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La Primavera Della Scienza

Archivi autore: Claudio Cardone

La MEMORIA Rende Liberi

Pubblicato su 28 Aprile 2015 di Claudio Cardone

memoriaGrazie ai ricordi abbiamo la possibilità di evitare cose che ci hanno danneggiato in passato o di ripetere cose che ci hanno gratificato. Tra l’altro forse impariamo più dai successi che dagli errori.

Forse è per questo che in tanti casi ci ostiniamo a ripetere sempre gli stessi comportamenti disfunzionali. Tuttavia, il solo fatto di ricordarlo ci dà la possibilità di cambiare, perchè è evidente che se non avessimo memoria non solo non sarebbe possibile correggerci, ma neanche capire cosa in passato ha funzionato bene!

Nei giorni in cui certe incongruenze vengono al pettine (“summer is coming”..) possiamo ricordarci di appena pochi mesi fa, e di come si descrivevano queste situazioni, le speranze che sollecitavano in alcuni, la retorica dei buoni propositi.

Ma l’esercizio del “te l’avevo detto”, che magari è anche prematuro, è solitamente inutile: nessuno ha voglia di vedere i propri errori, e io non sono diverso. Però, come una medicina preventiva, invece di correggere il passato magari è utile cercare di non fottersi il futuro. Ad esempio, ricordandosi i nomi di questi qui, che firmano un manifesto per un New Deal europeo. Un’altra BUFALA, questo va detto e scritto chiaramente, perchè come in altri casi non c’è alcun appiglio logico e di buon senso che tenga per promuovere una tale MENZOGNA.

Chi si rende partecipe di questo manifesto RELIGIOSO, fideisticamente estraneo ad anni di dibattito (più – o meno – pubblico) su questi temi, merita di essere ricordato. Soprattutto se e quando cambierà, addolcirà, dimenticherà, sublimerà, ammorbidirà e manipolerà retoricamente ciò che ha sottoscritto in questo appello.

E qualcuno, come sempre, ci crederà, perchè “non esistono fatti” ma solo interpretazioni, e quindi la “violenza dei fatti” dimostra qualcosa solo a seconda delle chiavi interpretative che uno SCEGLIE. Possiamo scegliere la fede, la scienza, l’esperienza empirica, l’istinto.. qual è migliore? Mah. Io direi: quello che ti fa vivere più felice. Siamo felici, ora?

 

Primi firmatari del manifesto New Deal 4 Europe: Michel Aglietta, Michel Albert, Enrique Barón Crespo, Ulrich Beck, Josep Borrell, José Bové, Mauro Ceruti, Don Luigi Ciotti, Daniel Cohn Bendit, Jean-Marie Cavada, Roger Casale, Roberta De Monticelli, Matilde Fernández, Monica Frassoni, Emilio Gabaglio, Sylvie Goulard, Olivier Giscard d’Estaing, Ramón Jáuregui, Ska Keller, Alain Lamassoure, Pascal Lamy, Jo Leinen, Henry Malosse, Norbert Mappes-Niediek, Robert Menasse, Gerhard Mensch, Yves Mény, Claus Offe, Paul Oriol, John Palmer, Romano Prodi, Javier Rojo, Gesine Schwan, Salvatore Settis, Dusan Sidjanski, Barbara Spinelli, Tzvetan Todorov, Alexis Tsipras, Guy Verhofstadt, Carlos Westendorp

Elenco dei sostenitori del manifesto New Deal 4 Europe:

  1. Pippo Civati
  2. Nichi Vendola
  3. Josep Borrell
  4. Claus Offe
  5. Gesine Schwan
  6. Robert Menasse
  7. Renato Soru
  8. Gianni Pittella
  9. Niccolò Rinaldi
  10. Gabriele Zimmer
  11. José Bové
  12. Ulrick Beck
  13. Alexis Tsipras
  14. Guy Verhofstadt
  15. Pierluigi Bersani
  16. Susanna Camusso
  17. Romano Prodi
  18. Antonella Valmorbida
  19. Francesco Gesualdi
  20. Ska Keller
  21. Michel Aglietta
  22. Henry Malosse
  23. Jo Leinen
  24. Marco Revelli
  25. Monica Frassoni
  26. Sandro Gozi
  27. Alessandro Cecchi Paone
  28. Marc Tarabella
  29. Chloé Fabre
  30. Sir Graham Watson
  31. Stefano Rodotà
  32. Martin Schulz
  33. Guy Verhofstadt
  34. Nichi Vendola
  35. Maurizio Gubbiotti
  36. Luigi Angeletti
  37. Raffaele Bonanni
  38. Fausto Durante
  39. Barbara Spinelli
  40. Sandro Gozi
  41. Martin Schulz
  42. Paolo Beni
  43. Roberto Forte
  44. Ascanio Celestini
  45. Bruno Latour
  46. Baltasar Garzón
  47. Flavio Zanonato
  48. Javier Solana

 

List of candidates supporting the ECI New Deal 4 Europe (updates 22/05/2014)

BELGIUM

Pietro DE MATTEIS (European Federalist Party/Stand up for Europe)
Philippe LAMBERTS (Ecolo/European Greens)
Bricmont SASKIA (Ecolo/European Greens)
Bart STAES (Groen Party/European Greens)
Mark TARABELLA (PS/PES) – video
Guy VERHOFSTADT (Open VLS/ALDE)

