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La Primavera Della Scienza

Archivio Categoria: PROPAGANDA

Siria, USA, Russia : a volte non importa essere informati

Pubblicato su 4 Ottobre 2016 di Claudio Cardone
Rainews, servizio sulla fine della tregua usa-russia in siria:
 
– Titolo: La pazienza è finita (sottinteso che la pazienza è la virtù degli americani)
– servizio: inizia con un paio di bambini morti per colpa delle bombe di assad e dei russi
– poi un americano dice che i russi non hanno fatto progressi anche se (gli usa) li hanno lasciati fare, e ora la pazienza è finita (cfr titolo del servizio)
– poi un russo dice che la tregua salta perchè gli americani hanno violato gli accordi (quali? come? è vero? non importa, non è dato saperlo)
– poi putin fa saltare l’accordo sul plutonio, che ci riporta ai tempi della guerra fredda
– infine faccione di gentiloni che dice che i russi devono darsi una regolata
 
Ora: io sono poco informato sulla questione siriana nel complesso, dal passato fino ad oggi. E sono dell’idea che su questa questione, come su tutto, per esprimere una opinione sensata uno debba informarsi MA il punto è: si può credere ad una informazione così?
 
Non è necessario essere superinformati per rifiutare dei raccontini visibilmente manipolati, illogici, strumentali e vigliacchi. E’ doveroso sputare in faccia a questo tipo di disinformazione, intrinsecamente violenta perchè capace di usare di tutto, in primo luogo i bambini morti, per far sì che il destinatario abbia una ben precisa opinione su quello che sta accadendo.
 
A cosa serve la notizia in sè? La notizia è solo una: c’è una guerra, noi stiamo dalla parte degli USA, qualunque sia “la verità”. Punto.
Questo esempio, come in milioni di altri, punta il dito sul fatto che molto prima del fact-checking viene la parola, la COERENZA INTERNA di un discorso, gli strumenti della retorica e della logica.

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I termini del dibattito: l’ESTEROFILISMO

Pubblicato su 9 Settembre 2016 di Claudio Cardone
Altro esempio di come il restringimento dei termini del dibattito renda gli interlocutori viziati -> Fassina risponde a Varoufakis che inquadra ideologicamente come nazionalismo le proposte di uscita da UE
 
La scelta di etichettare con un -ismo la difesa di un interesse nazionale avviene in un contesto in cui dall’altra parte non si riconosce alcun “esterofilismo”. Questo riduce lo spazio del dibattito a una semiretta: da un lato il limite inferiore, quello del nazionalismo, è fissato arbitrariamente ad un livello scelto a seconda dell’umore politico. Dall’altro non è definito alcun limite superiore, come dimostra il fatto che non esiste neanche una etichetta dialettica per rappresentarlo
 
In altri termini, questa è una variante di quello che spiega egregiamente ilpedante.org qui a proposito dei moderati, ossia il controllo implicito delle opinioni in tre step:
1- si esalta il valore della moderazione (stigmatizzando al contempo l’estremismo.. anche qui c’è la semiretta)
2- si definiscono i termini del dibattito, per cui basta individuare come “estreme” delle posizioni non gradite
3- il “moderato” parcheggia placidamente la sua opinione nel medio di quegli estremi
 
Il manico del coltello, quindi, è dalla parte di chi stabilisce i termini del dibattito, e questo in parte è ottenuto anche con la scelta delle parole che si usano e che non si usano, quelle che “esistono” e quelle che è meglio non coniare.
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IMHO

Pubblicato su 8 Luglio 2015 di Claudio Cardone

By the way, mettetevi a studiare inglese. So what?

Brr.*

Quelli che ancora sperano in “un’altra Europa”, “gli Stati Uniti d’Europa” e menate simili, se lo volessero davvero (nonostante la dura realtà si pulisca le terga ormai quotidianamente con il sogno europeo) per coerenza dovrebbero fare gli alfieri della lingua inglese urbi et orbi finchè non diventi LA lingua europea. Questo perchè il primo motivo per cui questi sogni sono squallide e vergognose propagande FORSE non ha bisogno di approfonditi studi economici, basta un po’ di buon senso.

Un popolo, una lingua (come ricordavo a Piga). E che si fa se non c’è un’unica lingua ma si vuole fare una nazione? Semplice, di solito si fa scorrere il sangue finchè tutti parlano la stessa lingua. Ma non è un po’ fuori moda?

Oh, a proposito: che il barbaro è quello che non parla la tua lingua lo dicevano i greci, no?

