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La Primavera Della Scienza

Archivi mensili: Febbraio 2013

Del senno di poi son piene le urne

Pubblicato su 27 Febbraio 2013 di Claudio Cardone

 

Mi tolgo qualche sassolino dalla scarpa riguardo alle ultime elezioni:

1) Vedo gente che comincia ad accorgersi che esiste M5S, dopo che un quarto dei votanti ha messo una crocetta su M5S. In realtà molti di quella “esistenza” si erano accorti anche prima, ma spesso solo per gridare al populismo o alla buffonaggine del capo. Non ritengo di essere un grillino, ma il modo molto approssimativo con cui è stato trattato il fenomeno fa pensare alle solite due cose:  ignoranza o malafede.

Ora, magicamente, sento parlare di una “forza politica rispettabile”, e a me questo “senno di poi” fa moderatamente schifo. Questo “senno di poi” è anche figlio dell’idea per cui non conti niente e non conta nulla ciò che dici se non sei già in una posizione di forza, ovvero: con il 25% dei voti sei rispettabile, ma se ancora non hai dimostrato il tuo potere ti si può trattare senza alcun rispetto. E questo non per fare una apologia del M5S, sia ben chiaro, io i miei dubbi li ho espressi apertamente e per iscritto. E’ solo per riferire di una certa attitudine a “liquidare” i fenomeni senza approfondirli.

2) Le osservazioni appena fatte non fanno che rimarcare il concetto che in Italia abbiamo una certa difficoltà con i tempi: dimentichiamo facilmente il passato, siamo confusi di fronte al presente, e soprattutto prendiamo delle cantonate pazzesche quando prevediamo il futuro. Gli unici che con il futuro hanno una certa dimestichezza sono Berlusconi (& Co.) e Grillo (& Ca. 😀 ), perchè loro malgrado sono assistiti da gente che due calcoli sulla pubblicità e il marketing li sa fare.

3) Mi sono anch’io stupito della rimonta di Berlusconi, ma non troppo, e per diversi motivi. Innanzitutto i voti li ha persi eccome, così come li ha persi l’area di centrosinistra: quando hai un nuovo partito che ti entra con il 25%, le dinamiche di spostamento dei voti non credo siano così facilmente prevedibili. Quelli che poi vanno dicendo che Grillo e Berlusconi sono “uguali” dovrebbero anche chiedersi perchè i voti sembrano essersi spostati più dal centrosx che dal centrodx verso M5S… ma si sa ognuno vede i fatti a seconda di come si abbinano alle camicie.

Secondo suggerimento è che – ohibò – Berlusconi non è l’unico ad aver fatto promesse. Il governo tecnico ci aveva promesso di salvare l’Italia, e prima delle elezioni il centrosx era tutto un brodo di giuggiole per Monti. Ancora oggi, non mi è ben chiaro cosa li distingue, nelle loro 50 sfumature di grigio di europeismo & “austerità con crescita” (che è un concetto un po’ come i “Moderati in Rivoluzione” di Samorì. O come le convergenze parallele. E’ così, ci piace fare ossimori a cazzo).

In sostanza, dopo aver bevuto l’amaro calice del governo tecnico tanta gente magari non ha più molta voglia di ascoltare grandi progetti e, come si fa quando si è molto sfiduciati nel futuro, si cerca di “portare a casa” almeno qualcosina nel presente. Ad esempio la restituzione dell’IMU o le parcelle di Equitalia. E’ un comportamento razionale, per quanto approssimativo.

4) A proposito di IMU, quelli che parlano di propaganda farebbero bene a tenere in considerazione una cosa: quale credibilità ha uno che ti ha messo la tassa dicendo che era indispensabile e poi sotto elezioni ti dice che non lo è più? E invece, quale credibilità manifesta uno che ti manda un impegno scritto a casa? Per quale motivo mai Berlusconi ha speso una marea di soldi per inviare a casa delle persone il contratto con gli italiani nel ’94, la storia della sua vita poi, e oggi la lettera per la restituzione dell’IMU?

