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La Primavera Della Scienza

Archivio Categoria: LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO

Sfilarsi NON E’ Defilarsi

Pubblicato su 11 Ottobre 2015 di Claudio Cardone

L’infimo livello del giornalismo si vede anche nelle piccole cose, piccole (?) ma importanti: l’uso dell’italiano.

Sono stufo di sentir dire e/o leggere articoli in cui si parla di qualcuno che si è “sfilato” da un incarico. Ma sfilato dde chè? da cosa?

Questi sono i significati di sfilarsi: ci si può sfilare un maglione o una camicia, ci si può sfilare un anello, ma non ci si sfila da una situazione o un impegno gravoso. CI SI SFILA QUALCOSA, NON DA QUALCOSA. In quest’ultimo caso, invece,  ci si DEFILA.

E ci si defila perchè DEFILARE è un termine di guerra che si riferisce ad uscire dalla linea di tiro, nascondersi per evitare di essere colpiti, condizione che – per estensione – è simile a quando ci si trova in una situazione di molta visibilità e/o resposabilità e si preferisce farsi da parte, per evitare problemi.

Ma è lontano il ricordo della guerra, e probabilmente anche il ricordo dell’italiano. Ecco alcuni esempi (ce ne sono moltissimi altri, purtroppo, soprattutto in tv):

ANSA (ripubblicata a destra e a manca con lo stesso errore), Virginia Piccolillo (corriere), redazione de Il Tempo, Laura Tonero (il piccolo),  Alfonso Feola (gazzettaregionale), Antonello Cherchi (sole24ore),  Rosita Gangi (il quotidiano del sud), Flavia Perina (direttore del Secolo D’Italia, intervistata su Il Tempo), Pierluigi Paragone (a piazzapulita),  Laura Ravetto (politica), Matteo Bosco Bortolaso (lapresse), Ottavio Ragone (repubblica-napoli) e infine vari libri (le tre isole caledonya, appuntamento in crimea, vie lombarde e venete […])

Gli strafalcioni più imbarazzanti sono i titoli di giornali o telegiornali dove, laconiche, alcune redazioni riferiscono che “Cantone si sfila”  (Gianluca Ales, SkyTG24 11/10/2015), “Marino si sfila” (RaiNews 10/10/2015). E’ evidente, quindi: se Cantone o Marino ti si attaccano addosso, per strada o in ufficio, non è necessario preoccuparsi, visto che si possono sfilare.

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Pubblicato in LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO, OPINIONI | 2 Commenti |

Il Pisanò Quotidiano

Pubblicato su 15 Aprile 2014 di Claudio Cardone

Ecco un altro commento non pubblicato, questa volta dal Fatto Quotidiano, in relazione ad un articolo di Alessio Pisanò (per leggere il suo articolo clicca qui).

Si tratta di un pezzo relativo a delle recenti dichiarazioni di Stiglitz e Sen sull’Europa, che alcuni hanno preso come endorsement pro-euro (!!!). Per illustrare la faciloneria e meschinità di tale operazione di strumentalizzazione, ecco le argomentazioni:

Anche tu, caro giornalista, strumentalizzi le dichiarazioni altrui:

1 – tanto per cominciare traduci dall’inglese senza riportare un pezzo: “without a banking and fiscal and ultimately political integration”. Dove l’hai messa l’integrazione politica? Non ti piaceva? Eppure anche quella è una componente della eventuale riuscita di una unione (non solo) monetaria, e magari – dico solo magari – non c’è alcuna effettiva volontà politica di unirsi da parte degli stati membri,

2- “vuole fare un passo avanti (unione fiscale e bancaria) e non uno indietro (uscita dall’euro)”. La definizione di “passo avanti” o “passo indietro” è di per sè arbitraria e retorica. Ma a parte questo, il fatto che i due Nobel auspichino una integrazione fra i paesi europei non implica che non contemplino una eurexit se non ci fossero (sono) le condizioni per una integrazione.

A tal proposito, visto che ti piacciono le citazioni: http://www.project-syndicate.org/commentary/joseph-e–stiglitz-says-that-the-europe-will-not-recover-unless-and-until-the-eurozone-is-fundamentally-reformed
“If Germany and others are not willing to do what it takes – if there is not enough solidarity to make the politics work – then the euro may have to be abandoned for the sake of salvaging the European project.”