 

P.S. ho finito di scrivere (riscrivere) stè due righe poco fa, però lo dice molto meglio Bagnai qua al minuto 8 circa

 

 

 

* Non so voi ma a me stanno istintivamente sui cosiddetti quelli che mischiano italiano e inglese solo perchè secondo loro fa figo. A me sembra molto da pezzenti, primo perchè sembrano disprezzare la propria lingua madre, se hanno bisogno di locuzioni straniere per esprimersi: è il manifesto di un complesso di inferiorità. Secondo perchè fa capire che hanno imparato una sola seconda lingua, l’inglese. Gli amici più anglofoni che ho (ma anglofoni sul serio, non per fare i fighi), quando gli scappa l’inglese (perchè capita) si sentono pure in imbarazzo.

 

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Come Prevedere i Risultati del Referendum?

Pubblicato su 4 Luglio 2015 di Claudio Cardone

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Chi mi conosce sa come la penso sulla questione della Grecia, su Tsipras e sul referendum, ma vorrei lasciare da parte tutta la querelle di politica economica. Mi interessa che resti scritta qui una breve riflessione sull’uso dello strumento referendario nelle ultime consultazioni: Scozia e Grecia.

In entrambi i casi, vediamo come i due fronti del Sì e del No si avvicinano pericolosamente, e tutto si decide nelle ultime ore. Vi ricordate cos’è successo nel referendum scozzese?

Secondo me questo ci dice abbastanza sul fatto che il referendum possa essere sempre più uno strumento di legittimazione della propaganda, se si verificano alcune premesse:

  • Impreparazione: poco tempo a disposizione perchè l’opinione pubblica possa formarsi un’idea. Ricordiamo che quanto meno tempo lasciamo a una persona per decidere, tanto meno sarà rilevante il ruolo della razionalità nella sua risposta. L’esempio lampante è il referendum greco di questi giorni
  • Parità di argomentazioni: le tesi contrapposte vengono presentate con toni simili e argomentazioni simili. Questo accade regolarmente anche nei dibattiti televisivi, dove il giornalista medio, prono nel suo ruolo di ammortizzatore (più che moderatore) del dibattito, evita di stigmatizzare le argomentazioni capziose, le fallacie e le menzogne dette dagli ospiti. In questo modo tutte le argomentazioni vengono messe sullo stesso piano e non consentono al pubblico di formare opinioni fondate.
  • Rimozione del nucleo: il tema fondamentale che è alla base della consultazione viene rimosso, così che le posizioni contrapposte perdono di forza e diventa molto facile anche passare da una opinione all’altra. Per esempio, in Scozia e in Grecia è evidente che la partita si gioca sulla questione dell’euro e della stabilità dell’unione economica europea, ma le fazioni contrapposte si presentano entrambe come pro-euro, ossia viene rimosso il quesito fondante, lasciando al suo posto argomenti relativamente marginali.
  • Esaltazione emozionale: il quesito viene presentato con una forte carica emotiva attraverso i media, al duplice scopo di silenziare le argomentazioni razionali ed ottenere un’ampia partecipazione che consenta di dare una investitura ancor più “democratica” alla consultazione.

Ho l’impressione che grazie a meccanismi di questo tipo sia possibile ottenere che la due fazioni contrapposte nella consultazione referendaria si avvicinino al punto medio del 50%, come è successo in Scozia e ora sta accadendo in Grecia.* Da lì, vince la propaganda migliore, potendo attingere ad un bacino di indecisi capaci di far pendere l’ago della bilancia negli ultimi giorni, di conseguenza tutta la comunicazione viene rivolta ad essi, un pubblico più ristretto e profilato.

In ultimo, diamo un’occhiata allo storico dei referendum italiani: per trovare delle consultazioni con esito vicino al punto medio (50%) dobbiamo risalire al 1995, dove c’erano ben 12 quesiti referendari. Ovviamente questo non dimostra nulla, ma è un spunto in più.

 

ADDENDUM 19/6/2016: Quando si è vicini al 50%, la propaganda migliore vince.. Ma la propaganda vince facendo leva su tutto ciò che è irrazionale, e quindi in primo luogo le emozioni. Questo fa parte del contesto della “esaltazione emozionale”, punto 4. Lo vediamo in questi giorni con il capovolgimento dei sondaggi a proposito del brexit dopo il brutale omicidio della esponente del fronte anti-brexit Jo Cox.

 

Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione (K. Popper)

*POST SCRIPTUM: Le cose alla fine non sono andate così, ossia nel caso del referendum greco la conclusione è stata molto più netta di quello che avevano proiettato i sondaggi. Quindi innanzitutto c’è da dire: mi sono sbagliato.
Fatta questa dovuta premessa, il discorso di fondo, legato alle dinamiche della presentazione (mediatica e tattica) del quesito referendario resta assolutamente valido per quanto mi riguarda. La tecnica del “divide (al 50%) et impera” è del tutto utile e coerente in un sistema che necessita di controllare fino all’ultimo le espressioni più “pericolosamente” democratiche.

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Due Righe da Leggere prima di Qualunque Discussione..