Qui il problema evidentemente E’ la credibilità, e il Biscione ne è perfettamente consapevole. La cosa di cui molte persone mi sembrano poco consapevoli è che la propaganda c’è da entrambe le parti (o meglio da tutte le parti), solo che una di esse (Silvio) è un po’ più spudorata e abituata a farla. Forse si finisce per credere alle balle perchè c’è un vuoto di credibilità, perchè se continuamente ci si ritrova di fronte a menzogne magari, come dicevo prima, si comincia a lasciar perdere “i grandi discorsi” e accontentarsi della speranza di ottenere un minimo risultato, quale che sia.

5) Per quanto riguarda il risultato elettorale nel complesso, per coloro come me che non credono alla “versione ufficiale” della crisi economica il risultato non è nè bene e nè male (e credo che da bene e male sarebbe opportuno astenersi in egual misura). Se i nostri problemi economici non risiedono tanto nella politica interna ma nel rapporto con l’estero, con buona pace di PD, PDL e di quell’area del M5S che non ha le idee chiare sull’euro, nessuno di loro ha le carte per affrontare la questione (al massimo qualcuno di loro ce le ha per subirla, la situazione). Personalmente, mi auguro solo che un po’ di variabilità, scompiglio e diversità nella scena politica faccia affiorare discorsi meno omologati e ci renda tutti un po’ più curiosi e inclini ad approfondire le cose.

6) Mi piacerebbe che la finissimo di tifare in politica come alle partite di calcio.. l’atteggiamento del tifoso è di quello che vuole che lo spettacolo vada avanti, non importa le partite truccate, i giocatori che si dopano, gli indebitamenti e la violenza tra fedi opposte. O meglio, importa, ma non è sufficiente a smettere di tifare, quello no. Si finisce per parlare di “noi” e “loro”, di rossi e di neri, così è facile classificarci.*

Così come lo stesso Grillo – o chi per lui – fa in questo post, incitando ad un atteggiamento manicheo e utile solo a creare incomprensioni. I militanti del M5S devono trovare la forza per tirarsi fuori da questi proclama, e tanto per cominciare non dovrebbe essere Grillo a parlare con Napolitano, visto che non vedo proprio chi l’abbia eletto 😉  Ma tutto va come deve andare..

 

*Tanto per dire, mi rendo conto di averci messo forse un po’ di ipocrisia in questa frase, visto che parlo anche di pro- e contro- euro, però una cosa è parlare di argomenti contrapposti, che ci può stare, in dialettica. Un’altra cosa è suddividere le persone. Io non credo che ci sia un “noi” e un “loro” nella questione dell’unione monetaria, ma che molti non conoscano per niente la questione e prendano partito senza dialogare.

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Pubblicato in ECONOMIA E POLITICA | 2 Commenti |

COMMENTO A: 5 buone ragioni per non votare Grillo

Pubblicato su 24 Febbraio 2013 di Claudio Cardone

Nella categoria “Le parole che non ti ho detto” ci finiscono tutti i miei commenti o interventi che la gente non pubblica perchè evidentemente gli sto sul cazzo. Eppure sono tanto una personcina a modo. Mah

Il primo post in questa categoria spetta a (rullo di tamburi) : Quit The Doner

Complimenti!

Commento un suo articolo su Grillo e non lo pubblica, pare che sono stato troppo poco rozzo per rientrare fra i suoi commentatori.

 

Ho letto il tuo pezzo ed è la prima volta che leggo qualcosa di tuo. L’idea che mi sono fatto è che sei evidentemente una persona intelligente, mi piace il modo in cui scrivi. Nutro anch’io molti dubbi sul M5S ma sarebbe meglio dire su Grillo. Sono gli stessi dubbi che, con toni un po’ accesi e secondo me in diversi casi esagerati, hai descritto tu.

Dico “esagerati” perchè secondo me hai ragione a riscontrare certe incongruenze, ma spesso mi sembra più che tu cerchi di portarle “alla massima potenza” per impaurire il lettore, come nel caso dei paragoni al fascismo o nell’idea che “il lettore non sa niente di storia” se crede a M5S.

