il culto della Madre Celeste, soprattutto come organista.

Nel 1621 quando si volle rifare il pavimento della Cappella in cui era sepolto, si narra che il suo corpo fu trovato intatto, con la pelle fresca e gli arti ancora mobili.

SIMBOLOGIA:

Il nome è collegato da un lato a ciò che è giovane, incipiente, dall’altro alla grandezza, all’abbondanza. C’è una dialettica tra l’idea della piantina giovane, in via di sviluppo, e il bosco frondoso, ampio, in cui gli alberi tendono alla luce e allo stesso tempo producono una ampia ombra sotto di sé, nascondendo alla vista ciò che il bosco contiene. Particolarmente rappresentativa è la vita del Beato Giulio, dove da un lato si ricorda l’ “eterna gioventù”, attraverso il miracolo post-mortem e dall’altro il legame con il femminino e con ciò che è “nascosto”.

La prova da affrontare per il proprio mandato, in questo caso, può essere legata a:

–          Non invecchiare, ovvero non fissarsi nei medesimi atteggiamenti e lasciar morire la propria elasticità. Sapersi rinnovare. Restare “sempreverdi”

–          Non tendere alla grandezza per mezzo di “grandi ombre”: l’oscurità dev’essere intesa come luogo di ritiro e di introspezione, non come metodo da adottare nel rapporto con gli altri, come mezzo per raggiungere la fama o la notorietà.

Personaggi famosi:

Giulio Cesare, della gens Iulia, cruciale nel passaggio dalla repubblica di Roma all’impero. A lui associamo anche la corona di alloro, pianta sempreverde associata simbolicamente al concetto di eternità

Giulio Andreotti, personaggio incredibilmente influente nella politica, italiana, longevo e circondato da molte ombre e misteri mai rivelati.

 

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Logic Checking: usiamo la logica per non farci fregare

Pubblicato su 9 Aprile 2013 di Claudio Cardone

Qualche tempo fa parlavo di Fact Checking e del fatto che pur essendo una buona pratica quella di verificare i fatti, spesso distinguere tra “fatto” e “interpretazione” non è semplice. Soprattutto poi quando si parla di questioni tecniche, che richiederebbero delle conoscenze in materia: chi è informato su un tema e/o ha delle ottime capacità oratorie può facilmente convincere altri di una tesi, anche se magari si tratta di una idea infondata o irrazionale.

Ho l’impressione (fondata?) che stiamo via via perdendo la comprensione della retorica e della logica nelle nostre discussioni, cioè dialoghiamo senza renderci conto che sia noi, sia il nostro interlocutore, commettiamo continuamente errori logici o manipolazioni retoriche al fine di dimostrare una tesi, quella che ci sta a cuore, badando sempre meno alla sostanza di ciò di cui si discute. Ci trasformiamo così in “tifosi”.

fallacie logichePer questo vi propongo questo schema grafico sulle “fallacie Reto – logiche”, come ha voluto definirle l’autore (qui lo schema originale in inglese): è un vademecum sui più diffusi artifici retorici che spesso anche inconsapevolmente utilizziamo nell’argomentare delle idee. Clicca sull’immagine per leggerle tutte.

Manipolazioni logiche e retoriche sono ampiamente utilizzate da politici, giornalisti e personaggi che si occupano di comunicazione per persuadere il pubblico. Noi stessi “assorbiamo” questi modi di ragionare, facendoli nostri e riproponendoli ad amici, parenti e persone con cui ci troviamo a dibattere su un tema.

COME USARE LO SCHEMA?

Per il momento, come un vademecum: leggerlo aiuta a riconoscere una argomentazione fallace e a smascherarla quando viene proposta. Come puoi vedere ci sono vari colori a seconda della “categoria” della fallacia… non si tratta di una classificazione “canonica” che usa chi si occupa di logica filosofica, quanto piuttosto di una organizzazione informale che possa semplificare la consultazione.

