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La Primavera Della Scienza

Archivio Categoria: OFF TOPIC

COMMENTO A: 5 buone ragioni per non votare Grillo

Pubblicato su 24 Febbraio 2013 di Claudio Cardone

Nella categoria “Le parole che non ti ho detto” ci finiscono tutti i miei commenti o interventi che la gente non pubblica perchè evidentemente gli sto sul cazzo. Eppure sono tanto una personcina a modo. Mah

Il primo post in questa categoria spetta a (rullo di tamburi) : Quit The Doner

Complimenti!

Commento un suo articolo su Grillo e non lo pubblica, pare che sono stato troppo poco rozzo per rientrare fra i suoi commentatori.

 

Ho letto il tuo pezzo ed è la prima volta che leggo qualcosa di tuo. L’idea che mi sono fatto è che sei evidentemente una persona intelligente, mi piace il modo in cui scrivi. Nutro anch’io molti dubbi sul M5S ma sarebbe meglio dire su Grillo. Sono gli stessi dubbi che, con toni un po’ accesi e secondo me in diversi casi esagerati, hai descritto tu.

Dico “esagerati” perchè secondo me hai ragione a riscontrare certe incongruenze, ma spesso mi sembra più che tu cerchi di portarle “alla massima potenza” per impaurire il lettore, come nel caso dei paragoni al fascismo o nell’idea che “il lettore non sa niente di storia” se crede a M5S.

Un esempio di questa tua “foga” è il fatto di descrivere i grillini come un gruppo compatto che risponde in maniera stereotipata, cioè ignorando totalmente un fatto, e cioè che per quanto ti possa star antipatico Grillo o Casaleggio, essi hanno dato vita – loro malgrado, diciamo – a un “movimento” di persone, cioè un insieme eterogeneo di gente, riunita in gruppi locali, che spesso la pensano diversamente fra loro. Tu, questa diversità e vivacità non dico che non la cogli – perchè sei intelligente – dico che non la vuoi cogliere. Perchè – giustamente – odi gli atteggiamenti demagogici e volendo trovare “il male”, lo trovi.

Per quanto Grillo abbia degli atteggiamenti dispotici, essi si sono verificati in un crescendo, soprattutto negli ultimi periodi (io seguo – a sprazzi – dal 2006, non so tu). Nonostante questo, dico, ha spesso incitato i suoi “seguaci” ad informarsi, a cercare soluzioni e proporle (anche se spesso magari non le ha ascoltate). Ovvero ha spronato alla differenziazione e alla ricerca individuale. E questo un leader totalitario non lo fa. Questa ricchezza che il movimento oggi ha e che tu non riconosci è l’unico patrimonio – certo, in mano ad accentratori – che non ha alcuna formazione politica nazionale.

I miei 2 cent li ho scritti anche qui: http://www.laprimaveradellascienza.it/la-massa-non-e-una-persona/
e qui: http://www.fanpage.it/scemo-chi-e-legge-e-un-appello-ai-5-stelle/

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Pubblicato in LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO, OFF TOPIC | 9 Commenti |

La massa NON è una persona

Pubblicato su 20 Febbraio 2013 di Claudio Cardone

folla

Stavo leggendo un post (facebook) di un mio amico che si scaglia contro i pregiudizi riguardo alle coppie gay. Al di là dell’argomento, quello che mi viene da pensare è come certe posizioni di intransigenza, proprie di alcune persone, vengano fuori più facilmente a seconda della comunicazione di massa. Ossia, nel caso specifico, se non ci fosse una amplificazione mediatica di certi atteggiamenti intransigenti verso i gay, chissà forse la fetta di popolazione che reagisce in maniera ottusa all’argomento sarebbe inferiore.