Pubblicato su 8 Maggio 2015 di Claudio Cardone

Ripubblico due piccoli estratti del libro di Vladimiro Giacchè “La fabbrica del falso”. Sarebbe utile farci un poster ed appenderseli in soggiorno.

Il primo estratto è sulla logica, e come questa venga silenziata o stravolta dalla comunicazione di massa:

la logica

Sottolineo i due punti importanti del discorso:

  1. Perdita delle priorità. Non è trascurabile, le priorità sono quelle che ci consentono di scappare da un’auto che ci sta investendo invece di sbraitare contro la cattiva guida dell’automobilista. Quando si perde la cognizione delle priorità, tutte le argomentazioni vengono poste sullo stesso piano, tutti i temi vengono livellati, e come ricordava Totò “a’ livella” è la morte. Si sacrifica sull’altare di un artificioso pluralismo la diversità delle voci, da cui discende che:
    • le argomentazioni hanno tutte lo stesso valore, che si parli di massimi sistemi o di sesso degli angeli (“un’ordalia tra pupi siciliani” suggeriva Bagnai)
    • qualunque persona può dire la sua (e fin qui va bene) e sostenere che abbia un valore a prescindere dal contenuto delle sue affermazioni
  2. La sintassi della comunicazione. Ascoltiamo una qualunque discussione, ascoltiamo noi stessi quando discutiamo con qualcuno, e notiamo come la costruzione delle argomentazioni segue un filo già tracciato, quello dei dibattiti televisivi o del telegiornale, dell’editoriale dell’opinionista, ecc. Le parole volano? Basta leggere le discussioni su Facebook o Twitter, il modo in cui ci si attacca saltando da una argomentazione a un’altra quando non si ottiene soddisfazione, usando magari le stesse parole e le stesse locuzioni sentite in tv. Nessuna argomentazione sembra essere mai digerita e messa da parte, che sia buona o inutile, ma ritorna sempre: le domande e le aggressioni verbali restano sempre le stesse, non si procede, perchè la sintassi appresa dai mezzi di comunicazione di massa è anche un refrain, si ripete uguale indipendentemente da come ad essa si risponde: soggetto, complemento e verbo si susseguono come il famoso (per gli etologi) comportamento dell’oca che riporta l’uovo nella cova, che viene svolto fino alla fine anche se l’uovo viene perso a metà strada.

 

Il successivo estratto riguarda i meccanismi di banalizzazione :

banalizzazione

“Lo scopo della comunicazione non è convincere ma intrattenere”: siamo immersi in una informazione bulimica dove l’unico ruolo svolto dal giornalismo sembra quello di amplificazione indistinta, tanto del segnale quanto del rumore di fondo.

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La MEMORIA Rende Liberi

Pubblicato su 28 Aprile 2015 di Claudio Cardone

memoriaGrazie ai ricordi abbiamo la possibilità di evitare cose che ci hanno danneggiato in passato o di ripetere cose che ci hanno gratificato. Tra l’altro forse impariamo più dai successi che dagli errori.

Forse è per questo che in tanti casi ci ostiniamo a ripetere sempre gli stessi comportamenti disfunzionali. Tuttavia, il solo fatto di ricordarlo ci dà la possibilità di cambiare, perchè è evidente che se non avessimo memoria non solo non sarebbe possibile correggerci, ma neanche capire cosa in passato ha funzionato bene!

Nei giorni in cui certe incongruenze vengono al pettine (“summer is coming”..) possiamo ricordarci di appena pochi mesi fa, e di come si descrivevano queste situazioni, le speranze che sollecitavano in alcuni, la retorica dei buoni propositi.

Ma l’esercizio del “te l’avevo detto”, che magari è anche prematuro, è solitamente inutile: nessuno ha voglia di vedere i propri errori, e io non sono diverso. Però, come una medicina preventiva, invece di correggere il passato magari è utile cercare di non fottersi il futuro. Ad esempio, ricordandosi i nomi di questi qui, che firmano un manifesto per un New Deal europeo. Un’altra BUFALA, questo va detto e scritto chiaramente, perchè come in altri casi non c’è alcun appiglio logico e di buon senso che tenga per promuovere una tale MENZOGNA.

Chi si rende partecipe di questo manifesto RELIGIOSO, fideisticamente estraneo ad anni di dibattito (più – o meno – pubblico) su questi temi, merita di essere ricordato. Soprattutto se e quando cambierà, addolcirà, dimenticherà, sublimerà, ammorbidirà e manipolerà retoricamente ciò che ha sottoscritto in questo appello.

E qualcuno, come sempre, ci crederà, perchè “non esistono fatti” ma solo interpretazioni, e quindi la “violenza dei fatti” dimostra qualcosa solo a seconda delle chiavi interpretative che uno SCEGLIE. Possiamo scegliere la fede, la scienza, l’esperienza empirica, l’istinto.. qual è migliore? Mah. Io direi: quello che ti fa vivere più felice. Siamo felici, ora?