Ogni fallacia ha una sua icona e una sua etichetta: è possibile applicare questa matrice di fallacie a qualunque discorso, ad esempio gli autori dello schema lo hanno fatto con un discorso tenuto da un vescovo britannico sul matrimonio omosessuale, andando a vedere quante delle sue argomentazioni fossero falsi ragionamenti. Ma nel nostro panorama politico e giornalistico italiano abbiamo solo l’imbarazzo della scelta…

APPELLO ALLA PARTECIPAZIONE

Adattando lo schema originale all’italiano, ho notato che molti degli esempi che venivano forniti per le distorsioni logiche erano “american friendly“, e in un primo momento ho pensato di cambiare solo quelli. Poi, visto che in quest’ultimo periodo sono entrato un po’ nel dibattito su euro ed Unione Europea, ho presentato tutti esempi connessi alla disinformazione che si fa quotidianamente sul tema Europa (i “luogocomunismi” di Bagnai).

Suggerimenti e correzioni sono i benvenuti! Potrei aver commesso io stesso degli errori logici nel presentare alcuni degli esempi, quindi mi auguro che se ho sbagliato.. mi corigerete.

Inoltre penso sarebbe utile fare una sorta di archivio di esempi di fallacie, in vari ambiti, quelli che scopriamo o ci vengono in mente. Se avete dei suggerimenti, inserite nei commenti e cercherò di trovare la forma più adatta per pubblicare i vari esempi di fallacie a seconda del tipo

POST HOC PRO HOC

Ovvero: farne un uso consapevole…

Usare una manipolazione retorica o una fallacia logica durante un discorso non vuol dire necessariamente che si stia cercando di convincere l’altro di una cosa falsa. La persuasione è un’arte e il dialogo è fatto di tante sfumature.. Tanto per cominciare può essere un fatto inconsapevole: alle volte facciamo errori logici in buona fede.

In aggiunta, alcune fallacie non sono assolutamente “fuori dalla realtà”. Prendiamo ad esempio ciò che sta scritto nella “Circostanza ad personam” : “Affermare che un’argomentazione non è credibile per via dell’interesse che ha l’avversario nel sostenerla.”. Ora, se è vero che non dobbiamo squalificare una teoria perchè chi la presenta ha degli interessi in proposito, d’altra parte nella vita quotidiana facciamo bene a tener conto di questo fattore.

L’esempio che ho riportato in relazione a questa fallacia riguarda uno studio economico con elementi a sfavore di chi considera l’uscita dall’euro una possibilità reale per l’Italia. Il senso è che risulta logicamente forzato squalificare questo studio solo per via degli interessi che ci sono dietro (è possibile utilizzare altri argomenti..), tuttavia sarebbe anche eccessivamente ingenuo non considerarli affatto, questi interessi, no? Quindi OCCHIO a fare i puristi 😉

Infine, se è vero che “una fallacia non fa primavera”, cioè se una persona fa qualche errore logico in un discorso è la “normalità”, teniamo anche presente le proporzioni e le dimensioni delle cose: un discorso con errori logici macroscopici oppure frequenti e ripetuti, beh, sarà difficile che si tratti di “una svista”. Ancor più se non si tratta di un dialogo orale, ma di parola scritta…

QUI TUTTE LE FALLACIE UNA PER UNA:

A1-appello-autorita
A1-appello-autorita-anonima
A1-appello-consuetudine
A1-appello-denaro
A1-appello-ignoranza
A1-appello-incredulita
A1-appello-maggioranza
A1-appello-novita
A1-appello-probabilita
A1-appello-tradizione
A2-appello-adulazione
A2-appello-conseguenze
A2-appello-desiderio
A2-appello-natura
A2-appello-odio
A2-appello-paura
A2-appello-pieta
A2-appello-ridicolo
AT-ad-personam
AT-circostanza-ad-personam
AT-colpevole-per-associazione
AT-fallacia-genetica
AT-scaricabarile
AT-uomo-di-paglia
CE-affermazione-del-conseguente
CE-cum-hoc-ergo-propter-hoc
CE-due-torti-una-ragione
CE-ignorare-causa-comune
CE-logica-circolare
CE-negozio-antecedente
CE-post-hoc-ergo-propter-hoc
FD-composizione
FD-compromesso
FD-divisione
FD-evento-aneddotico
FD-fallacia-giocatore
FD-fallacia-perfezionista
FD-fallacia-relativista
FD-generalizzazione-affrettata
FD-generalizzazione-esagerata
FD-media-non-distribuita
FD-saltare-conclusioni
M-bugia
M-conferma-pregiudizio
M-depistaggio
M-dettaglio-ingannevole
M-eliminazione-prove
M-falso-dilemma
M-generalizzazione-interessata
M-indimostrabilita
M-salvataggio-ad-hoc
M-valanga
52 elementi)

P.S. Consiglio per chi è interessato all’argomento questo articolo interessante e di scorrevole lettura sulle fallacie logiche, trovato in rete e davvero utile. Segnalo inoltre fallacielogiche.it per esempi e articoli sulle fallacie nel contesto dell’informazione di massa e quotidiana (anche se non sono d’accordo con le tesi e il modo di usare la logica in alcuni articoli)

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Pubblicato in CURIOSITA', ECONOMIA E POLITICA, OPINIONI, SIMBOLISMO | 7 Commenti |

Crisi, Ipocrisia, Ipercrisia

Pubblicato su 16 Febbraio 2013 di Claudio Cardone
maschera

Immagine di: fla via

Preambolo: in questo periodo mi capita spesso di avere discussioni accese e puntigliose con le persone, con il che sto sur cazzo a un po’ di gente. Ovviamente il puntiglioso sono io. E a proposito di precisazioni sì, credo che la parola ipercrisia non esista, ma mi piace e credo che c’azzecchi.

La parola “crisi” deriva dal greco krínein, che significa distinguere, discenere, giudicare. Quindi potremmo dire che un momento di crisi è anche un momento di valutazione, in cui possiamo fermarci un attimo, cioè la crisi impone una riflessione, una analisi, al fine di fare una valutazione e prendere una decisione.

Questo significa che dovremo usare uno “spirito critico”, cioè una attitudine volta a confrontare, con mentalità aperta e senza pregiudizi, tutte le possibilità che ci si presentano in un dato momento, per poter fare una scelta consapevole.

Ecco perchè in un momento di crisi non c’è atteggiamento più controproducente della ipo-crisia, quasi a dire la “sottovalutazione” della crisi, un atteggiamento che va proprio in senso opposto a ciò che la crisi chiede. La crisi richiede verità, schiettezza, l’essere come si è veramente. Di fronte alla crisi non possiamo che denudarci delle nostre maschere e venir fuori per quello che siamo.

Invece l’ipocrisia è un’atteggiamento di falsità, di mascheramento, che come attori, ypokritès, ci fa presentare all’esterno un personaggio diverso da noi, adattato alle circostanze. L’ ipo-crisia è la mancanza o meglio la riduzione dello spirito critico, è l’uso di generalizzazioni, l’approccio di superficie a cui non interessa approfondire e sviscerare le cose, è il giudizio approssimativo.

In un momento di crisi porta ad agire senza pensare a sufficienza, a prendere decisioni affrettate e poco consapevoli, e questo ostacola la risoluzione della crisi. Non solo, ma con poco spirito critico ci si ritrova a fare tutti la stessa cosa, a essere facilmente influenzabili o soggiogabili, manipolabili da chi, dalla nostra crisi, può volerci guadagnare.

due facce della stessa medaglia

Immagine di: Gest0ert

Questa ipo-crisia è un atteggiamento che mi sembra spesso di incontrare nelle discussioni che faccio con altri – soprattutto per iscritto – in questo periodo di crisi. E sicuramente mi scontro molto in queste situazioni perchè io invece ricado almeno un po’ nel campo opposto, cioè nella iper-crisia.