Stessa cosa pensavo riguardo a certi atteggiamenti di chi segue personalità forti, identificandosi nel messaggio che esse lanciano. Penso a due casi per certi versi molto differenti, ma accomunati dal fatto che hanno riunito sotto di sè un movimento, una “tribù” (per dirla con Seth Godin) di seguaci che dimostrano un certo spirito critico, cioè che non si limitano a seguire il guru. Mi riferisco a Grillo (che ha un seguito decisamente folto) e Bagnai (che ne ha molti di meno, ma decisamente agguerriti.. E io in certa misura mi annovero fra questi).

Entrambi, chi più chi meno, hanno generato “troll“, cioè persone che diffondono le idee del leader in modo “più realista del re”, spesso senza accettare critiche, senza essere disposti al confronto e senza vedere gli eventuali limiti del proprio leader (che è umano e, vivaddio, può sbagliare). Penso, ad esempio, ad alcune risposte verbalmente violente ricevute da Le Scienze a seguito di una loro iniziativa che chiedeva la partecipazione del Movimento 5 Stelle. Se accade questo all’interno di comunità che – in modo più o meno marcato – vengono stimolate al pensiero critico*, possiamo anche immaginare come le frange intransigenti possano crescere, rinforzarsi e trasformarsi in presenza di condizioni che, all’opposto, stimolano ad una maggiore uniformità, come accade nelle derive totalitarie.

Personalmente (e per formazione) ne faccio un vincolo biologico, prima che sociale: per avere “vita” e quindi anche vitalità, crescita e riproduzione, uno dei requisiti fondamentali è la variabilità. Così, anche in una “tribù” o in qualunque aggregato sociale, l’uniformità di idee, comportamenti e abilità porta invariabilmente a fenomeni degenerativi o (auto)distruttivi.

In sostanza, a prescindere dalla variabilità, quando si forma una massa di persone essa non risponde più come un singolo individuo, ma forse risponde secondo una qualche “distribuzione”, prevedibile o meno. Non è solo la società a mostrare questo tipo di apparente contraddizione. Prendiamo un esempio (molto banale) sul calcolo delle probabilità: lanciando una moneta abbiamo il 50% di possibilità che esca Testa (T) e il 50% Croce (C). Ma se prendiamo una serie di 5 lanci, avremo che un risultato “T T T T T” o “C C C C C” sarà abbastanza improbabile rispetto ad una distribuzione più variata di Teste e Croci (N.B. parlo di combinazioni e non di disposizioni). Ora immaginiamo di aver tirato 4 volte testa (TTTT): la quinta volta la probabilità di avere di nuovo T dovrebbe essere sempre del 50% (e lo è) eppure dentro di noi pensiamo che, nel complesso, sarebbe l’ora che uscisse C, e quindi potremmo essere tentati di puntare su quello.

Ecco, ognuno di noi è una “Testa”, e potrebbe sempre far uscire la “sua” Testa. Tuttavia all’interno di un gruppo, siccome le leggi della probabilità non sono insite in noi, cominciamo a pensare che forse farebbe meglio a far uscire “Croce”. Diciamo che ognuno di noi, preso individualmente, ha un 50% di possibilità di comportarsi in un modo oppure in un altro; poi, quando questa stessa persona è in un gruppo, la massa “altera” l’espressione della sua individualità e la probabilità dei suoi comportamenti. Allo stesso modo, egli “cede” parte della sua individualità alla massa in cui si riconosce.

Più i messaggi del leader sono forti, duri, violenti verbalmente, più è facile che le frange estreme trovino alimento in questo, e siano più “rappresentate” nella distribuzione “delle Teste”. In parte l’estremismo del leader è funzionale alla sua posizione: a nessuno interesserebbe un leader “moscio”, senza forti accenti o – persino – senza contraddizioni. Le contraddizioni e i toni forti fanno parte della “narrazione” del personaggio, e questo non va sottovalutato, anzi.