FRANCE

Sandrine BELIER (Europe ecologie/European Greens)
Pervenche BERES (PS/PES)
José BOVE (Europe ecologie/European Greens)
Maurice BRAUD (PS/PES)
Jean-Marie CAVADA (ALDE)
Damien COURCOUX (Radicalement Citoyen)
Karima DELLI (Europe ecologie/European Greens)
Jean-Paul DENANOT (PS/PES)
Marielle DE SARNEZ (MoDem/ALDE)
Yvette DUCHEMANN (Europe ecologie/European Greens)
Pascal DURAND (Europe ecologie/European Greens)
Benoît FAUCHEUX (Europe ecologie/European Greens)
Sylvie GOULARD (UDI-MoDem/ALDE)
Sylvie GUILLAUME (PS/PES)
Catherine GREZE (Europe ecologie/European Greens)
Clarisse HEUSQUIN (Europe ecologie/European Greens)
Yannick JADOT (Europe ecologie/European Greens)
Eva JOLY (Europe ecologie/European Greens)
Nicole KIIL-NILSEN (Europe ecologie/European Greens)
Alain MALEGARIE (Parti Fédéraliste Européen)
Mohamed MECHMACHE (Europe ecologie/European Greens)
Francoise PASQUIS-DUMONT (Parti Fédéraliste Européen)
Vincent PEILLON (PS/PES)
Michèle RIVASI (Europe ecologie/European Greens)
Emmanuel RODARY (Parti Fédéraliste Européen)
Catherine TRAUTMANN (PS/PES)
François VEILLERETTE (Europe ecologie/European Greens)
Karim ZERIBI (Europe ecologie/European Greens)

GERMANY

Michael CRAMER (Die Grünen/European Greens)
Michael ERHARDT (Die Linke/GUE)
Evelyne GEBHARDT (SPD/PES)
Ska KELLER (Die Grünen/European Greens)
Jo LEINEN (PSD/PES)
Martina MICHELS (Die Linke(GUE)
Terry REINTKE (Die Grünen/European Greens)
Birgit SIPPEL (SPD/PES)
Nick Woischneck (Die Linke/GUE)
Gabi ZIMMER (Die Linke/GUE)

IRELAND

Nessa CHILDERS (Indipendent)

ITALY

Roberto ALBANESE (Green Italia, European Greens)
Olivero ALOTTO (Green Italia/European Greens)
Tiziana ARENA (PD/PES)
Francesco ATTADEMO (M5S)
Brando BENIFEI (PD/PES)
Raffaella BOLINI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Ilaria BONACCORSI (PD/PES)
Manuela BORA (PD/PES)
Renata BRIANO (PD/PES)
Maria Chiara CALANCA (Green Italia/European Greens)
Oreste CALLIANO (Scelta Europea/ALDE)
Ines CALOISI (Scelta Europea/ALDE)
Marika CASSIMATIS (M5S)
Alessandro CECCHI PAONE (Forza Italia/EPP)
Isabella CIRELLI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Annalisa COMUZZI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Silvia COSTA (PD/PES)
Roberto DELLA SETA (Green Italia/European Greens)
Tommaso FATTORI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Francesco FERRANTE (Green Italia/European Greens)
Giovanni FIANDACA (PD/PES)
Domenico FINIGUERRA (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Monica FRASSONI (Green Italia/European Greens)
Marco FURFARO (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Giuseppe GAMBA (Green Italia/European Greens)
Elena GENTILE (PD/PES)
Frederic GEBHARD (Scelta Europea/ALDE)
Francesco GESUALDI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Elena GRANDI (Green Italia/European Greens)
Carlotta GUALCO (PD/PES)
Roberto GUALTIERI (PD/PES)
Cécile KYENGE (PD/PES)
Marina LOMBARDI (PD/PES)
Stefano LUGLI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Lorena LUCATTINI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Curzio MALTESE (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Alessia MOSCA (PD/PES)
Niccolò OLLINO (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Daniela PADOAN (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Argiris PANAGOPOULOS (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Ilaria PAPARELLA (Forza Italia/EPP)
Gianni PITTELLA (PD/PES)
Andrea PRADI (PD/PES)
Niccolò RINALDI (Scelta Europea/ALDE)
Alessandro ROSASCO (Green Italia/European Greens)
Oreste ROSSI (Forza Italia/EPP)
Rudi RUSSO (Scelta Europea/ALDE)
Davide SABBADIN (Green Italia/European Greens)
Stefano SARTI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Elly SCHLEIN (PD/PSE)
Giuliana SGRENA (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Paolo SINIGAGLIA (PD/PES)
Renato SORU (PD/PES)
Barbara SPINELLI (L’altra Europa con Tsipras/GUE)
Patrizia TOIA (PD/PES)
Paolo VALENTINI PICCITELLI (Nuovo Centro Destra/EPP)
Daniele VIOTTI (PD/PES)
Luana ZANELLA (Green Italia/European Greens)

SPAIN

Ramon Jauregui (PSOE/PES)
Pedro Sanchez (PSOE)

UNITED KINGDOM

Sir Graham WATSON (LibDem/ALDE)

 

E questo é  il testo della propaganda: (mi sono permesso qualche sottolineatura)

Il rigore di bilancio su cui hanno puntato i governi, pur necessario per affrontare la crisi del debito, anche per l’eccessiva compressione dei tempi di attuazione ha avuto l’effetto di aggravare la spirale depressiva, compromettendo lo stesso obiettivo del risanamento. Occorre pensare in termini nuovi. Accanto al completamento del mercato unico, specie nel comparto fondamentale dei servizi, si deve ormai con urgenza porre mano ad un Piano straordinario che faccia ripartire lo sviluppo. Uno sviluppo sostenibile, fondato sulla realizzazione di infrastrutture europee, sulle nuove tecnologie, sulle nuove fonti di energia, sulla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale, sulla ricerca di punta, sull’istruzione avanzata e sulla formazione professionale.
Un tale Piano deve innanzitutto promuovere l’occupazione con un volume di risorse destinate ad investimenti in beni pubblici europei tale da generare alcuni milioni di posti di lavoro, in particolare in quei Paesi nei quali l’emergenza sociale della disoccupazione di massa ha raggiunto livelli allarmanti, tali da mettere a rischio le stesse democrazie.