Un esempio di questa tua “foga” è il fatto di descrivere i grillini come un gruppo compatto che risponde in maniera stereotipata, cioè ignorando totalmente un fatto, e cioè che per quanto ti possa star antipatico Grillo o Casaleggio, essi hanno dato vita – loro malgrado, diciamo – a un “movimento” di persone, cioè un insieme eterogeneo di gente, riunita in gruppi locali, che spesso la pensano diversamente fra loro. Tu, questa diversità e vivacità non dico che non la cogli – perchè sei intelligente – dico che non la vuoi cogliere. Perchè – giustamente – odi gli atteggiamenti demagogici e volendo trovare “il male”, lo trovi.

Per quanto Grillo abbia degli atteggiamenti dispotici, essi si sono verificati in un crescendo, soprattutto negli ultimi periodi (io seguo – a sprazzi – dal 2006, non so tu). Nonostante questo, dico, ha spesso incitato i suoi “seguaci” ad informarsi, a cercare soluzioni e proporle (anche se spesso magari non le ha ascoltate). Ovvero ha spronato alla differenziazione e alla ricerca individuale. E questo un leader totalitario non lo fa. Questa ricchezza che il movimento oggi ha e che tu non riconosci è l’unico patrimonio – certo, in mano ad accentratori – che non ha alcuna formazione politica nazionale.

I miei 2 cent li ho scritti anche qui: http://www.laprimaveradellascienza.it/la-massa-non-e-una-persona/
e qui: http://www.fanpage.it/scemo-chi-e-legge-e-un-appello-ai-5-stelle/

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Pubblicato in LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO, OFF TOPIC | 9 Commenti |

La logica secondo Civati. Enjoy.

Pubblicato su 20 Febbraio 2013 di Claudio Cardone

http://storify.com/UnTuttologo/civati-e-berlusconiano-ne-ho-le-prove

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La massa NON è una persona

Pubblicato su 20 Febbraio 2013 di Claudio Cardone

folla

Stavo leggendo un post (facebook) di un mio amico che si scaglia contro i pregiudizi riguardo alle coppie gay. Al di là dell’argomento, quello che mi viene da pensare è come certe posizioni di intransigenza, proprie di alcune persone, vengano fuori più facilmente a seconda della comunicazione di massa. Ossia, nel caso specifico, se non ci fosse una amplificazione mediatica di certi atteggiamenti intransigenti verso i gay, chissà forse la fetta di popolazione che reagisce in maniera ottusa all’argomento sarebbe inferiore.

Stessa cosa pensavo riguardo a certi atteggiamenti di chi segue personalità forti, identificandosi nel messaggio che esse lanciano. Penso a due casi per certi versi molto differenti, ma accomunati dal fatto che hanno riunito sotto di sè un movimento, una “tribù” (per dirla con Seth Godin) di seguaci che dimostrano un certo spirito critico, cioè che non si limitano a seguire il guru. Mi riferisco a Grillo (che ha un seguito decisamente folto) e Bagnai (che ne ha molti di meno, ma decisamente agguerriti.. E io in certa misura mi annovero fra questi).

Entrambi, chi più chi meno, hanno generato “troll“, cioè persone che diffondono le idee del leader in modo “più realista del re”, spesso senza accettare critiche, senza essere disposti al confronto e senza vedere gli eventuali limiti del proprio leader (che è umano e, vivaddio, può sbagliare). Penso, ad esempio, ad alcune risposte verbalmente violente ricevute da Le Scienze a seguito di una loro iniziativa che chiedeva la partecipazione del Movimento 5 Stelle. Se accade questo all’interno di comunità che – in modo più o meno marcato – vengono stimolate al pensiero critico*, possiamo anche immaginare come le frange intransigenti possano crescere, rinforzarsi e trasformarsi in presenza di condizioni che, all’opposto, stimolano ad una maggiore uniformità, come accade nelle derive totalitarie.

Personalmente (e per formazione) ne faccio un vincolo biologico, prima che sociale: per avere “vita” e quindi anche vitalità, crescita e riproduzione, uno dei requisiti fondamentali è la variabilità. Così, anche in una “tribù” o in qualunque aggregato sociale, l’uniformità di idee, comportamenti e abilità porta invariabilmente a fenomeni degenerativi o (auto)distruttivi.