 

Primi firmatari del manifesto New Deal 4 Europe: Michel Aglietta, Michel Albert, Enrique Barón Crespo, Ulrich Beck, Josep Borrell, José Bové, Mauro Ceruti, Don Luigi Ciotti, Daniel Cohn Bendit, Jean-Marie Cavada, Roger Casale, Roberta De Monticelli, Matilde Fernández, Monica Frassoni, Emilio Gabaglio, Sylvie Goulard, Olivier Giscard d’Estaing, Ramón Jáuregui, Ska Keller, Alain Lamassoure, Pascal Lamy, Jo Leinen, Henry Malosse, Norbert Mappes-Niediek, Robert Menasse, Gerhard Mensch, Yves Mény, Claus Offe, Paul Oriol, John Palmer, Romano Prodi, Javier Rojo, Gesine Schwan, Salvatore Settis, Dusan Sidjanski, Barbara Spinelli, Tzvetan Todorov, Alexis Tsipras, Guy Verhofstadt, Carlos Westendorp

Elenco dei sostenitori del manifesto New Deal 4 Europe:

  1. Pippo Civati
  2. Nichi Vendola
  3. Josep Borrell
  4. Claus Offe
  5. Gesine Schwan
  6. Robert Menasse
  7. Renato Soru
  8. Gianni Pittella
  9. Niccolò Rinaldi
  10. Gabriele Zimmer
  11. José Bové
  12. Ulrick Beck
  13. Alexis Tsipras
  14. Guy Verhofstadt
  15. Pierluigi Bersani
  16. Susanna Camusso
  17. Romano Prodi
  18. Antonella Valmorbida
  19. Francesco Gesualdi
  20. Ska Keller
  21. Michel Aglietta
  22. Henry Malosse
  23. Jo Leinen
  24. Marco Revelli
  25. Monica Frassoni
  26. Sandro Gozi
  27. Alessandro Cecchi Paone
  28. Marc Tarabella
  29. Chloé Fabre
  30. Sir Graham Watson
  31. Stefano Rodotà
  32. Martin Schulz
  33. Guy Verhofstadt
  34. Nichi Vendola
  35. Maurizio Gubbiotti
  36. Luigi Angeletti
  37. Raffaele Bonanni
  38. Fausto Durante
  39. Barbara Spinelli
  40. Sandro Gozi
  41. Martin Schulz
  42. Paolo Beni
  43. Roberto Forte
  44. Ascanio Celestini
  45. Bruno Latour
  46. Baltasar Garzón
  47. Flavio Zanonato
  48. Javier Solana

 

List of candidates supporting the ECI New Deal 4 Europe (updates 22/05/2014)

BELGIUM

Pietro DE MATTEIS (European Federalist Party/Stand up for Europe)
Philippe LAMBERTS (Ecolo/European Greens)
Bricmont SASKIA (Ecolo/European Greens)
Bart STAES (Groen Party/European Greens)
Mark TARABELLA (PS/PES) – video
Guy VERHOFSTADT (Open VLS/ALDE)

FRANCE

Sandrine BELIER (Europe ecologie/European Greens)
Pervenche BERES (PS/PES)
José BOVE (Europe ecologie/European Greens)
Maurice BRAUD (PS/PES)
Jean-Marie CAVADA (ALDE)
Damien COURCOUX (Radicalement Citoyen)
Karima DELLI (Europe ecologie/European Greens)
Jean-Paul DENANOT (PS/PES)
Marielle DE SARNEZ (MoDem/ALDE)
Yvette DUCHEMANN (Europe ecologie/European Greens)
Pascal DURAND (Europe ecologie/European Greens)
Benoît FAUCHEUX (Europe ecologie/European Greens)
Sylvie GOULARD (UDI-MoDem/ALDE)
Sylvie GUILLAUME (PS/PES)
Catherine GREZE (Europe ecologie/European Greens)
Clarisse HEUSQUIN (Europe ecologie/European Greens)
Yannick JADOT (Europe ecologie/European Greens)
Eva JOLY (Europe ecologie/European Greens)
Nicole KIIL-NILSEN (Europe ecologie/European Greens)
Alain MALEGARIE (Parti Fédéraliste Européen)
Mohamed MECHMACHE (Europe ecologie/European Greens)
Francoise PASQUIS-DUMONT (Parti Fédéraliste Européen)
Vincent PEILLON (PS/PES)
Michèle RIVASI (Europe ecologie/European Greens)
Emmanuel RODARY (Parti Fédéraliste Européen)
Catherine TRAUTMANN (PS/PES)
François VEILLERETTE (Europe ecologie/European Greens)
Karim ZERIBI (Europe ecologie/European Greens)