Queste risorse finanziarie aggiuntive si possono ottenere mobilitando risorse proprie dell’Unione (quali ad esempio una tassa europea sulle transazioni finanziarie e una tassa sulle emissioni di carbonio), capitali privati (con Project bonds europei) e risorse messe a disposizione dalla Banca Europea per gli Investimenti.

La cooperazione intergovernativa si è rivelata del tutto insufficiente. Il Parlamento europeo si sta muovendo, anche in vista delle elezioni del 2014. Ma per dare una spinta decisiva a un processo troppo lento occorre che si levi finalmente una voce dai cittadini europei.

Di qui l’importanza della proposta, avanzata da un ampio  schieramento di forze, dai movimenti federalisti ed europeisti, dai sindacati e da numerose associazioni della società civile di una Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE), sulla base del Trattato di Lisbona (art. 11) per un Piano europeo straordinario per lo  sviluppo sostenibile e per l’occupazione. Questa proposta merita di essere sostenuta con forza.

L’integrazione europea stato il grande contributo di civiltà che l’Europa ha offerto al mondo, dopo che per sua responsabilità per due volte esso si era lacerato con due sanguinose guerre mondali. Il processo di unione ha assicurato all’Europa la pace per oltre 60 anni e il raggiungimento di un benessere senza precedenti nella storia. Ha costituito un modello per l’intero pianeta.

Ora tutto questo a rischio. I cittadini imputano la responsabilità della crisi all’Europa che è percepita come un ostacolo, come una fonte di disuguaglianza tra i cittadini e tra gli Stati, non più come una speranza per il nostro futuro. Il ritorno del nazionalismo può essere contrastato solo se i cittadini pretenderanno che l’Europa dimostri di saper rispondere ai loro bisogni. E’ dunque venuto il tempo di aprire le vie ad una presenza attiva dei cittadini europei nel mondo di oggi e di domani.

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6 “Trucchi” per Convincere Qualcuno

Pubblicato su 7 Aprile 2015 di Claudio Cardone

Il libro di Cialdini: “Influence: The Psychology of Persuasion” mi era stato consigliato parecchio tempo fa, ma non l’ho mai letto. Nel frattempo che mi decido, per caso ho trovato su youtube questo video molto carino, basato sul libro di Cialdini, sui 6 fattori che influenzano le persone ad accettare una proposta. Lo posto qui cosí me lo ricordo!!

Enjoy.

 

AGGIORNAMENTO (15/02/2016)

 

Come spesso capita, ho poi acquistato il libro casualmente passato sotto i miei occhi tempo dopo e l’ho letto. Ne riassumo qui di seguito i punti principali, ovvero le “leve” più diffuse della persuasione:

 

  1. Principio del contrasto: una cosa ci appare diversa in relazione a ciò che lo circonda, lo precede o lo segue
    • passare dalla cosa più valida verso quella più scadente, fa sembrare eccellente la prima proposta
    • prima il peggio, poi un ripiego: partire da una proposta inaccettabile per poi ripiegare su una un po’ svantaggiosa, ma non estrema
  2. Principio della reciprocità: bisogna dare “qualcosa in cambio”
    • offrire un dono spinge alla necessità implicita di contraccambiare
    • offrire una seconda chance dopo un rifiuto ad una prima proposta/offerta spinge a non rifiutare per la seconda volta (simile a “peggio poi ripiego”)
  3. Principio della coerenza: l’impegno a una parola data o scelta fatta viene mantenuto per percepirsi coerenti con se stessi, per aderire ad una IMMAGINE DI SE’
    • chiedere un piccolo assenso, una volta ottenuto chiederne uno più impegnativo (es. sondaggio prima di una richiesta)
    • potere di una dichiarazione scritta (sono io che l’ho scritto, “quindi lo penso”)
    • più una cosa richiede impegno, più ha valore (es. dure prove per essere ammesso a un gruppo)
    • piccole ricompense: portano ad un impegno interno (non dare grandi ricompense in relazione a grande impegno: l’impegno deve essere qualcosa che si fa “per sè”, non per la ricompensa) – in relazione al punto precedente
    • far sentire l’individuo responsabile per la propria scelta
  4. Principio della riprova sociale (o della moltitudine) : se molti lo pensano/lo fanno, dev’essere vero
    • funziona bene in caso di dubbio sul da farsi
    • funziona bene se la riprova è data da soggetti simili a sè
  5. Principio della simpatia: se è simpatico allora è buono/merita fiducia
    • si sfrutta la simpatia o l’amicizia (non dire di no ad un vantaggio per un amico, non mettere in discussione amicizia)
    • il favoritismo coinvolge ovviamente la bellezza e l’attrattività fisica
    • uso della mimesi: si favorisce o comunque si accettano proposte da chi è simile a noi (stessi interessi, comportamenti)
    • fare complimenti, anche se falsi, rende implicitamente simpatici
    • familiarità: essere almeno noti all’interlocutore favorisce una preferenza rispetto ad altri meno noti (cfr elezioni politiche)
    • far intendere che si sta cooperando ad uno stesso scopo (es. vado dal capo per vedere se riesco a farle avere uno sconto)
    • si tende ad associare la persona alle emozioni che ha dato (es. portatori di cattive/buone notizie, pranzi di lavoro -> associazione con il buon cibo) e associarsi a cose/persone vincenti per migliorare immagine di sè, soprattutto se bassa autostima (es. squadre di calcio se vincono vs. se perdono)
  6. Principio di autorità: se lo dice una persona autorevole allora posso “spegnere” il mio giudizio. E’ un principio MOLTO potente.
    • l’autorevolezza include tutte le forme esteriori che la rappresentano, tra cui in particolare: i titoli (Dr., Ing. ..), gli abiti, gli ornamenti che definiscono la posizione sociale e professionale
  7. Principio della scarsità: se una risorsa è limitata nello spazio o nel tempo, accresce la sua desiderabilità
    • l’ultima chance: se si lascia intendere che è l’ultima possibilità
    • informazione soggetta a censura, oppure “riservata” all’interlocutore (es. c’è uno sconto ma lo dico solo a te, fonti riservate dicono che..)
    • scarsità di un bene dopo l’abbondanza: se si è abituati a un certo bene e poi diviene improvvisamente scarso, aumenta la sua desiderabilità. Il risvolto è con le libertà: se una libertà anche minima viene tolta IMPROVVISAMENTE, ci può essere rivolta (diverso è se viene tolta poco alla volta… cfr. principio 3 punto primo)
    • creare competizione intorno a un bene scarso, come avviene in natura (risorse limitate in uno stesso ambiente) porta ad una maggiore concorrenza verso l’appropriazione di quel bene