Purtroppo in un periodo di crisi neanche questo atteggiamento è utile, non serve nè essere ipocritici, nè ipercritici, ma banalmente e semplicemente critici, trovare cioè l’equilibrio giusto.

L‘iper-crisia potremmo  intenderla come quella attitudine volta ad approfondire troppo ogni singolo elemento di una questione, la puntigliosità. E’ L’approfondimento eccessivo che da un lato fa perdere la visione d’insieme, dall’altro rende impreparati all’azione, perchè si ha sempre l’impressione che “manchi un dettaglio” prima di poter agire.

D’altra parte, l’ipercrisia è anche una forza che separa, che divide le cose in virtù dell’analisi, e quindi che divide anche le persone. L’atteggiamento di ipercrisia porta la diffidenza, la discordia e l’eccesso di giudizio all’interno del gruppo, quindi rende difficile superare la crisi perchè si finisce per essere isolati gli uni dagli altri.

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Pubblicato in ECONOMIA E POLITICA, OFF TOPIC, SIMBOLISMO | 4 Commenti |

Ho visto una serpe, che significa? Simbologia del Serpente

Pubblicato su 28 Dicembre 2012 di Claudio Cardone

serpenteCosa rappresenta il serpente, o i serpenti, nei nostri archetipi?

L’indagine sugli archetipi mi affascina molto, e recenti letture mi stanno spingendo sempre più in questo senso. Il neurobiologo che è in me direbbe che si tratta di un qualche strano e incredibilmente dettagliato prodotto gestaltico del cervello, eppure si fa sempre più strada in me la convinzione che quest’idea sia molto riduttiva. Condividiamo degli archetipi assai complessi e assolutamente transculturali.

Premessa: se considerate superficiale o poco credibile tutto ciò che non sia stato dimostrato secondo i canoni di quel modello interpretativo che chiamiamo “scienza” potete anche risparmiarvi di leggere il resto dell’articolo, vi farà solo storcere il naso. Se invece siete persone curiose e aperte alle possibilità, spero che il seguito vi interessi.

adamo ed eva michelangelo

Adamo ed Eva – Michelangelo

Partiamo da riferimenti noti: nella Bibbia il serpente tenta Eva con il frutto dell’albero proibito. Si associa il serpente a concetti negativi come il Male, il Maligno, colui che è infido, ha due pensieri, la lingua biforcuta.
Cerchiamo di non affezionarci ai concetti di bene e male che spesso sono fuorvianti, e leggiamo i fatti semplicemente per come ci si presentano: in sostanza nel racconto biblico il serpente è collegato all’albero del Bene e del Male, cioè l’albero della Conoscenza. Quindi la Conoscenza (Bene e Male) attraverso l’Esperienza (mangiare il frutto) sono intimamente connessi al serpente. Attraverso l’invito all’Esperienza, il serpente fa “precipitare” Adamo ed Eva nel Tempo, ovvero da uno spazio senza tempo, il Paradiso Terrestre, ad uno spazio in cui la dimensione del Tempo è presente, ed è assolutamente necessaria per fare esperienza.
Soffermiamoci per un attimo sulla differenza tra Conoscenza e Coscienza: la prima è il frutto (la mela) delle nostre esperienze e di ciò che siamo alla nascita, della nostra propria forma, il corpo. Viene acquisita attraverso i sensi, le emozioni, la razionalità. E’ un sapere prevalentemente acquisito, per l’essere umano. L’uomo conosce con l’apprendimento.
La Coscienza è l’essere, è il sapere non acquisito. L’identità è l’essere coscienti di sè. Quindi Adamo ed Eva escono dalla dimensione della Coscienza, in cui sono nudi, solo se stessi, le loro identità. Entrano quindi nella dimensione della Conoscenza, dove è presente il Tempo.