Come ho detto in altre occasioni, uno dei libri più intelligenti che mi è capitato di sfogliare riguardo alla politica – e non solo –  è “La guerra civile fredda” di Luttazzi, nel quale viene ben illustrato (facendo riferimento a studi americani) che uno dei punti fondamentali della riuscita politica e sociale di un leader è la narrazione, ovvero la forza (emotiva) del filone narrativo di cui egli dovrebbe essere il protagonista. Questo è fondamentale da tener presente: la maggior parte delle scelte che facciamo è inconsapevole e, anche e soprattutto quando si parla di gruppi sociali guidati da uno (o più) leader, non sono tanto i contenuti che contano, quanto la narrazione degli stessi, il contorno, il colore e l’emozione che ci comunicano.

matrixL’idea del racconto e della narrazione è “dentro” le nostre vite molto più di quanto quotidianamente vorremmo ammettere. Ci sono correnti filosofiche, terapeutiche e spirituali antiche e recenti che descrivono la realtà come un racconto, come un sogno in cui noi siamo i protagonisti, in cui svolgiamo il ruolo di attori. L’idea è che ognuno di noi vive un suo personale “mito”, che è la sua vita. Questo è anche un modo di vedere il motivo per cui ci capitano “sempre le stesse cose” o facciamo “sempre gli stessi errori”. In qualche modo, contribuiamo quotidianamente a rendere vero e coerente il nostro mito personale.

Qualunque sia il nostro modo di vedere la vita io credo che sia importante che almeno ci rendiamo conto di una cosa, e cioè di quanto peso hanno le narrazioni, e nello specifico la propaganda, nelle nostre vite. Tutti noi sviluppiamo delle credenze, che dovrebbero poter essere anche modificate: quanto di queste credenze deriva da una nostra scelta consapevole e quanto dalla propaganda che si è insinuata nel nostro incosciente?

Ad esempio, mentre stiamo affrontando un dialogo con qualcuno con posizioni diverse dalle nostre, ci capita di riflettere sulle argomentazioni che ci vengono proposte o pensiamo soprattutto a cosa potrebbe distruggerle? Il secondo caso è un “sintomo” dell’essere affetti da propaganda, perchè la difesa preventiva è collegata alla paura di perdere le proprie convinzioni, che probabilmente non sono davvero “nostre”. Se abbiamo una credenza o convinzione consapevole, non avremo alcun problema ad accogliere nuove idee ed esaminarle. Perchè la convinzione consapevole è qualcosa di cui siamo padroni, e possiamo cambiarla quando vogliamo, se ci sono i requisiti per farlo.

Abbiamo avuto il crollo delle ideologie politiche di massa; le religioni positive e in particolare quella cattolica sono in difficoltà; le fondamenta epistemologiche della scienza sono state messe in discussione dalla fisica quantistica e dalla filosofia; la medicina deve fare i conti con lo studio del placebo e delle credenze individuali.

Progressivamente, siamo di fronte al fatto che i dogmi crollano, ma nonostante questo spesso ci affanniamo nel tentativo di costruirne – o seguirne – degli altri.

 

*So benissimo che Grillo ha spesso un atteggiamento tutt’altro che democratico e appare decisamente accentratore. Tuttavia non si può negare che abbia stimolato spesso il suo seguito a impegnarsi in prima persona, a leggere e approfondire certi temi, a informarsi. In questa circostanza l’ho accomunato a Bagnai non per paragonarli, quanto per sottolineare certe dinamiche legate alle masse, o meglio alle “tribù”, dinamiche che si presentano simili anche in contesti e con personaggi diversi fra loro. Parlo di questi due esempi ma ho ben presente che in altri contesti ci sono moooolti più troll, tuttavia stiamo parlando di “leader” che neanche a parole incitano i loro seguaci a formarsi una propria idea.