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Pubblicato in CURIOSITA', PROPAGANDA | 1 Commento |

Chiedere Scusa

Pubblicato su 17 Marzo 2015 di Claudio Cardone

Quando è cominciato a succedere, nel mondo della comunicazione di massa, che fosse bandita l’usanza di chiedere scusa? Quale esperto di comunicazione ha deciso che “non si fa”?

Questa vetusta parola sembra sempre più fuori moda nella politica, nel giornalismo, nella comunità scientifica e, di conseguenza, anche nelle chiacchiere da bar e soprattutto in un qualunque social network, dove l’assenza di scuse per qualsivoglia motivo è equivalente a un vuoto pneumatico.

Per tutte le eventuali cazzate che ogni tanto dico e scrivo, vi chiedo scusa, se non l’ho fatto a suo tempo.

W le scuse. Pupetta docet:

 

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Lamarckismo 2.0

Pubblicato su 29 Gennaio 2015 di Claudio Cardone

giraffa lamarckNel precedente articolo parlavamo della velocità di divisione cellulare dei vari tessuti e delle possibili mutazioni dovute a errori nella replicazione che sfuggono al “proof-reading” e ad altri sistemi di correzione cellulari.

Prendo spunto da queste basi per scrivere – per non dimenticare – un appunto riguardo all’eterno match tra Darwiniani e Lamarckiani, anche se la storia del pensiero scientifico ha consegnato ormai da tempo ai primi la palma della vittoria, relegando il pugile lamarckiano a un dimenticatoio dal quale non sembra essere più uscito, se non per firmare autografi a pochi e denigrati amatori.

Ora, provocatoriamente, vorrei riportare un po’ di luce e speranza ai lamarckiani. Suvvia, non tutto è perduto (forse).

Ricordiamo che l’oggetto principale della disputa riguarda il confronto tra casualità e finalismo. Secondo Darwin la selezione naturale agisce su una base casuale: si tratta di quella che, più tardi, venne definita mutazione cellulare. Le mutazioni sono generate casualmente nelle cellule, per esposizione a fattori mutageni o per errori di replicazione cellulare, e quando questo avviene a livello seminale, si propagano alla prole. Così, la selezione attua su variazioni che si sono generate casualmente e non “al fine” di rispondere ad un particolare problema ambientale.

Secondo Lamarck, invece, è proprio l’ambiente che segna la strada come stimolo adattativo e “spinge” l’organismo a trovare una soluzione per vivere e propagarsi meglio in quell’ambiente. Sarebbe l’ambiente, quindi, a stimolare le “mutazioni giuste” nell’organismo, che con un meccanismo di azione-reazione, risponde alle variazioni ambientali attraverso le successive generazioni.

La provocazione – e lo spunto di riflessione – è: cosa sappiamo davvero sulla casualità delle mutazioni?

Mi si dirà: sì che ne sappiamo, da un punto di vista matematico si presentano come dovute al caso. I nostri modelli matematici e biologici ci permettono di dire che il modo in cui una colonia batterica risponde ad un ambiente ostile (es. con presenza di un antibiotico) generando degli individui adattati (es. antibiotico-resistenti) è dovuto a mutazioni casuali, non certo specifiche e indotte dalla presenza di un tal fattore ambientale ostile o limitante (l’antibiotico, nell’esempio).

Tuttavia: è plausibile che un organismo o una colonia, sottoposti ad un ambiente avverso, almeno come reazione AUMENTINO la propria variabilità interna?

Con variabilità interna intendo, ad esempio ma non solo, la presenza di mutazioni, di errori di replicazione. Credo che questo sia stato giá osservato nei batteri (sbaglio?), perché non dovrebbe verificarsi anche in altre forme di vita (uomo incluso)? A me sembra biologicamente sensato: l’organismo non riesce a risolvere un problema e quindi induce maggiore variabilità affinchè almeno una delle strade percorse (una delle mutazioni) risulti soddisfacente. Il passaggio successivo per un buon lamarckismo é che possa analogamente accadere tanto nella linea somatica come in quella germinale, e che vi sia un collegamento fra le due variabilitá. Se non a livello di individuo, almeno a livello di generazioni successive e quindi di gruppo o specie, il problema sarà risolto e superato.