In sostanza, a prescindere dalla variabilità, quando si forma una massa di persone essa non risponde più come un singolo individuo, ma forse risponde secondo una qualche “distribuzione”, prevedibile o meno. Non è solo la società a mostrare questo tipo di apparente contraddizione. Prendiamo un esempio (molto banale) sul calcolo delle probabilità: lanciando una moneta abbiamo il 50% di possibilità che esca Testa (T) e il 50% Croce (C). Ma se prendiamo una serie di 5 lanci, avremo che un risultato “T T T T T” o “C C C C C” sarà abbastanza improbabile rispetto ad una distribuzione più variata di Teste e Croci (N.B. parlo di combinazioni e non di disposizioni). Ora immaginiamo di aver tirato 4 volte testa (TTTT): la quinta volta la probabilità di avere di nuovo T dovrebbe essere sempre del 50% (e lo è) eppure dentro di noi pensiamo che, nel complesso, sarebbe l’ora che uscisse C, e quindi potremmo essere tentati di puntare su quello.

Ecco, ognuno di noi è una “Testa”, e potrebbe sempre far uscire la “sua” Testa. Tuttavia all’interno di un gruppo, siccome le leggi della probabilità non sono insite in noi, cominciamo a pensare che forse farebbe meglio a far uscire “Croce”. Diciamo che ognuno di noi, preso individualmente, ha un 50% di possibilità di comportarsi in un modo oppure in un altro; poi, quando questa stessa persona è in un gruppo, la massa “altera” l’espressione della sua individualità e la probabilità dei suoi comportamenti. Allo stesso modo, egli “cede” parte della sua individualità alla massa in cui si riconosce.

Più i messaggi del leader sono forti, duri, violenti verbalmente, più è facile che le frange estreme trovino alimento in questo, e siano più “rappresentate” nella distribuzione “delle Teste”. In parte l’estremismo del leader è funzionale alla sua posizione: a nessuno interesserebbe un leader “moscio”, senza forti accenti o – persino – senza contraddizioni. Le contraddizioni e i toni forti fanno parte della “narrazione” del personaggio, e questo non va sottovalutato, anzi.

Come ho detto in altre occasioni, uno dei libri più intelligenti che mi è capitato di sfogliare riguardo alla politica – e non solo –  è “La guerra civile fredda” di Luttazzi, nel quale viene ben illustrato (facendo riferimento a studi americani) che uno dei punti fondamentali della riuscita politica e sociale di un leader è la narrazione, ovvero la forza (emotiva) del filone narrativo di cui egli dovrebbe essere il protagonista. Questo è fondamentale da tener presente: la maggior parte delle scelte che facciamo è inconsapevole e, anche e soprattutto quando si parla di gruppi sociali guidati da uno (o più) leader, non sono tanto i contenuti che contano, quanto la narrazione degli stessi, il contorno, il colore e l’emozione che ci comunicano.

matrixL’idea del racconto e della narrazione è “dentro” le nostre vite molto più di quanto quotidianamente vorremmo ammettere. Ci sono correnti filosofiche, terapeutiche e spirituali antiche e recenti che descrivono la realtà come un racconto, come un sogno in cui noi siamo i protagonisti, in cui svolgiamo il ruolo di attori. L’idea è che ognuno di noi vive un suo personale “mito”, che è la sua vita. Questo è anche un modo di vedere il motivo per cui ci capitano “sempre le stesse cose” o facciamo “sempre gli stessi errori”. In qualche modo, contribuiamo quotidianamente a rendere vero e coerente il nostro mito personale.

Qualunque sia il nostro modo di vedere la vita io credo che sia importante che almeno ci rendiamo conto di una cosa, e cioè di quanto peso hanno le narrazioni, e nello specifico la propaganda, nelle nostre vite. Tutti noi sviluppiamo delle credenze, che dovrebbero poter essere anche modificate: quanto di queste credenze deriva da una nostra scelta consapevole e quanto dalla propaganda che si è insinuata nel nostro incosciente?

Ad esempio, mentre stiamo affrontando un dialogo con qualcuno con posizioni diverse dalle nostre, ci capita di riflettere sulle argomentazioni che ci vengono proposte o pensiamo soprattutto a cosa potrebbe distruggerle? Il secondo caso è un “sintomo” dell’essere affetti da propaganda, perchè la difesa preventiva è collegata alla paura di perdere le proprie convinzioni, che probabilmente non sono davvero “nostre”. Se abbiamo una credenza o convinzione consapevole, non avremo alcun problema ad accogliere nuove idee ed esaminarle. Perchè la convinzione consapevole è qualcosa di cui siamo padroni, e possiamo cambiarla quando vogliamo, se ci sono i requisiti per farlo.