Segnalo inoltre che queste dichiarazioni pubblicate dall’Huffington Post (http://www.huffingtonpost.com/2014/04/11/amartya-sen-joe-stiglitz-populism_n_5134487.html) vengono da un documento rilasciato il 10 aprile da – guarda un po’ – MARIO MONTI . Una fonte affidabile e imparziale, per questi “SPEZZONI” di Stiglitz&Sen-pensiero pubblicati dall’Huffington, eh?

Ora, se sei davvero bravo come dici, CORREGGI L’ARTICOLO.

 

P.S. Forse il commento non è stato pubblicato perchè troppo lungo (?): ho letto poi che scrivono che il limite è 1500 caratteri.. ma mettere uno script con conteggio caratteri sul sito no?

 

P.P.S. STIGLITZ SU EURO, GERMANIA E ARGENTINA (27/1/2014)

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Pubblicato in LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO | 2 Commenti |

I prodotti biologici non sono migliori. Chi lo dice? “LA SCIENZA”. Tremate.

Pubblicato su 6 Giugno 2013 di Claudio Cardone
marchio biologicoCOMMENTO ALL’ARTICOLO DI D. BRESSANINI SUL CIBO BIOLOGICO, APPARSO OGGI SU FQ: CLICCA QUI

Si tratta di un articolo condivisibile, entro certi limiti. E’ una risposta piccata ad un altro pezzo apparso sullo stesso giornale, ed è comprensibile che sia tagliente. Va dato inoltre atto che dice “Il confronto tra agricoltura biologica e convenzionale si può fare su vari livelli.” Ecc.

Tuttavia, per contrastare una tesi, secondo me, finisce per tendere a generalizzare e lasciare nel lettore l’idea che “biologico e convenzionale sono uguali”.

Varie ricerche mostrano che il contenuto nutrizionale è pressochè comparabile tra cibi biologici e coltivazioni “convenzionali” . O sono tutti a libro paga oppure è vero. Anche nel caso sia vero, tuttavia, è un dato isolato, cioè non ti dice che uno sia “meglio” dell’altro, o che siano uguali. Ti dice solo che nutrizionalmente potrebbero essere uguali, cioè medesime componenti chimiche. Gli scienziati superficiali (per usare un eufemismo) pensano che prendi due cibi, controlli che abbiano vitamine minerali, proteine ecc. Se due cibi di questi hanno stessi contenuti, allora sono pari. Peccato che potresti aver confrontato un piatto di pasta con un rotolo di merda, che pure ha proteine, minerali, ecc.

E questo perchè si dimenticano varie cose. Ad esempio (ma vi invito ad aggiungere altro):

– che oltre ai componenti nutrizionali “che testi” c’è altro. l’Acqua contenuta nel cibo, tanto per cominciare, e la sua qualità. La biodisponibilità dei nutrienti, come si strutturano e “amalgamano” le macromolecole nel prodotto finale.

– che nel convenzionale ci sono residui di vari pesticidi. Ma se, ad esempio, dei frutti non confronti le bucce, forse il dato non viene fuori. Se non vai a cercare specificamente i residui di quel pesticida nel frutto, il dato non viene fuori. Una mia amica che lavorava nei controlli sulle uova, mi diceva che trovava quantità non trascurabili di composti ormonali che davano alle galline anche nell’uovo, nonostante questo non “dovesse” accadere, stando alle certificazioni correnti. Si dirà: anche nel biologico si utilizzano “pesticidi naturali” e anche quelli sono tossici. Su questo prima di esprimermi dovrei approfondire, ma occhio al riduzionismo.

– che la coltivazione convenzionale , con i pesticidi, è anche più omologata. C’è meno variabilità genetica in quello che mangi, e uno che si dice “biologo” dovrebbe sapere l’importanza della biodiversità, non solo per la Natura (tanto per fare il fricchettone) ma anche per chi quella natura “se la mangia”. Il nostro organismo è evoluto con una diversità dei cibi, non a mangiare sempre lo stesso biotipo di farina, di pomodoro, ecc. E’ un po’ come se al sistema immunitario presentassi solo un tipo di antigene, diventa incompetente un sistema così.