Non sarebbe questa una piccola rivincita lamarckiana? Dopotutto, anche se non è finalismo duro e puro, si tratta pur sempre di qualcosa una modifica che l’ambiente induce e che “passa” alla generazione futura.

In medicina cinese si dice che ciò che viene appreso (come un meme) può passare come eredità alle generazioni future: chissà che non sia possibile trovare anche per questo un corrispettivo nella ricerca scientifica. L’epigenetica con cui oggi molti si bagnano le labbra e che già era qualcosa di assolutamente immaginabile e comprensibile decine di anni fa (leggere un qualunque testo di genetica  de ‘na vorta, io avevo il Russel), non è altro che la formalizzazione dell’idea che l’ambiente cambia i geni. Possiamo quindi immaginare che modifiche che avvengono nei geni “somatici” avvengano parallelamente in quelli “seminali” sotto opportune condizioni?

Questo sarebbe un po’ l’equivalente molecolare dei “neuroni specchio”: la modifica somatica viene specchiata da quella seminale. Impossibile? Chissà.

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EPIC FAIL su “Science” : un errore da dilettanti

Pubblicato su 15 Gennaio 2015 di Claudio Cardone

casualitàRecentemente è stato pubblicato sulla rinomata rivista Science un articolo scientifico sul cancro che ha generato un certo dibattito. Ne ho letto per caso una sintesi su Wired. Come mai è un tema caldo?

Gli autori della ricerca (C. Tomasetti e B. Vogelstein – quest’ultimo soprattutto molto noto) sostengono che la maggior parte dei casi di cancro è determinata da errori casuali nella replicazione cellulare, ossia hanno poca influenza i fattori ambientali ed ereditari. Caspita, una bomba, detta così! Ma la loro ricerca dice davvero questo? Andiamo a vedere i fatti:

I tessuti del corpo umano si rinnovano con una certa frequenza, attraverso un pool di cellule staminali che, dividendosi e poi differenziandosi, danno origine a nuovi elementi del tessuto (fanno il turnover). Tomasetti e Volgenstein (T & V) hanno individuato una forte correlazione tra il tasso di turnover tessuto-specifico e il rischio di cancro statisticamente rilevato (negli USA) a carico di quel tessuto. Ossia: più le cellule di un tessuto vanno incontro a replicazione, più è “facile” che in quel tessuto si verifichi una proliferazione tumorale.

Inoltre, gli stessi autori hanno verificato che per alcuni tessuti il rischio di cancro era significativamente superiore rispetto al turnover cellulare: in questi casi spesso si possono individuare dei fattori ambientali o ereditari che agiscono come cancerigeni specifici: ad esempio il vizio del fumo influisce significativamente sul rischio di cancro ai polmoni ma non su altri tessuti presi in considerazione.

Fin qui tutto ok.

Ma come è possibile che da questi dati sperimentali gli autori (e chi li segue) arrivino a dire che la CAUSA dei 2/3 dei tumori è prevalentemente SPIEGATA da errori casuali nel tasso di replicazione cellulare? Una correlazione NON E’ una causalità, perdio! Questo lo sa qualunque dottorando e, sperabilmente, qualunque laureando in materie scientifiche!

Leggiamo insieme cosa dicono gli autori:

“We show here that the stochastic effects of DNA replication can be numerically estimated and distinguished from external environmental factors. Moreover, we show that these stochastic influences are in fact the major contributors to cancer overall, often more important than either hereditary or external environmental factors.”

“A linear correlation equal to 0.804 suggests that 65% of the differences in cancer risk among different tissues can be explained by the total number of stem cell divisions in those tissues.”

“The incorporation of a replicative component as a third, quantitative determinant of cancer risk forces rethinking of our notions of cancer causation. The contribution of the classic determinants (external environment and heredity) to R-tumors is minimal” (R-tumors sarebbero i tumori dovuti ai soli errori di replicazione, secondo loro)

Notate il salto logico deduttivo:

1- Sappiamo che nella replicazione cellulare si possono determinare errori, e possiamo quantificare questi errori

2- Questi errori POSSONO essere indipendenti da fattori esterni di disturbo, ossia si possono generare casualmente. (Occhio: non “sono indipendenti”, ma “possono esserlo” !)

3- Maggiore è il tasso di replicazione, maggiore è il rischio di cancro per un tessuto

QUINDI

4- Sono gli errori casuali, intrinseci al processo di replicazione, che DETERMINANO con maggiore probabilità il cancro in quel tessuto

Vi torna?

correlazione aereoNO! ASSOLUTAMENTE NO! Il fatto che vi siano degli errori casuali intrinseci al processo di replicazione non implica che quegli stessi errori non siano anche influenzabili da fattori esterni!

Quanti passaggi salta questo ragionamento fallace che fanno gli autori ? Immaginiamo che, come solitamente si ritiene, una cellula tumorale nasca a causa di una mutazione di una cellula sana. Seguendo l’interessante ritrovamento di T & V (perchè è in effetti interessante), questa mutazione avverrà molto probabilmente a seguito di un errore di replicazione cellulare, ossia:

errore di replicazione ->  si origina una cellula possibilmente tumorale -> si sviluppa effettivamente un tumore -> il tumore entra nelle “statistiche” mediche

Nessuno di questi passaggi è “scontato”: avremo tanti errori che non danno origine a cellule possibilmente dannose, tante cellule tumorali che non daranno origine a un tumore, tanti tumori che non vengono diagnosticati (ed è possibile che alcuni passino più inosservati di altri).

In questi passaggi possiamo benissimo immaginare fattori esterni che influenzino il percorso verso la formazione di un tumore, ossia fattori che facciano fare “più errori” durante la replicazione, o che facciano fare errori “più inclini a dare esito tumorale”.