Il Serpente è il tramite di questo passaggio: nella Bibbia viene definito “il più saggio dei viventi del campo”, dove la parola “viventi” si dice hayyat, ed è scritta con gli stessi caratteri di het, che rappresenta il numero 8 e il concetto di “steccato”, ovvero di “prova da superare” (anche il nome “serpente” contiene un het, giusto nel mezzo). Se la prova non si supera c’è il “peccato”, ovvero l’ “obiettivo mancato”.

Notiamo incidentalmente come la Razionalità si esprime in modo binario, dicotomico, attraverso le parole: il Bene si contrappone al Male, il Giusto allo Sbagliato. La conoscenza è fatta di divisioni binarie. La lingua biforcuta del serpente, archetipicamente, può rappresentare proprio questo, ovvero l’analisi binaria razionale della realtà. La conoscenza vera, tuttavia, non è quella che divide e che considera solo una delle suddivisioni (solo il Bene o solo il Male), ma quella che ingloba e accetta, nella sua stessa forma e nello stesso discorso, entrambi gli aspetti di una questione.  E’ la lingua del serpente che, biforcuta, comprende e riassume entrambi gli aspetti apparentemente opposti della Realtà.

Dietro ogni divisione c’è qualcosa di indiviso; 
Dietro ogni discussione c’è qualcosa di indiscutibile; 
Il saggio abbraccia il tutto, gli uomini litigano per far valere le loro opinioni; 
Così è detto: ogni discussione implica una visione parziale. 
(Chuang Tzu)

caduceo con serpentiUno dei simboli più antichi dell’umanità è quello del Caduceo. Viene rappresentato in due modi, come bastone di Asclepio, con un serpente che si avvolge tre volte intorno ad un’asta, oppure come caduceo di Hermes/Mercurio, con due serpenti in doppia elica che sono attorcigliati per tre giri su un bastone. Vale la pena ricordare i due riferimenti mitologici associati: quello di Asclepio o Esculapio, collegato all’idea di guarigione tramite l’esperienza e la conoscenza della medicina, e quello di Hermes o Mercurio, collegato all’idea del “dirimere le questioni”, ovvero la mediazione e la dialettica.

Dialettica è l’arte del separare (dia) attraverso la parola: così come ciò che è sacro (che vuol dire “separato”), il Serpente separa, ad esempio separa l’uomo da Dio e per questo diventa “nemico dell’Uomo” nella Bibbia. La pena inflitta da Dio per il serpente è l’amputazione degli arti (separazione del collegamento con l’esterno) e la perdita della parola.

L’immagine dei due serpenti che risalgono lungo un asse corrisponde alla raffigurazione che in diverse culture si ha del percorso delle esperienze lungo la colonna vertebrale. Nel Kundalini Yoga o nel Sahaja Yoga due canali, uno a destra e uno a sinistra, si “arrampicano” ai lati dell’asse centrale fino a raggiungere il chakra alla sommità del capo, che corrisponde a Bai Hui, “le cento riunioni”, in qualità di punto di agopuntura. Nello Yoga (indiano) come nel Qi Gong alchemico (cinese) viene descritta una risalita delle energie in due canali o branche ai lati della colonna, ed è percepita come “serpeggiante” verso la sommità.

qi gong

Alcuni movimenti del Qi Gong del Drago che nuota

Nel Qi Gong conosciuto come esercizio del Dragone* (parte della prima sequenza del Qi Gong alchemico taoista secondo il maestro J. Yuen) si effettuano tre movimenti circolari dal basso verso l’alto, tre come i tre cerchi del caduceo, verso la sommità. Tutte queste analogie richiamano il concetto secondo cui il serpente o la coppia di serpenti sono associati alle esperienze che portano alla realizzazione, alla conoscenza. La colonna vertebrale che custodisce il midollo, dove arrivano le sensazioni e partono i movimenti verso l’esterno, è l’asse su cui si articolano (attraverso le vertebre) le esperienze della vita.

Nella filosofia medica taoista, lungo la colonna vertebrale si apprezzano, dal basso verso l’alto, vari stadi della vita, dalla nascita fino alla realizzazione individuale. Il midollo, summa delle esperienze raccolte attraverso i meridiani energetici**, riflette vari gradi di acquisizione dell’esperienza, nel corso di tutta la vita così come in ogni singolo processo di apprendimento umano.