Però qua pare che, al solo tirare fuori la parola scienza, tutti dobbiamo calarci le braghe di fronte al sapere dei numeri. Questo è scientismo, non atteggiamento scientifico. E’ un esercizio estremo di riduzionismo: invece di usare la scienza per farsi delle domande, la si usa per darsi delle risposte definitive.

Detto ciò, la filiera del biologico ha una serie di pecche, i distributori sono pochi e fanno cartello, e un cosa che mi viene in mente e che mi fa abbastanza incazzare, ad esempio, è quando su frutta e verdura – con la scusa che è biologico – mettono non solo dei prezzi assurdi, ma spesso la roba è visibilmente vecchia e dovrebbe – almeno – costare la metà!

 

P.S.

Oh, a proposito: vi sono dati scientifici promettenti sul fatto che IL CIBO BIOLOGICO PROVOCHI L’AUTISMO (clicca qui). Mi raccomando, in guardia!

 

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Pubblicato in LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO, MEDICINA E SANITA', OPINIONI, SCIENZA | 6 Commenti |

La risposta è dentro di te

Pubblicato su 6 Aprile 2013 di Claudio Cardone

Nota: Questo post segue quest’altro. E’ un post molto “personale” e me ne scuso. La discussione di quel post è continuata così:

discussione germania

In generale, tra le cose che mi infastidiscono c’è la falsa predisposizione al dialogo, ovvero la farsa di quegli individui che fingono di voler dialogare solo per cercare la pagliuzza nelle affermazioni dell’altro senza minimamente badare ai contenuti, e spesso sacrificando qualunque logica e trascinando con sè pesanti basti di contraddizioni pur di provare la speciale ebbrezza di sentirsi “vincitori”.

Mi ritrovo incalzato con domande “non retoriche”, ovvero retoriche, del tipo:

“come fa “la Germania” ad aumentare il costo del lavoro delle imprese tedesche? Chi e’ “la Germania” e che strumenti ha per farlo?”

L’autore delle domande non-retoriche è un prof associato di economia alla Università di Bologna, al secolo G. Zanella.

Caro Zanella, com’è che lei si ritrova a fare queste domande non-retoriche proprio a me, che un libro di economia non l’ho mai aperto? Non ha trovato le sue non-risposte nei suoi non-libri?

In questi 9 e più giorni che non ci siamo sentiti – le sono mancato, lo so – ha avuto taaanto tempo per ponderare bene quello che ha scritto, ma ha pensato bene che l’unico motivo per cui non le rispondevo fosse che lei avesse messo “in fuga” il suo interlocutore. Ma qui il problema non è (solo, ahimè) di natura economica, qui è proprio la logica che manca. Non ci capiamo perchè, vede, quello che lei scrive è assolutamente illogico e in 9 giorni nè lei, nè alcuno dei vostri seguaci è parso curarsene.

Prima rispondo alle sue domande. Ehi un momento, ma che rispondo a fare? Ha praticamente risposto già lei!

Sono ben consapevole che un governo puo’ aumentare il salario minimo, i contributi sociali, le imposte sul lavoro, ecc. Tutte cose che fanno aumentare il costo del lavoro.

Allora vede che la non-risposta la sa?

Veniamo dunque alla logica. Sarò noiosamente semplice nella enunciazione, perchè a questo livello siamo, ad un livello di discussione non già economica, ma ontologica. Un sunto di quello che dice Zanella:

A : Un governo può attuare misure per far aumentare il costo del lavoro

B : Queste misure comportano degli effetti non desiderabili. Alcuni di questi effetti riducono parzialmente il possibile aumento del costo del lavoro

C : La Germania è una nazione che ha un governo

A + B + C rispondono, con le sue stesse parole, alla sua domanda “non retorica”. A questo segue la sua domanda vera:

Perche’ il governo tedesco dovrebbe voler far questo? E perche’, se non lo volesse, dovrebbe comunque farlo?