Questi fattori che influenzano la replicazione cambierebbero la forte correlazione trovata dagli autori? NO se sono fattori a-specifici, ossia fattori che impattano su tutti (o molti) tessuti allo stesso modo! Esempi:

– Un patogeno a cui siamo esposti e che attacca ASPECIFICAMENTE le cellule durante la loro replicazione (più le cellule si replicano, più il patogeno ha opportunità di attaccarle e trasformarle in tumorali)

– Un fattore ambientale cancerogeno ASPECIFICO, ad esempio un vecchio rifiuto nucleare radioattivo: chi si trova nei pressi è maggiormente investito da quella radioattività, e le sue cellule (tutte), durante la replicazione, ne vengono influenzate.*

Allora, fermo restando che quel patogeno o quel rifiuto radioattivo non cambiano assolutamente nulla nella correlazione tra tasso di replicazione cellulare e rischio di cancro, vi sembra che si possa dire a chi è esposto al patogeno o alle radiazioni che se gli viene il cancro è per pura casualità? Chi è che gioca “a major role” nella genesi del cancro, il fattore che influenza la replicazione cellulare o il “bad luck”?

T&V fanno finta che queste eventualità semplicemente non esistano: per loro esistono “solo” gli errori genuinamente casuali o comunque sono solo quelli (e/o i fattori specifici) che danno origine al tumore!

Molti hanno rilevato incongruenze nello studio di T&V, ad esempio l’ IARC , Silent Spring , ecc. , però mi pare che il livello del dialogo sia su un contrasto di tipo fattuale, ossia: vediamo che ci sono fattori (come la radioattività, l’esposizione al sole) che non sono intrinseci, inevitabili o casuali, ma che aumentano il rischio di tumore nelle popolazioni o individui esposti ad essi, come fanno a dire T&V che sono ininfluenti?

Il problema non è lì. Prima ancora di una confutazione fattuale, qui c’è un problema logico-deduttivo: LA CORRELAZIONE NON E’ CAUSALITA’. E se i referee di Science non se ne sono accorti, se i commentatori scientifici che ne parlano non se ne sono accorti, siamo messi male. Un ragionamento deve avere prima di tutto coerenza interna.

Detto ciò, lo studio in sè è interessante, il problema sono le conclusioni che se ne traggono. Secondo me l’importanza che riveste l’analisi fatta da T&V risiede nel fatto che risulterebbero evidenti due cose:

1- il momento chiave in cui si origina un tumore risiede nella replicazione cellulare

2- ci possono essere molti cancerogeni che agiscono in maniera aspecifica, ossia modificando la tendenza di tutti o molti tessuti a sviluppare cellule tumorali durante il turnover

Insomma, sarebbe bastato “volare un po’ più basso” e lo studio, pur rimanendo interessante e valido, sarebbe stato più ragionevole. Ma la sensazione che mi resta è che alcuni ricercatori di fronte ad una correlazione forte si sentano come il bambino che ha trovato le caramelle e perdano qualunque sensatezza, così può capitare che i dati dicano una cosa, e le interpretazioni un’altra (qui un altro esempio famoso).

*E’ bene tener presente peraltro che le cellule che hanno un turnover maggiore, banalmente, sono proprio quelle più esposte a stress esterni ! Es. la cute, o l’apparato digerente, le cellule del sistema immunitario..

correlazione autismo

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Pubblicato in LOGIC CHECKING, RICERCHE, SCIENZA | 4 Commenti |

Grecia: Ecco Quello Che Accadrà

Pubblicato su 5 Gennaio 2015 di Claudio Cardone

Una piccola previsione, la butto lì, solo perchè mi piace dire “l’avevo detto”!

Sappiamo che la Spagna attualmente (fino a quando?) è uno dei piiiccoli fiori all’occhiello europei perchè – dicono – si vede la ripresa. La Grecia potrebbe diventare lo spauracchio per chi vorrebbe smantellare l’unione monetaria?

Dichiarazione tedesca di questi giorni è che la Grecia non è più di “importanza sistemica”, ossia se vuole uscire dall’euro non importa. Certo, dopo che l’esposizione verso la Grecia è stata ridotta al minimo, i creditori esteri non hanno di che aver paura, considerate anche le dimensioni dello stato greco nell’Unione. Eppure Tsipras dice che non vuole uscire dall’euro, ma vuole ottenere (con quali leve?) un capovolgimento delle politiche europee.

Ecco la previsione, semplice semplice: il futuro governo Tsipras – com’è nei suoi intenti – “sbatte i pugni sul tavolo”, si ritrova di fronte ad un muro e non si forma una “grande coalizione” della periferia dell’Unione. Si arriva ad un impasse che si risolve con l’uscita della Grecia dall’euro (valutata come “realistica” dalla Merkel, non da Tsipras!). Considerato lo stato attuale della Grecia, questo si traduce in un ulteriore disastro economico (almeno nel breve-medio periodo?), un bell’esempio da mostrare ai partner europei per far vedere “quello che accadrebbe” se non si rispetta la disciplina. Plausibile?

Risultato: crollo delle dissidenze intraeuropee e dei movimenti simili a Syriza (cfr. Podemos), e qualche altro anno di crisi “a buon mercato”.

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50 Sfumature di Tsipras

Pubblicato su 1 Gennaio 2015 di Claudio Cardone

“La lista Tsipras è una colossale operazione di gatekeeping. Il fatto che a sinistra possa esistere un dibattito su una roba simile equivale a un certificato di morte.” A. Bagnai, 11/06/2014

 

Comincio l’anno con un bel post polemico, tanto per cambiare. Post che nasce da un’emozione: il rammarico per l’ondata di disperata speranza riposta nei neo-movimenti di sinistra (Syriza, Podemos, ex- lista Tsipras..). L’ossimoro non è casuale, così si capisce subito da che parte sto.