GERMANY

Michael CRAMER (Die Grünen/European Greens)
Michael ERHARDT (Die Linke/GUE)
Evelyne GEBHARDT (SPD/PES)
Ska KELLER (Die Grünen/European Greens)
Jo LEINEN (PSD/PES)
Martina MICHELS (Die Linke(GUE)
Terry REINTKE (Die Grünen/European Greens)
Birgit SIPPEL (SPD/PES)
Nick Woischneck (Die Linke/GUE)
Gabi ZIMMER (Die Linke/GUE)

IRELAND

Nessa CHILDERS (Indipendent)

ITALY

Roberto ALBANESE (Green Italia, European Greens)
Olivero ALOTTO (Green Italia/European Greens)
Tiziana ARENA (PD/PES)
Francesco ATTADEMO (M5S)
Brando BENIFEI (PD/PES)
Raffaella BOLINI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Ilaria BONACCORSI (PD/PES)
Manuela BORA (PD/PES)
Renata BRIANO (PD/PES)
Maria Chiara CALANCA (Green Italia/European Greens)
Oreste CALLIANO (Scelta Europea/ALDE)
Ines CALOISI (Scelta Europea/ALDE)
Marika CASSIMATIS (M5S)
Alessandro CECCHI PAONE (Forza Italia/EPP)
Isabella CIRELLI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Annalisa COMUZZI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Silvia COSTA (PD/PES)
Roberto DELLA SETA (Green Italia/European Greens)
Tommaso FATTORI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Francesco FERRANTE (Green Italia/European Greens)
Giovanni FIANDACA (PD/PES)
Domenico FINIGUERRA (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Monica FRASSONI (Green Italia/European Greens)
Marco FURFARO (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Giuseppe GAMBA (Green Italia/European Greens)
Elena GENTILE (PD/PES)
Frederic GEBHARD (Scelta Europea/ALDE)
Francesco GESUALDI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Elena GRANDI (Green Italia/European Greens)
Carlotta GUALCO (PD/PES)
Roberto GUALTIERI (PD/PES)
Cécile KYENGE (PD/PES)
Marina LOMBARDI (PD/PES)
Stefano LUGLI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Lorena LUCATTINI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Curzio MALTESE (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Alessia MOSCA (PD/PES)
Niccolò OLLINO (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Daniela PADOAN (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Argiris PANAGOPOULOS (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Ilaria PAPARELLA (Forza Italia/EPP)
Gianni PITTELLA (PD/PES)
Andrea PRADI (PD/PES)
Niccolò RINALDI (Scelta Europea/ALDE)
Alessandro ROSASCO (Green Italia/European Greens)
Oreste ROSSI (Forza Italia/EPP)
Rudi RUSSO (Scelta Europea/ALDE)
Davide SABBADIN (Green Italia/European Greens)
Stefano SARTI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Elly SCHLEIN (PD/PSE)
Giuliana SGRENA (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Paolo SINIGAGLIA (PD/PES)
Renato SORU (PD/PES)
Barbara SPINELLI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Patrizia TOIA (PD/PES)
Paolo VALENTINI PICCITELLI (Nuovo Centro Destra/EPP)
Daniele VIOTTI (PD/PES)
Luana ZANELLA (Green Italia/European Greens)

SPAIN

Ramon Jauregui (PSOE/PES)
Pedro Sanchez (PSOE)

UNITED KINGDOM

Sir Graham WATSON (LibDem/ALDE)

 

E questo é  il testo della propaganda: (mi sono permesso qualche sottolineatura)

Il rigore di bilancio su cui hanno puntato i governi, pur necessario per affrontare la crisi del debito, anche per l’eccessiva compressione dei tempi di attuazione ha avuto l’effetto di aggravare la spirale depressiva, compromettendo lo stesso obiettivo del risanamento. Occorre pensare in termini nuovi. Accanto al completamento del mercato unico, specie nel comparto fondamentale dei servizi, si deve ormai con urgenza porre mano ad un Piano straordinario che faccia ripartire lo sviluppo. Uno sviluppo sostenibile, fondato sulla realizzazione di infrastrutture europee, sulle nuove tecnologie, sulle nuove fonti di energia, sulla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale, sulla ricerca di punta, sull’istruzione avanzata e sulla formazione professionale.
Un tale Piano deve innanzitutto promuovere l’occupazione con un volume di risorse destinate ad investimenti in beni pubblici europei tale da generare alcuni milioni di posti di lavoro, in particolare in quei Paesi nei quali l’emergenza sociale della disoccupazione di massa ha raggiunto livelli allarmanti, tali da mettere a rischio le stesse democrazie.

Queste risorse finanziarie aggiuntive si possono ottenere mobilitando risorse proprie dell’Unione (quali ad esempio una tassa europea sulle transazioni finanziarie e una tassa sulle emissioni di carbonio), capitali privati (con Project bonds europei) e risorse messe a disposizione dalla Banca Europea per gli Investimenti.