A questa le avevo già risposto, ma siccome lei è troppo impegnato a sentirsi la verità in tasca invece di dialogare, ovviamente continua a fare le stesse domande. Ma non c’è problema, perchè anche a questa domanda, incredibile ma vero, si è risposto da solo:

La mia idea e’ che l’UE serve a integrare culturalmente, economicamente, e socialmente (in ordine alfabetico) popoli *

Non sono le nazioni che competono (ripeto questo concetto per la terza volta in questo thread) ma chi partecipa al mercato

All’interno dell’Unione Automobilistichea le nazioni automobilistiche non dovrebbero competere, ma cooperare. Ma questo non c’è modo di farglielo arrivare, a lei. Per lei esistono solo le imprese che competono, dire che ci sono politiche nazionali che favoriscono o limitano la competizione fra imprese nazionali e imprese di altri paesi, questa idea pare che non possa sfiorare la sua platonica mentalità (anche se lei stesso lo afferma, in una fulgida dimostrazione di bipensiero, come abbiamo visto prima).  Lei è platonicamente innamorato dello Stato, dica la verità! Lo Stato non può competere, è troppo ineffabile, etereo, per scendere nella mischia della nostra umanità. Come Dio, lo Stato Altissimo emana riforme che puntualmente vengono erose, evase e travisate da questa becera folla di peccatori che siamo.

Ad un amore così si sacrifica tutto: la ragione, la coerenza, la cattedra di professore all’università, tutto.

Infatti:

A: le imprese competono

B: la competitività delle imprese nazionali di una nazione esprime la competitività di una nazione

C: le imprese nazionali di due nazioni differenti possono competere

Se A, B e C allora D: Due nazioni differenti possono competere

Ma per Zanella, la competitività non è una proprietà transitiva, il mondo funziona a compartimenti stagni, sono solo gli operatori del mercato che competono: quello che c’è sopra, sotto e intorno pare essere puramente decorativo. Caro signor Descartes, diceva Hobbes “lei fa camminare gli uomini sulle teste, anzichè sui piedi”. Infatti questa forma di “assolutismo imprenditoriale” è una sorta di barriera ideologica. Assodato che due stati nazionali possono competere (ovvio no? ma ∃  , anzi spero ∃! un professore di economia che potrebbe dubitarne), vediamo come questo accade, nello specifico della discussione che stavamo avendo.

A: Uno Stato può far aumentare / diminuire il costo del lavoro in base a riforme

B: il costo del lavoro può essere un fattore utilizzato per favorire la propria economia nazionale rispetto alle altre, ovvero è un fattore di competizione

Se A e B allora C: Uno Stato nazionale può competere con altri attraverso la modulazione del costo del lavoro

Andrebbe da sè che in una Unione di nazioni, anche solo monetaria, questo è non desiderabile, ma come sappiamo ∃  o ∃! un professore di economia che potrebbe dubitarne. Quello di cui si discuteva a proposito della Germania e della moderazione salariale, riguardava riforme volte a tenere basso  il costo del lavoro. Certo che è più facile e spesso più conveniente fare questo per un governo, piuttosto che fare l’opposto: industriali e imprenditori ricevono con piacere riforme di questo tipo e, se i sindacati sono, diciamo, poco combattivi (per usare un eufemismo) riforme che abbassano il costo del lavoro passano lisce come l’olio o quasi. Quello che si “rinfaccia” agli alamanni non è tanto di non aver fatto riforme per “alzarlo” il costo, ma aver fatto apposta riforme per mantenerlo basso, cioè per operare  e modulare proprio quella libera contrattazione (tanto cara al professor Z. ) che avrebbe voluto un salario reale più alto, commisurato agli aumenti di produttività. D’altra parte, anche in Italia abbiamo avuto un proliferare di contratti e contrattini di lavoro che hanno prodotto precarietà e lavoratori sottopagati, invece di flessibilità. Ma forse chi ha una cattedra di economia non incontra mai, ad esempio, giovani architetti che si vedono offrire a volte anche meno di 500 euro al mese – meno di una badante – per lavorare in uno studio.

Che dire poi quando per caso leggo che lo stesso Zanella, in un altro commento, scrive:

A me pare sbagliato anche questo:  Se A non precede B, non può averlo causato

..non posso trattenermi. Se arriviamo a mettere in discussione che le circostanze causali (di qualunque tipo) precedano gli effetti in un modello causale di realtà (che a me personalmente non piace, ma tant’è), che cavolo lo usiamo a fare? Dovremmo piuttosto mettere in discussione le circostanze causali che hanno portato una persona che afferma queste cose ad una cattedra di economia. Ma lasciamo stare, che sennò poi anche questo diventa un argomento per lamentarsi del fatto che in Italia non c’è meritocrazia.