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Pubblicato in ECONOMIA E POLITICA, OFF TOPIC, OPINIONI | 1 Commento |

Crisi, Ipocrisia, Ipercrisia

Pubblicato su 16 Febbraio 2013 di Claudio Cardone
maschera

Immagine di: fla via

Preambolo: in questo periodo mi capita spesso di avere discussioni accese e puntigliose con le persone, con il che sto sur cazzo a un po’ di gente. Ovviamente il puntiglioso sono io. E a proposito di precisazioni sì, credo che la parola ipercrisia non esista, ma mi piace e credo che c’azzecchi.

La parola “crisi” deriva dal greco krínein, che significa distinguere, discenere, giudicare. Quindi potremmo dire che un momento di crisi è anche un momento di valutazione, in cui possiamo fermarci un attimo, cioè la crisi impone una riflessione, una analisi, al fine di fare una valutazione e prendere una decisione.

Questo significa che dovremo usare uno “spirito critico”, cioè una attitudine volta a confrontare, con mentalità aperta e senza pregiudizi, tutte le possibilità che ci si presentano in un dato momento, per poter fare una scelta consapevole.

Ecco perchè in un momento di crisi non c’è atteggiamento più controproducente della ipo-crisia, quasi a dire la “sottovalutazione” della crisi, un atteggiamento che va proprio in senso opposto a ciò che la crisi chiede. La crisi richiede verità, schiettezza, l’essere come si è veramente. Di fronte alla crisi non possiamo che denudarci delle nostre maschere e venir fuori per quello che siamo.

Invece l’ipocrisia è un’atteggiamento di falsità, di mascheramento, che come attori, ypokritès, ci fa presentare all’esterno un personaggio diverso da noi, adattato alle circostanze. L’ ipo-crisia è la mancanza o meglio la riduzione dello spirito critico, è l’uso di generalizzazioni, l’approccio di superficie a cui non interessa approfondire e sviscerare le cose, è il giudizio approssimativo.

In un momento di crisi porta ad agire senza pensare a sufficienza, a prendere decisioni affrettate e poco consapevoli, e questo ostacola la risoluzione della crisi. Non solo, ma con poco spirito critico ci si ritrova a fare tutti la stessa cosa, a essere facilmente influenzabili o soggiogabili, manipolabili da chi, dalla nostra crisi, può volerci guadagnare.

due facce della stessa medaglia

Immagine di: Gest0ert

Questa ipo-crisia è un atteggiamento che mi sembra spesso di incontrare nelle discussioni che faccio con altri – soprattutto per iscritto – in questo periodo di crisi. E sicuramente mi scontro molto in queste situazioni perchè io invece ricado almeno un po’ nel campo opposto, cioè nella iper-crisia.

Purtroppo in un periodo di crisi neanche questo atteggiamento è utile, non serve nè essere ipocritici, nè ipercritici, ma banalmente e semplicemente critici, trovare cioè l’equilibrio giusto.

L‘iper-crisia potremmo  intenderla come quella attitudine volta ad approfondire troppo ogni singolo elemento di una questione, la puntigliosità. E’ L’approfondimento eccessivo che da un lato fa perdere la visione d’insieme, dall’altro rende impreparati all’azione, perchè si ha sempre l’impressione che “manchi un dettaglio” prima di poter agire.

D’altra parte, l’ipercrisia è anche una forza che separa, che divide le cose in virtù dell’analisi, e quindi che divide anche le persone. L’atteggiamento di ipercrisia porta la diffidenza, la discordia e l’eccesso di giudizio all’interno del gruppo, quindi rende difficile superare la crisi perchè si finisce per essere isolati gli uni dagli altri.

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Pubblicato in ECONOMIA E POLITICA, OFF TOPIC, SIMBOLISMO | 4 Commenti |

Anche se tante cose un senso non ce l’ha

Pubblicato su 20 Dicembre 2012 di Claudio Cardone

Gad Lerner (ad una ragazza ospite della trasmissione): C’è una proposta precisa che avete fatto, quella di mettere numeri identificativi ai caschi dei poliziotti che intervengono nelle manifestazioni?
[…]
Tabacci: L’uso dei numeri identificativi per i caschi dei poliziotti è condivisibile a patto che anche i manifestanti vadano a volto scoperto

Vi faccio una domanda: dov’è l’errore logico in questo breve stralcio di dibattito?