La cooperazione intergovernativa si è rivelata del tutto insufficiente. Il Parlamento europeo si sta muovendo, anche in vista delle elezioni del 2014. Ma per dare una spinta decisiva a un processo troppo lento occorre che si levi finalmente una voce dai cittadini europei.

Di qui l’importanza della proposta, avanzata da un ampio  schieramento di forze, dai movimenti federalisti ed europeisti, dai sindacati e da numerose associazioni della società civile di una Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE), sulla base del Trattato di Lisbona (art. 11) per un Piano europeo straordinario per lo  sviluppo sostenibile e per l’occupazione. Questa proposta merita di essere sostenuta con forza.

L’integrazione europea stato il grande contributo di civiltà che l’Europa ha offerto al mondo, dopo che per sua responsabilità per due volte esso si era lacerato con due sanguinose guerre mondali. Il processo di unione ha assicurato all’Europa la pace per oltre 60 anni e il raggiungimento di un benessere senza precedenti nella storia. Ha costituito un modello per l’intero pianeta.

Ora tutto questo a rischio. I cittadini imputano la responsabilità della crisi all’Europa che è percepita come un ostacolo, come una fonte di disuguaglianza tra i cittadini e tra gli Stati, non più come una speranza per il nostro futuro. Il ritorno del nazionalismo può essere contrastato solo se i cittadini pretenderanno che l’Europa dimostri di saper rispondere ai loro bisogni. E’ dunque venuto il tempo di aprire le vie ad una presenza attiva dei cittadini europei nel mondo di oggi e di domani.

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6 “Trucchi” per Convincere Qualcuno

Pubblicato su 7 Aprile 2015 di Claudio Cardone

Il libro di Cialdini: “Influence: The Psychology of Persuasion” mi era stato consigliato parecchio tempo fa, ma non l’ho mai letto. Nel frattempo che mi decido, per caso ho trovato su youtube questo video molto carino, basato sul libro di Cialdini, sui 6 fattori che influenzano le persone ad accettare una proposta. Lo posto qui cosí me lo ricordo!!

Enjoy.

 

AGGIORNAMENTO (15/02/2016)

 

Come spesso capita, ho poi acquistato il libro casualmente passato sotto i miei occhi tempo dopo e l’ho letto. Ne riassumo qui di seguito i punti principali, ovvero le “leve” più diffuse della persuasione:

 

  1. Principio del contrasto: una cosa ci appare diversa in relazione a ciò che lo circonda, lo precede o lo segue
    • passare dalla cosa più valida verso quella più scadente, fa sembrare eccellente la prima proposta
    • prima il peggio, poi un ripiego: partire da una proposta inaccettabile per poi ripiegare su una un po’ svantaggiosa, ma non estrema
  2. Principio della reciprocità: bisogna dare “qualcosa in cambio”
    • offrire un dono spinge alla necessità implicita di contraccambiare
    • offrire una seconda chance dopo un rifiuto ad una prima proposta/offerta spinge a non rifiutare per la seconda volta (simile a “peggio poi ripiego”)
  3. Principio della coerenza: l’impegno a una parola data o scelta fatta viene mantenuto per percepirsi coerenti con se stessi, per aderire ad una IMMAGINE DI SE’
    • chiedere un piccolo assenso, una volta ottenuto chiederne uno più impegnativo (es. sondaggio prima di una richiesta)
    • potere di una dichiarazione scritta (sono io che l’ho scritto, “quindi lo penso”)
    • più una cosa richiede impegno, più ha valore (es. dure prove per essere ammesso a un gruppo)
    • piccole ricompense: portano ad un impegno interno (non dare grandi ricompense in relazione a grande impegno: l’impegno deve essere qualcosa che si fa “per sè”, non per la ricompensa) – in relazione al punto precedente
    • far sentire l’individuo responsabile per la propria scelta
  4. Principio della riprova sociale (o della moltitudine) : se molti lo pensano/lo fanno, dev’essere vero
    • funziona bene in caso di dubbio sul da farsi
    • funziona bene se la riprova è data da soggetti simili a sè
  5. Principio della simpatia: se è simpatico allora è buono/merita fiducia
    • si sfrutta la simpatia o l’amicizia (non dire di no ad un vantaggio per un amico, non mettere in discussione amicizia)
    • il favoritismo coinvolge ovviamente la bellezza e l’attrattività fisica
    • uso della mimesi: si favorisce o comunque si accettano proposte da chi è simile a noi (stessi interessi, comportamenti)
    • fare complimenti, anche se falsi, rende implicitamente simpatici
    • familiarità: essere almeno noti all’interlocutore favorisce una preferenza rispetto ad altri meno noti (cfr elezioni politiche)
    • far intendere che si sta cooperando ad uno stesso scopo (es. vado dal capo per vedere se riesco a farle avere uno sconto)
    • si tende ad associare la persona alle emozioni che ha dato (es. portatori di cattive/buone notizie, pranzi di lavoro -> associazione con il buon cibo) e associarsi a cose/persone vincenti per migliorare immagine di sè, soprattutto se bassa autostima (es. squadre di calcio se vincono vs. se perdono)
  6. Principio di autorità: se lo dice una persona autorevole allora posso “spegnere” il mio giudizio. E’ un principio MOLTO potente.
    • l’autorevolezza include tutte le forme esteriori che la rappresentano, tra cui in particolare: i titoli (Dr., Ing. ..), gli abiti, gli ornamenti che definiscono la posizione sociale e professionale
  7. Principio della scarsità: se una risorsa è limitata nello spazio o nel tempo, accresce la sua desiderabilità
    • l’ultima chance: se si lascia intendere che è l’ultima possibilità
    • informazione soggetta a censura, oppure “riservata” all’interlocutore (es. c’è uno sconto ma lo dico solo a te, fonti riservate dicono che..)
    • scarsità di un bene dopo l’abbondanza: se si è abituati a un certo bene e poi diviene improvvisamente scarso, aumenta la sua desiderabilità. Il risvolto è con le libertà: se una libertà anche minima viene tolta IMPROVVISAMENTE, ci può essere rivolta (diverso è se viene tolta poco alla volta… cfr. principio 3 punto primo)
    • creare competizione intorno a un bene scarso, come avviene in natura (risorse limitate in uno stesso ambiente) porta ad una maggiore concorrenza verso l’appropriazione di quel bene