Non mi aspetto che quanto ho scritto, anche in modo provocatorio, possa essere la “pistola fumante” che mette fine a qualunque discussione. Questa illusione di poter dimostrare inequivocabilmente le proprie idee o di “inchiodare” l’interlocutore la lascio a chi, come il professor Z., ha tanto desiderio di avere fra le mani pistole fumanti che pubblica a volte grafici senza controllarli. Non esistono argomentazioni “definitive”, come ci insegna chi di queste cose si occupa, però neanche significa che  si possano mettere sullo stesso livello argomentazioni razionali e corbellerie ideologiche, così si finisce per non dialogare affatto.

 

* N.B. “popoli”, non “nazioni”: cioè io mi devo integrare col tedesco e col francese, ma Francia, Germania e Italia possono farsi le scarpe. Perchè tanto sono nazioni, non imprese, e nulla possono fare le nazioni sul mercato del lavoro. E se possono, non vogliono. Le nazioni sono un po’ come Chuck Norris, intoccabili.

 

Come postilla, una testimonianza diretta delle “magnifiche sorti e regressive” delle riforme Hartz (per gentile concessione di Daniela Lubreto, tramite Facebook):

Micromega parla di disinformazione relativa alla Germania, facendo a sua volta la vera disinformazione

da Daniela GoVegan Lubreto (Note) il Lunedì 31 dicembre 2012 alle ore 2.27

Mi riferisco a questo articolo: http://temi.repubblica.it/micromega-online/mini-job-welfare-tedesco-e-disinformazione-italiana/#.UODrLtZV86M.facebook

Ed occorre urgentemente spiegare agli italiani come stanno le cose, perchè la vera dinsinformazione in questo caso l’ha fatta chi ha scritto un articolo additando di disinformazione altri, laddove chi accusa non si è doverosamente informato. Che razza di giornalismo è questo?

Andiamo per gradi. In Germania esistono una marea di Minijob. Un Minijob è una formula lavorativa che permette al datore di lavoro di non pagare tasse, nè contributi. Per essere definito per legge Minijob, non si devono superare le venti ore lavorative a settimana ed i 400 euro di reddito mensile. Mentre per le ore, si può facilmente capire che le venti ore possono restare spesso sulla carta solo venti, per quanto attiene il tetto dei 400 euro, questo rimane tale.

Perchè? perchè una volta superato questo tetto, il datore di lavoro deve versare tasse e contributi, anche se il lavoratore se la cava ancora con delle buone condizioni.

Questo significa, che non è vero che molti lavoratori fanno un Minijob come secondo lavoro. Sui depliant dell’agenzia di lavoro tedesca, è spiegato abbastanza chiaramente che se fai due Minijob che ti portano a superare il tetto delle venti ore o dei 400 euro, automaticamente non si tratta più di Minijob ma di lavori normali tassati in tutto e per tutto. Dunque la tesi dell’articolo, per cui molti lavoratori prendano Minijob per arrotondare è infondata, in quanto Minijob è un tipo di contratto ben determinato con regole appena evidenziate su!

Per quanto attiene invece le persone che godono di sussidio sociale c’è da dire questo.

In Germania non esiste la mobilità, almeno di questi tempi. Esistono vari tipi di contratto ed il famoso contratto a tempo indeterminato, che non ha per nulla la stessa valenza che in Italia. Da quando vivo qui, ho visto e sentito continuamente di persone con tale tipo di contratto venire licenziata anche dopo anni di lavoro ed io stessa ne ho fatta esperienza diretta, oltre che anche il mio ex compagno.

Si assume e si licenzia facilmente. Quando si è licenziati, si ha diritto – sempre che si sia lavorati almeno per 12 mesi di seguito, al sussidio di disoccupazione, calcolato in base ai contributi versati. Per molte persone tale sussidio è persino al di sotto di quello che è il sussidio sociale.