I riferimenti al serpente sono moltissimi, e c’è ancora molto di più rispetto a quanto già detto.

Per gli Yaqui messicani, il serpente rappresenta lo sciamano (Wikipedia). Il riferimento è interessante, perchè lo sciamano è un mediatore tra mondi, tra il terreno e l’ultraterreno, proprio come il serpente. Leggendo “Sciamani”, il bellissimo libro di G. Hancock , si scopre che in molte visioni provocate dall’assuzione dell’ayahuasca, la droga degli sciamani amazzonici, compaiono uno o più serpenti che si attorcigliano. La visione di serpenti è spesso un “passaggio”, una visione – molto realistica – intermedia tra l’inizio degli effetti allucinogeni e la visione di altri scenari e personaggi che costituiscono il “mondo parallelo” che molti viaggiatori e sciamani hanno sperimentato.

serpenti alati egizi

Serpenti alati nel Per em am Duat

Nello stesso libro viene illustrato come anche in disegni egizi ricorra il tema del doppio serpente avvolto in doppia elica. Nel testo egizio antico denominato Per em am Duat (Libro di quello che è nel Duat) compaiono numerose raffigurazioni di serpenti, simili a quelli che appaiono nelle visioni da ayahuasca, a volte in forma di “maestri” che trasmettono delle conoscenze, a volte alati, come nella sommità del caduceo.

La doppia elica dei serpenti o delle corde raffigurate nei disegni egizi richiamano immediatamente, per un biologo, l’immagine del DNA. Il DNA è la molecola che, per eccellenza, rappresenta le esperienze, quelle tramandate e quelle che, acquisite, interagiscono con il codice genetico. Il DNA è la molecola di trasmissione delle informazioni attraverso le generazioni, simbolicamente è pertanto strettamente collegato all’idea del serpente.

serpenti maestri

Serpenti “maestri” nel Per em am Duat

Nel corpo umano, il pene maschile è il veicolo del DNA all’esterno e anch’esso può essere associato al serpente (anche nel linguaggio comune o volgare). Ma in altri studi il rettile è associato alla madre, e non al padre. Mi riferisco alle ricerche condotte dal prof. Corrado Malanga sugli individui “addotti”, ovvero che riferiscono episodi di rapimenti alieni. A prescindere dalle idee che possiamo avere su questa materia così delicata, l’immaginario degli addotti di Malanga (e non solo i suoi, è qualcosa che si verifica a livello mondiale) sembra essere decisamente coerente: tra i vari personaggi e situazioni descritte nei rapimenti, spesso ricorre anche la figura di uomini-serpenti, denominati a volte Sauroidi o Rettiliani.

Questi Rettili umanoidi in alcuni casi dicono all’addotto che loro sono “la Madre”. In effetti, nelle dinamiche psicologiche di sostituzione, sublimazione e rimozione degli eventi di rapimento da parte della mente degli addotti, l’incontro con questi Rettili viene a volte sostituito dall’immagine dell‘incontro con la Vergine Maria: dal punto di vista razionale sembra assurdo, ma secondo una logica simbolica è assai coerente: il Serpente è associato archetipicamente alla Madre perchè è colui che trasmette la genìa, la stirpe, che, come abbiamo detto, fa da tramite tra il Cielo (senza Tempo), e la Terra (esistenza temporale), così come la Madre è il veicolo per la comparsa del Figlio. Secondo Malanga e i suoi sostenitori, il Serpente è Madre perchè è l’alieno che ha donato parte del suo codice genetico, del DNA, al fine di creare una razza di umani più “simile” agli alieni. Affinchè, ancora, questi stessi alieni possano essere più compatibili con l’uomo e assorbire o sfruttare la sua “anima”. Ma questo è un altro discorso***.