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Chiedere Scusa

Pubblicato su 17 Marzo 2015 di Claudio Cardone

Quando è cominciato a succedere, nel mondo della comunicazione di massa, che fosse bandita l’usanza di chiedere scusa? Quale esperto di comunicazione ha deciso che “non si fa”?

Questa vetusta parola sembra sempre più fuori moda nella politica, nel giornalismo, nella comunità scientifica e, di conseguenza, anche nelle chiacchiere da bar e soprattutto in un qualunque social network, dove l’assenza di scuse per qualsivoglia motivo è equivalente a un vuoto pneumatico.

Per tutte le eventuali cazzate che ogni tanto dico e scrivo, vi chiedo scusa, se non l’ho fatto a suo tempo.

W le scuse. Pupetta docet:

 

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50 Sfumature di Tsipras

Pubblicato su 1 Gennaio 2015 di Claudio Cardone

“La lista Tsipras è una colossale operazione di gatekeeping. Il fatto che a sinistra possa esistere un dibattito su una roba simile equivale a un certificato di morte.” A. Bagnai, 11/06/2014

 

Comincio l’anno con un bel post polemico, tanto per cambiare. Post che nasce da un’emozione: il rammarico per l’ondata di disperata speranza riposta nei neo-movimenti di sinistra (Syriza, Podemos, ex- lista Tsipras..). L’ossimoro non è casuale, così si capisce subito da che parte sto.

Ora, altri migliori e più preparati di me potrebbero argomentare nel dettaglio le proposte politiche e dissertare sulle ricette economiche, ma io non voglio convincere nessuno (anche se a volte sono tentato). Piuttosto, dato che un’idea personale me la sono fatta, vorrei che questi (sedicenti) neo-partiti e chi li segue convincessero me, se proprio vogliono, e quelli “come me”.

PERO’..

Per convincere servono alcuni requisiti, diciamo:

1. La speranza non è come la gnocca, ovvero non si dà per simpatia, perchè magari lui ha lo sguardo magnetico, per un bicchiere di troppo o perchè non si batte chiodo da tempo e l’ormone comanda. La fiducia non si dà perchè “dai, quello parla bene ed è di sinistra (/destra) e quindi siccome io/i miei amici/la mia famiglia siamo di sinistra (/destra) allora gli credo”. No, (no, signori miei, direbbe il piccolo renzi) la fiducia e la speranza si danno se ci sono delle premesse fondate e logiche per darle. Le parole sono importanti caro Nanni! E infatti noi diciamo che la speranza SI RIPONE, ovvero si POGGIA SU QUALCOSA. Quindi il “vediamolo all’opera prima di giudicare” sapete dove potete metterlo, o meglio riporlo.

2. Non è sufficiente “avere tutti contro” per essere del partito dei buoni. Chiunque stia seduto su una poltrona tende a non volerla cedere ad un altro, e non perchè l’altro sia necessariamente un benefattore. Chi ha studiato storia avrà sicuramente in mente una pletora di esempi di rivoluzioni finite male e di elefantiache idee politiche che hanno partorito piccoli… ratti istituzionali (oggi sono ispirato). Tsipras ha tutti contro? Iglesias* ha tutti contro? Beh, pure Grillo aveva tutti contro (sia quando voleva uscire da euro, sia in tutti i suoi ripensamenti). L’alternativa ad una elite può essere un’altra forma di elite. Per dire.