Finito il periodo di tempo in cui spetta la disoccupazione, se non si è riusciti a rientrare nel mercato del lavoro, si può ottenere – molto spesso a discrezione – il sussidio sociale. Questo sussidio sociale consta di affitto pagato, sempre se rientra entro determinati canoni di “affitto giustificato”, spese di riscaldamento e poco più di 300 euro al mese per il vitto. L’affitto giustificato, significa che lo Stato ti da quello che ritiene sia giustificabile per vivere. Quindi se per caso ti ritrovi in una situazione del piffero dopo che hai affittato per 1000 euro al mese un appartamentino familiare in una zona normale, lo stato te ne può riconoscere la metà perchè ritiene che per una famigliola si possa abitare anche in un quartiere un po’ più proletario e più piccolo. Solo che tu abiti lì e quelli sono i prezzi di mercato e non è che ti puoi trasferire di punto in bianco.

Sia che sei in disoccupazione o che sei in regime di sussidio sociale, vieni invitato dal collocamento a prendere un lavoro. Ora se sei in disoccupazione c’è una certa tolleranza, ma se sei in sociale la tolleranza si annichilisce e mi è stato raccontato da varie persone che si è quasi costretti ad accettare quello che si trova. Tuttavia poco male, che si riesce sempre a trovare quello che è più coerente con la propria formazione, tanto di datori di lavoro assetati di Minijobber ce n’è sempre!

Chi prende il sussidio sociale e fa un Minijob, non riceve affatto sussidio e stipendio da minijobber! Basta anche qui leggere su un qualsiasi deplianti a riguardo del collocamento tedesco, per leggere chiaramente che quello che si guadagna da Minijobber viene decurtato da questi famosi 300 euro e passa di sussidio per il vitto! Se invece sei in sistema di disoccupazione, viene decurtato dal sussidio di disoccupazione.

Allora uno pensa: cerchi di lavorare di più. Qui viene il bello.

Se cerchi di lavorare di più, vuoi presso il tuo originario datore di lavoro di Minijobber, vuoi presso un altro, automaticamente per legge non sei più Minijobber ed i tuoi datori di lavoro devono pagare queste famose tasse e contributi che si volevano risparmiare assumendo in formula Minijob. Dunque di conseguenza una persona è letteralmente costretta a tenersi un solo minijob o più Minijob purchè non si superi in totale un reddito di 400 euro al mese. Basta che guadagni 401 euro al mese e per lo Stato tedesco sei un lavoratore ordinario a tempo pieno e perdi diritto a qualsiasi sussidio, vuoi di disoccupazione vuoi sociale, dunque in questo secondo caso anche il contributo affitto e riscaldamento.

Dulcis infundo una piccola nota sugli stipendi tedeschi: non è affatto vero che gli stipendi qui siano più alti. In Italia i giornalisti confondono spesso il lordo con il netto e dimenticano anche una cosa importante. Per i redditi bassi, ovvero per chi percepisce un lordo inferiore ai 40 mila euro l’anno, ovvero la stragrande maggioranza della popolazione, le tasse in Germania sono più alte che in Italia. Persino in Italia dove i più ricchi non sono proporzionalmente tassati troppo in più rispetto ai più poveri, i più poveri sono tassati meno dei più poveri in Germania. Basta fare un paragone sui numerosi calcoli di stipendio netto-lordo tedeschi ed italiani e si ha la conferma. Un esempio?

30 mila euro di stipendio lordo annuale in Abruzzo, significano più di 1700 euro netti in tasca del lavoratore ogni mese (http://www.calcolostipendionetto.it/)

30 mila euro di stipendio lordo annuale nel Land Amburgo si traducono in un netto mensile per il lavoratore di appena 1280 Euro!!! (http://www.nettolohn.de/)

E’ ora di finire con mille fandonie che fanno credere al sistema Germania come un sistema funzionale, laddove la gente comune è ridotta ad uno stato miserabile, mentre ad arricchirsi sono i soliti noti!

Ho ascoltato attentamente in diverse occasioni Alberto Bagnai ed ha una conoscenza del sistema tedesco, che sinora mi è sembrata l’unica veramente aderente alla realtà dei fatti, detta da uno che vive in Italia. Per noi che viviamo in Germania da tempo, le cose sono oramai note da tempo ed ogni volta a sentire questa beatificazione ingiusta del sistema Germania, ci fa venire l’orticaria!