Ora, altri migliori e più preparati di me potrebbero argomentare nel dettaglio le proposte politiche e dissertare sulle ricette economiche, ma io non voglio convincere nessuno (anche se a volte sono tentato). Piuttosto, dato che un’idea personale me la sono fatta, vorrei che questi (sedicenti) neo-partiti e chi li segue convincessero me, se proprio vogliono, e quelli “come me”.

PERO’..

Per convincere servono alcuni requisiti, diciamo:

1. La speranza non è come la gnocca, ovvero non si dà per simpatia, perchè magari lui ha lo sguardo magnetico, per un bicchiere di troppo o perchè non si batte chiodo da tempo e l’ormone comanda. La fiducia non si dà perchè “dai, quello parla bene ed è di sinistra (/destra) e quindi siccome io/i miei amici/la mia famiglia siamo di sinistra (/destra) allora gli credo”. No, (no, signori miei, direbbe il piccolo renzi) la fiducia e la speranza si danno se ci sono delle premesse fondate e logiche per darle. Le parole sono importanti caro Nanni! E infatti noi diciamo che la speranza SI RIPONE, ovvero si POGGIA SU QUALCOSA. Quindi il “vediamolo all’opera prima di giudicare” sapete dove potete metterlo, o meglio riporlo.

2. Non è sufficiente “avere tutti contro” per essere del partito dei buoni. Chiunque stia seduto su una poltrona tende a non volerla cedere ad un altro, e non perchè l’altro sia necessariamente un benefattore. Chi ha studiato storia avrà sicuramente in mente una pletora di esempi di rivoluzioni finite male e di elefantiache idee politiche che hanno partorito piccoli… ratti istituzionali (oggi sono ispirato). Tsipras ha tutti contro? Iglesias* ha tutti contro? Beh, pure Grillo aveva tutti contro (sia quando voleva uscire da euro, sia in tutti i suoi ripensamenti). L’alternativa ad una elite può essere un’altra forma di elite. Per dire.

3. Serve coerenza e conseguenza. Mi è poco comprensibile ad esempio un Montero Soler che prima dà conferenze sull’uscita dall’euro e poi, avvicinatosi a Podemos, parla di ristrutturazione del debito… come si spiega?

Da questo stesso punto 3 discende che: non si comincia una battaglia dicendo il falso per poi fare il vero. Ovvero: non è coerente e conseguente una proposta politica in cui non si parla di eurexit perchè “fa paura alla gente” e allora si ammorbidisce la pillola o si tenta di rivoluzionare il sistema “dall’interno”. Questo è Civatismo! Anche i paraculi sapete dove potete.. riporli. Le proposte politiche in cui sono gli illuminati a governare – perchè il popolo non capisce – non sono proposte democratiche. Questo è “di sinistra” quanto lo è D’Alema.

4. Non ho letto e non ho studiato tanto. Ma – fra altre cose – mi è capitato di leggere Bagnai. Leggere un autore non significa leggere quello che altri dicono di lui oppure dare un’occhiata veloce al suo blog. Significa precisamente LEGGERE (e rileggere se non si è capito). Ieri sentivo un qualche “ics” giornalista chiedersi come mai in Italia c’è una forte sfiducia verso euro addirittura più della Grecia. Ullalà che strano: l’opinione pubblica si forma con l’informazione (appunto), e in Italia la divulgazione scientifica sull’argomento ha un solo nome: Alberto Bagnai**. Se in Italia ci sono dei partiti “no-euro”, quale che sia l’opinione che si abbia su di essi, è perchè c’è qualcuno che ha fatto divulgazione sul tema. Dunque, dal mio personale punto di vista, se qualcuno vuole discutere di ricette di politica economica che coinvolgano l’argomento Euro-Unione Europea-Austerità deve ALMENO aver letto Bagnai, se è italiano. Oppure ancor meglio direttamente la letteratura scientifica, se uno può (che vuol dire Ideas, non il sole24ore, lavoce.info o simili).

Detto ciò, lei, signore, lei che vuole uscire dalla crisi restando nell’euro così com’è (“Euro”, non “Europa”), deve prima confutare chi ha argomentato queste tesi prima di lei, sa. Ah non lo sapeva? Non le avevano detto che si discute di queste cose già da vent’anni e più? La capisco, anch’io me ne sono accorto tardi: i figli, le bollette, si sa.. ci si distrae. Ci rivediamo fra un po’ allora: si prenda tempo.

Perchè sennò si finisce come questa qui, che dice di leggere ma evidentemente non lo fa.

 

 

*…ma come parla bene, Iglesias! Che spreco di capacità dialettiche, perdìo!

**e credo vada riconosciuto merito a Claudio Borghi – oltre che per la divulgazione – soprattutto per aver portato un dibattito accademico all’interno di un partito politico (l’unico disponibile ad accoglierlo). Perchè, diciamolo, se il tema non fosse stato portato in politica da un partito, col cavolo sarebbe giunta all’opinione pubblica una pur minima idea della versione dei fatti dei “cosiddetti” no-euro. 

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Pubblicato in ECONOMIA E POLITICA, PROPAGANDA | 2 Commenti |

Come Dar Vita a un Movimento (di persone !)

Pubblicato su 20 Settembre 2014 di Claudio Cardone

Su Ted.com ci sono tanti video interessanti, quello che segue è un bell’esempio: breve, efficace, pratico. Il relatore spiega cos’è che permette ad un movimento di nascere e di passare da una fase embrionale (un tizio isolato che dice o fa qualcosa) a una di massa.