Il punto importante è l’associazione, ancora una volta, tra Serpente, DNA, conoscenza, esperienza e passaggio tra ultraterreno e terreno.

enki sumero

Il dio-serpente sumero Enki

Nella tradizione Sumera il dio-serpente è Enki, e ci sono numerose analogie con la Bibbia, ovvero i racconti sumeri della Genesi, del Diluvio e di altri eventi si ritrovano molto simili nei testi biblici. Anche in questo caso l’immagine di Enki è un serpente con una doppia ellisse, ed egli era il dio della conoscenza, della civilizzazione, dell’acqua, che in due corsi (Tigri e Eufrate) fuoriusciva dalla sua schiena, e rappresentava anche la fertilità, lo hieros gamos, ovvero il matrimonio sacro e nascosto, l’unione dei gameti. Interessante notare che ad Enki sono associati altri due animali: la Capra (che ricorre nella raffigurazione di Satana nel cattolicesimo) e il Pesce (che fa parte della raffigurazione del Cristo).

Fin qui abbiamo ripercorso alcuni (non certo tutti!) i riferimenti relativi alla figura del serpente in varie culture. La domanda che resta aperta è anche la più importante: la figura archetipica del serpente e altre figure dell’immaginario umano quale ruolo davvero hanno per l’Uomo?
Si tratta di archetipi che ci dicono qual è la nostra intima natura?
Si tratta di figure che appartengono a mondi paralleli? Si tratta di alieni o esseri esistenti ad altri livelli di realtà?

Quale che sia la risposta, credo sia importante che siamo ben consapevoli del ruolo che questi elementi archetipici svolgono nel nostro immaginario collettivo. Il 2013, secondo il calendario cinese, è l’anno del Serpente.

Buon 2013 a tutti…

 

NOTE 

* Il Dragone è un serpente con zampe e ali, cioè un serpente “realizzato”, per questo simbolo di saggezza ed eternità. Nel Qi Gong taoista il dragone corrisponde al legno, cioè alla piantina giovane che cresce verso l’alto, che progetta la sua realizzazione. E’ il simbolo del cambiamento verso la realizzazione. Il fuoco del Dragone corrisponde al fuoco dei Reni, il Triplice Riscaldatore, che trasporta verso l’alto il fuoco della Yuan Qi perchè purifichi i midolli e raggiunga l’apice dell’Uomo verso il Cielo, cioè le Cento Riunioni.

**In particolare i meridiani tendino-muscolari o muscolo dei meridiani, che arrivano attraverso il meridiano di Vescica al Du Mai, portano l’acquisito/esterno verso l’innato/interno

*** Secondo le teorie di Malanga, l’interesse degli alieni è quello di ottenere l’immortalità riuscendo a sfruttare in vario modo le anime – immortali – degli umani. L’idea di alieni o spiriti o fantasmi interessati a rubare la vita o l’anima dell’uomo ricorre in diverse tradizioni, tra cui anche nella filosofia medica cinese. Personalmente, credo che sia importante non associare una idea di Bene o Male, Positivo o Negativo, rispetto a questi eventi. Abbiamo visto che in alcune tradizioni il serpente è considerato il Male, in altri un Maestro illuminato che istruisce l’uomo, oppure ancora un alieno interessato ad ottenere l’anima dell’uomo. Quale che sia “la verità”, eviterei di prendere un partito e esaltare l’aspetto positivo o negativo di queste figure archetipiche. In una prospettiva taoista, se vogliamo, Bene e Male sono costruzioni umane: la realtà è come deve essere, tutto qui.

 

Alcune Fonti

– http://it.wikipedia.org/wiki/Caduceo
– http://it.wikipedia.org/wiki/Serpente
– G. Hancock  – “Sciamani” – TEA Edizioni, Milano 2009
–  A. De Souzenelle – “La lettera, strada di vita”, Edizioni Servitium 2011
– http://www.timeofgods.it/blog/2011/02/caduceo/
– http://www.corradomalanga.vacau.com
– http://jadepurityfoundation.org

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