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COMMENTO A: “Italy: Grillosconi wins”

Pubblicato su 12 Marzo 2013 di Claudio Cardone

Ho commentato un paio di giorni fa questo articolo sulle elezioni italiane, ma fino ad oggi nessuna pubblicazione, evidentemente il mio inglese non è all’altezza. Lo riporto qui:

I’m not sure you’re an “independent journalist”. You warn about end of euro – European Union without saing that origins
of current crisis rely exactly on the nature of common european trades and currency. You are just doing some kind of
pro-euro propaganda.

It seems that you’re not able to analyze italian elections results, since looking at your report seems italian are
simply stupids. This is because you seems really in hurry to judge italian facts without really know what are you
talking about. For example, you say “29 percent of Italians voted for Silvio Berlusconi’s party”: Berlusconi’s party is
named PDL and took 21,56 %, as you can read here (http://elezioni.interno.it/camera/scrutini/20130224/C000000000.htm)
in a chamber of Parliament and 22,30 % in the other one
(http://elezioni.interno.it/senato/scrutini/20130224/S000000000.htm). Just to undeline how poor is you information
about.

 

Nella categoria “Le parole che non ti ho detto” ci finiscono tutti i miei commenti o interventi che la gente non pubblica perchè evidentemente gli sto sul cazzo.

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COMMENTO A: 5 buone ragioni per non votare Grillo

Pubblicato su 24 Febbraio 2013 di Claudio Cardone

Nella categoria “Le parole che non ti ho detto” ci finiscono tutti i miei commenti o interventi che la gente non pubblica perchè evidentemente gli sto sul cazzo. Eppure sono tanto una personcina a modo. Mah

Il primo post in questa categoria spetta a (rullo di tamburi) : Quit The Doner

Complimenti!

Commento un suo articolo su Grillo e non lo pubblica, pare che sono stato troppo poco rozzo per rientrare fra i suoi commentatori.

 

Ho letto il tuo pezzo ed è la prima volta che leggo qualcosa di tuo. L’idea che mi sono fatto è che sei evidentemente una persona intelligente, mi piace il modo in cui scrivi. Nutro anch’io molti dubbi sul M5S ma sarebbe meglio dire su Grillo. Sono gli stessi dubbi che, con toni un po’ accesi e secondo me in diversi casi esagerati, hai descritto tu.

Dico “esagerati” perchè secondo me hai ragione a riscontrare certe incongruenze, ma spesso mi sembra più che tu cerchi di portarle “alla massima potenza” per impaurire il lettore, come nel caso dei paragoni al fascismo o nell’idea che “il lettore non sa niente di storia” se crede a M5S.

Un esempio di questa tua “foga” è il fatto di descrivere i grillini come un gruppo compatto che risponde in maniera stereotipata, cioè ignorando totalmente un fatto, e cioè che per quanto ti possa star antipatico Grillo o Casaleggio, essi hanno dato vita – loro malgrado, diciamo – a un “movimento” di persone, cioè un insieme eterogeneo di gente, riunita in gruppi locali, che spesso la pensano diversamente fra loro. Tu, questa diversità e vivacità non dico che non la cogli – perchè sei intelligente – dico che non la vuoi cogliere. Perchè – giustamente – odi gli atteggiamenti demagogici e volendo trovare “il male”, lo trovi.

Per quanto Grillo abbia degli atteggiamenti dispotici, essi si sono verificati in un crescendo, soprattutto negli ultimi periodi (io seguo – a sprazzi – dal 2006, non so tu). Nonostante questo, dico, ha spesso incitato i suoi “seguaci” ad informarsi, a cercare soluzioni e proporle (anche se spesso magari non le ha ascoltate). Ovvero ha spronato alla differenziazione e alla ricerca individuale. E questo un leader totalitario non lo fa. Questa ricchezza che il movimento oggi ha e che tu non riconosci è l’unico patrimonio – certo, in mano ad accentratori – che non ha alcuna formazione politica nazionale.

I miei 2 cent li ho scritti anche qui: http://www.laprimaveradellascienza.it/la-massa-non-e-una-persona/
e qui: http://www.fanpage.it/scemo-chi-e-legge-e-un-appello-ai-5-stelle/

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Pubblicato in LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO, OFF TOPIC | 9 Commenti |

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