Secondo lui, le fasi critiche sono 2:

  1. La prima: il primo “follower”, colui che riprende, emula e/o diffonde l’idea del leader
  2. Il raggiungimento di una “massa critica”. Non ricordo se lo dice esplicitamente (non l’ho riguardato prima di postarlo) ma secondo me si evince abbastanza chiaramente. Ricordo bene (anche se al momento non lo trovo) un bell’articolo di Wired che dimostrava le similitudini tra il Web e le citazioni scientifiche: per entrare nella “cerchia buona” (dei siti più visitati, degli scienziati più autorevoli) bisogna avere una sufficiente “spinta”: è la massa critica, il momento in cui si aggiungono in maniera esponenziale nuovi follower/lettori/citazioni, ecc.  Nel filmato che segue, notate quanta gente “passiva” sta a guardare, il pubblico che è – in potenza – la nuova base del movimento, l’uditorio che viene suscitato al momento di culmine della massa critica.

 

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Due parole sulla Scozia e i sondaggi

Pubblicato su 19 Settembre 2014 di Claudio Cardone

scozia sondaggi

Il grafico qui sopra è preso da una pagina molto ben fatta del sito della BBC. C’è l’andamento dei sondaggi secondo vari istituti statistici, molto “istruttivo”.

Ora, partiamo da un disclaimer: non ho letto molto sulla questione scozzese e sono un gran ignorante, solo voglio condividere qualche impressione e riflessione generale. A partire dall’importanza dei sondaggi nelle scelte strategiche su come orientare le risposte dell’elettorato. Butto lì qualche input:

Date un’occhiata ai sondaggi sul sito della BBC, a questo link. Tutti i sondaggisti danno in crescita il fronte del Sì fino agli ultimi giorni. 3 di essi (You-Gov e soprattutto ICM) danno un punto di sorpasso del Sì, in linea con la sua crescita progressiva, dopo le prime 1-2 settimane di settembre. Panelbase non arriva al sorpasso ma a un sostanziale pareggio. Dopo quel punto, le strade si separano e si inverte la tendenza: il No cresce, il Sì decresce.

Negli ultimi giorni prima del referendum è stato molto marcato l’accento sull’aspetto economico e sui problemi che potevano derivare, secondo alcuni, dalla separazione della Scozia. Da notare anche quanto i sostenitori del fronte del Sì ci tenessero a sottolineare che sono europeisti, pro-europa, pro-euro.

Qualche esempio di intervento sugli aspetti economici: la Deutsche Bank, il 14 settembre ; Alan Greenspan, 16 Settembre . Sicuramente i supporter del No, così come quelli del Sì, hanno intrapreso da parecchio tempo una campagna mediatica ad ampio spettro, basta guardare la lista degli endorsement, disponibile a questo link . Invito a dare una occhiata particolarmente al supporto della carta stampata. La copertura televisiva non è “tracciata” tra gli endorsement ma se mi dovessi lanciare in una previsione suppongo che stampa e Tv non siano poi così distanti, sotto questo aspetto.

Ultimo elemento che mi sento di segnalare, l’ingresso degli USA (oltre a Greenspan) direttamente nel dibattito attraverso le personalità dei consorti Clinton e dell’immancabile Obama, proprio a pochi giorni dal voto.

Come si dice spesso, ormai: “Tutto si decide nell’ultima settimana”.

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Il Giornalismo, Podemos, l’Europa

Pubblicato su 12 Settembre 2014 di Claudio Cardone

Ma guardatevi quest’intervista (in spagnolo):

Ci sono tante belle cose:

  1. Una giornalista CHE FA DOMANDE. Ne vedete mai così nella tv italiana? Avete presente quelli che dicono “il giornalismo americano che figo”, “loro sì che fanno domande”, ecc. ? No, non c’è bisogno di fare tanto gli ammerikani e infilare “So what?” “by the way” e altre locuzioni molto yeah in mezzo ai discorsi. I giornalisti che fanno domande circostanziate, pungenti e basate sui fatti ci sono anche nella nostra cultura latina (che dovrebbe essere critica). E in Italia ne abbiamo avuti, perlomeno, e sicuramente ce ne sono ancora.. fuori dalla TV. A volte è anche il modo in cui viene gestito il confronto nei talk show che non permette alcun tipo di approfondimento, anche (e soprattutto) in caso di “ospiti di buona qualità”
  2. Un politico che risponde – il più delle volte – senza troppi giri di parole. Si può essere d’accordo o no con i contenuti, ma la dialettica di Iglesias è sopraffina. Anche se in quest’occasione si è fatto cogliere più volte in castagna
  3. Anche in Spagna serpeggia l’idea di rottura dell’euro, prima o poi. E Podemos su questo nicchia, alla Tsipras: mai dire “se le cose non funzionano, ce ne andiamo” ma sempre “bisogna tentare altre strade”, “riformare”, “ristrutturare”, “fare una nuova Europa”… Questo si sapeva: la cosa singolare è che sembra che Iglesias e l’economista in studio (Gonzalo Bernardos) condividano tutto sommato la stessa visione, eppure il secondo incalza il primo affinchè.. la dica grossa. Questo perchè certe cose NON si possono dire, chiaro?
  4. Bello sto’ Bernardos, in pratica se ho capito bene la sua idea (citata qui) sarebbe darsi un tempo massimo per riformare l’UE (6 mesi??) e poi, se non si è risolto nulla alla scadenza, uscire. Così lo sanno tutti quando si cambia moneta no? E poi si preoccupano degli speculatori.. mah.

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