Prendo questo esempio per parlare di una cosa che mi sta particolarmente a cuore: i tranelli del dialogo, ovvero quando sembra di fare un discorso coerente ma in realtà si commettono degli errori logici, o meglio fallacie logiche.

Prendo come esempio Tabacci perché, diciamocelo, è come sparare sulla Croce Rossa.. visti i suoi risultati alle primarie ho buone possibilità che nessun suo sostenitore legga mai questo post!

Dunque, qui si sta parlando di un tema particolarmente caldo, cioè il comportamento delle forze dell’ordine a “difesa” delle istituzioni durante le manifestazioni. A prescindere dalle opinioni che ognuno di noi ha in merito, in qualunque dibattito è molto importante evitare di farsi trascinare in errori di logica, perché si finisce per fare discussioni inutili e fuorvianti. In questo caso, Tabacci “collega” due aspetti logicamente non conseguenti, ovvero il numero identificativo sui caschi e il volto scoperto dei manifestanti.

L’uso di “a patto che” presuppone che questi due concetti siano interdipendenti, cioè se si verifica il primo c’è un accordo per cui dovrebbe verificarsi anche il secondo, e viceversa.

Ora, da un punto di vista logico, quello che si dà per scontato non lo è. Infatti, chiediamoci: perché si dovrebbe voler dare un codice ai poliziotti?

– Per riconoscere chi si comporta in maniera poco professionale, ovvero per tutelare i cittadini che manifestano
– Per tutelare la professionalità e l’onore di chi si comporta in maniera corretta

Se siamo d’accordo su questo, vediamo che questo concetto non dipende in alcun modo da come sono vestiti o quanto sono coperti i manifestanti. Per assurdo, i manifestanti potrebbero scendere in piazza armati, e nonostante questo non ci sarebbe alcun motivo logico razionale per cui non chiedere un numero identificativo per i poliziotti. Segnalo che non sto “prendendo le parti” di nessuno dei due schieramenti, fino ad ora, sto solo sottolineando l’illogicità della frase che accomuna forze dell’ordine e civili.

dialogo

Bene, qualcuno mi potrà dire che tutto sommato “si tratta solo di una frase” in un dibattito. Cosa importa?

E’ importante, invece, perché errori logici come questo, passati inosservati, inducono spesso risposte altrettanto irrazionali, cioè il dialogo va alla deriva e perde di significato. Ad esempio, se uno non si accorge che la frase di Tabacci è illogica, potrebbe essere tentato di rispondergli qualcosa del tipo: “ma i manifestanti si mettono i caschi per difendersi dai colpi delle forze dell’ordine”. E da qui il dibattito potrebbe deviare verso “chi” deve adottare per primo misure di controllo e restrizione, se prima i poliziotti o prima i civili. In pratica, si alimenta un tema basato sul nulla, visto che le due cose non sono logicamente collegate.

Badiamo bene che questo accade molto, molto frequentemente! E ci porta a discutere di cose prive di fondamento, tanto nelle trasmissioni televisive quanto con gli amici al bar.

Ora, non voglio dire che non bisogna commettere errori: non c’è solo la logica nel dialogo, ci sono le emozioni, i gesti.. non siamo degli automi ! Tuttavia dovremmo farci attenzione, perché, se dobbiamo fidarci di qualcuno e di quello che dice, sapremo almeno che, se dice o scrive cose illogiche, va visto con sospetto. Personalmente, sono solito ripetere che di fronte ad una fallacia logica i casi sono tre:

– Un errore in buona fede: se lo fai notare, la persona si corregge (il caso migliore). Capita a tutti qualche volta, ma se è sistematico…

– Ignoranza: non sa argomentare le sue idee, gli sembra di fare un discorso sensato ma non lo è

– Malafede: mente sapendo di mentire, ovvero “manipola” il dialogo

Tutti abbiamo una capacità istintiva di cogliere le menzogne, anche se credo sia una abilità che esercitiamo poco, attualmente. E’ una capacità emotiva, istintuale appunto, e se questa manca, l’unico baluardo che ci difende contro falsi ragionamenti è la razionalità.