3. Serve coerenza e conseguenza. Mi è poco comprensibile ad esempio un Montero Soler che prima dà conferenze sull’uscita dall’euro e poi, avvicinatosi a Podemos, parla di ristrutturazione del debito… come si spiega?

Da questo stesso punto 3 discende che: non si comincia una battaglia dicendo il falso per poi fare il vero. Ovvero: non è coerente e conseguente una proposta politica in cui non si parla di eurexit perchè “fa paura alla gente” e allora si ammorbidisce la pillola o si tenta di rivoluzionare il sistema “dall’interno”. Questo è Civatismo! Anche i paraculi sapete dove potete.. riporli. Le proposte politiche in cui sono gli illuminati a governare – perchè il popolo non capisce – non sono proposte democratiche. Questo è “di sinistra” quanto lo è D’Alema.

4. Non ho letto e non ho studiato tanto. Ma – fra altre cose – mi è capitato di leggere Bagnai. Leggere un autore non significa leggere quello che altri dicono di lui oppure dare un’occhiata veloce al suo blog. Significa precisamente LEGGERE (e rileggere se non si è capito). Ieri sentivo un qualche “ics” giornalista chiedersi come mai in Italia c’è una forte sfiducia verso euro addirittura più della Grecia. Ullalà che strano: l’opinione pubblica si forma con l’informazione (appunto), e in Italia la divulgazione scientifica sull’argomento ha un solo nome: Alberto Bagnai**. Se in Italia ci sono dei partiti “no-euro”, quale che sia l’opinione che si abbia su di essi, è perchè c’è qualcuno che ha fatto divulgazione sul tema. Dunque, dal mio personale punto di vista, se qualcuno vuole discutere di ricette di politica economica che coinvolgano l’argomento Euro-Unione Europea-Austerità deve ALMENO aver letto Bagnai, se è italiano. Oppure ancor meglio direttamente la letteratura scientifica, se uno può (che vuol dire Ideas, non il sole24ore, lavoce.info o simili).

Detto ciò, lei, signore, lei che vuole uscire dalla crisi restando nell’euro così com’è (“Euro”, non “Europa”), deve prima confutare chi ha argomentato queste tesi prima di lei, sa. Ah non lo sapeva? Non le avevano detto che si discute di queste cose già da vent’anni e più? La capisco, anch’io me ne sono accorto tardi: i figli, le bollette, si sa.. ci si distrae. Ci rivediamo fra un po’ allora: si prenda tempo.

Perchè sennò si finisce come questa qui, che dice di leggere ma evidentemente non lo fa.

 

 

*…ma come parla bene, Iglesias! Che spreco di capacità dialettiche, perdìo!

**e credo vada riconosciuto merito a Claudio Borghi – oltre che per la divulgazione – soprattutto per aver portato un dibattito accademico all’interno di un partito politico (l’unico disponibile ad accoglierlo). Perchè, diciamolo, se il tema non fosse stato portato in politica da un partito, col cavolo sarebbe giunta all’opinione pubblica una pur minima idea della versione dei fatti dei “cosiddetti” no-euro. 

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Pubblicato in ECONOMIA E POLITICA, PROPAGANDA | 2 Commenti |

Come Dar Vita a un Movimento (di persone !)

Pubblicato su 20 Settembre 2014 di Claudio Cardone

Su Ted.com ci sono tanti video interessanti, quello che segue è un bell’esempio: breve, efficace, pratico. Il relatore spiega cos’è che permette ad un movimento di nascere e di passare da una fase embrionale (un tizio isolato che dice o fa qualcosa) a una di massa.

Secondo lui, le fasi critiche sono 2:

  1. La prima: il primo “follower”, colui che riprende, emula e/o diffonde l’idea del leader
  2. Il raggiungimento di una “massa critica”. Non ricordo se lo dice esplicitamente (non l’ho riguardato prima di postarlo) ma secondo me si evince abbastanza chiaramente. Ricordo bene (anche se al momento non lo trovo) un bell’articolo di Wired che dimostrava le similitudini tra il Web e le citazioni scientifiche: per entrare nella “cerchia buona” (dei siti più visitati, degli scienziati più autorevoli) bisogna avere una sufficiente “spinta”: è la massa critica, il momento in cui si aggiungono in maniera esponenziale nuovi follower/lettori/citazioni, ecc.  Nel filmato che segue, notate quanta gente “passiva” sta a guardare, il pubblico che è – in potenza – la nuova base del movimento, l’uditorio che viene suscitato al momento di culmine della massa critica.

 

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