Per questo vorrei invitare tutti a dare una lettura almeno ad alcune delle fallacie logiche più diffuse: c’è online un documento molto ben fatto, semplice, con esempi chiari e spesso divertenti, che si trova qui: http://www.luogocomune.net/site/modules/sections/index.php?artid=28&op=viewarticle

E’ una lettura che purtroppo richiede ben 10 minuti, ma li merita tutti.

logica aristotelica

Infine, visto che parlando di fallacie ho sfiorato l’argomento delle manifestazioni in piazza, vorrei segnalare:

– http://temi.repubblica.it/micromega-online/riconoscibilita-agenti-cosi-nel-resto-deuropa/ : cosa accade negli altri Paesi europei per l’identificabilità delle Forze dell’Ordine

– http://ccaa.elpais.com/ccaa/2012/12/06/catalunya/1354828017_918574.html : In Spagna, ripetute menzogne da parte di un ministro sull’uso di proiettili di gomma da parte della Polizia, in seguito ad un incidente in strada nel quale una donna ha perso un occhio.

– http://ccaa.elpais.com/ccaa/2012/12/13/catalunya/1355397613_928773.html : Per la stessa vicenda, viene licenziato un Commissario dei Nuclei Operativi, ma non viene avviato nessun provvedimento disciplinare nei suoi confronti, e già si dice che probabilmente gli verranno affidati altri incarichi.

 

Claudio

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La Primavera della Scienza – cos’era

Pubblicato su 17 Ottobre 2012 di Claudio Cardone

La Primavera della Scienza è stato un progetto di comunicazione con l’obiettivo la diffusione della cultura scientifica e tecnologica attraverso l’organizzazione di
iniziative, eventi, attività.

L’intento è far convergere l’attenzione dell’opinione pubblica e in particolare del mondo della scuola
sul ruolo della scienza e della tecnologia nella vita quotidiana sviluppando confronti mirati
attraverso il sito web dedicato e favorendo la diffusione di nuovi metodi pedagogici nella didattica
delle scienze.

Il Progetto promuove anche programmi in ambito internazionale. Per valorizzare il
patrimonio storico-scientifico del nostro Paese e condividere con altri soggetti progetti di ricerca,
attività di formazione e diffusione della cultura scientifica, il Progetto predispone scambi culturali e
momenti di formazione con importanti istituzioni e organizzazioni internazionali.
La Primavera della Scienza comprende numerose iniziative come la manifestazione Scienza
under 18, la mostra Animali del Mondo, il progetto GNAM, Scienza in Fiore e la partecipazione a
Ecsite per la collaborazione tra musei tecnico-scientifici e science centre di tutto il mondo.
Anche quest’anno un momento importante nel calendario delle iniziative proposte dal Progetto é
rappresentato dalla XVII Settimana della Cultura Scientifica, promossa dal Ministero
dell’Università e della Ricerca.

Il programma delle attività è consultabile sul sito www.laprimaveradellascienza.it.
Il Progetto rientra negli accordi di programma promossi dal Ministero dell’Università e della Ricerca
per la diffusione della cultura scientifica e tecnologica.

Promosso da: Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci in
collaborazione con Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia.

Partner: Città della Scienza – Napoli, Istituto e Museo di Storia della Scienza – Firenze, Museo
Tridentino di Scienze Naturali – Trento, Science Centre Immaginario Scientifico – Trieste, Sistema
Museale Università degli Studi – Pavia.

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