Abbiamo avuto il crollo delle ideologie politiche di massa; le religioni positive e in particolare quella cattolica sono in difficoltà; le fondamenta epistemologiche della scienza sono state messe in discussione dalla fisica quantistica e dalla filosofia; la medicina deve fare i conti con lo studio del placebo e delle credenze individuali.

Progressivamente, siamo di fronte al fatto che i dogmi crollano, ma nonostante questo spesso ci affanniamo nel tentativo di costruirne – o seguirne – degli altri.

 

*So benissimo che Grillo ha spesso un atteggiamento tutt’altro che democratico e appare decisamente accentratore. Tuttavia non si può negare che abbia stimolato spesso il suo seguito a impegnarsi in prima persona, a leggere e approfondire certi temi, a informarsi. In questa circostanza l’ho accomunato a Bagnai non per paragonarli, quanto per sottolineare certe dinamiche legate alle masse, o meglio alle “tribù”, dinamiche che si presentano simili anche in contesti e con personaggi diversi fra loro. Parlo di questi due esempi ma ho ben presente che in altri contesti ci sono moooolti più troll, tuttavia stiamo parlando di “leader” che neanche a parole incitano i loro seguaci a formarsi una propria idea.

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Pubblicato in ECONOMIA E POLITICA, OFF TOPIC, OPINIONI | 1 Commento |

Crisi, Ipocrisia, Ipercrisia

Pubblicato su 16 Febbraio 2013 di Claudio Cardone
maschera

Immagine di: fla via

Preambolo: in questo periodo mi capita spesso di avere discussioni accese e puntigliose con le persone, con il che sto sur cazzo a un po’ di gente. Ovviamente il puntiglioso sono io. E a proposito di precisazioni sì, credo che la parola ipercrisia non esista, ma mi piace e credo che c’azzecchi.

La parola “crisi” deriva dal greco krínein, che significa distinguere, discenere, giudicare. Quindi potremmo dire che un momento di crisi è anche un momento di valutazione, in cui possiamo fermarci un attimo, cioè la crisi impone una riflessione, una analisi, al fine di fare una valutazione e prendere una decisione.

Questo significa che dovremo usare uno “spirito critico”, cioè una attitudine volta a confrontare, con mentalità aperta e senza pregiudizi, tutte le possibilità che ci si presentano in un dato momento, per poter fare una scelta consapevole.

Ecco perchè in un momento di crisi non c’è atteggiamento più controproducente della ipo-crisia, quasi a dire la “sottovalutazione” della crisi, un atteggiamento che va proprio in senso opposto a ciò che la crisi chiede. La crisi richiede verità, schiettezza, l’essere come si è veramente. Di fronte alla crisi non possiamo che denudarci delle nostre maschere e venir fuori per quello che siamo.

Invece l’ipocrisia è un’atteggiamento di falsità, di mascheramento, che come attori, ypokritès, ci fa presentare all’esterno un personaggio diverso da noi, adattato alle circostanze. L’ ipo-crisia è la mancanza o meglio la riduzione dello spirito critico, è l’uso di generalizzazioni, l’approccio di superficie a cui non interessa approfondire e sviscerare le cose, è il giudizio approssimativo.

In un momento di crisi porta ad agire senza pensare a sufficienza, a prendere decisioni affrettate e poco consapevoli, e questo ostacola la risoluzione della crisi. Non solo, ma con poco spirito critico ci si ritrova a fare tutti la stessa cosa, a essere facilmente influenzabili o soggiogabili, manipolabili da chi, dalla nostra crisi, può volerci guadagnare.

due facce della stessa medaglia

Immagine di: Gest0ert

Questa ipo-crisia è un atteggiamento che mi sembra spesso di incontrare nelle discussioni che faccio con altri – soprattutto per iscritto – in questo periodo di crisi. E sicuramente mi scontro molto in queste situazioni perchè io invece ricado almeno un po’ nel campo opposto, cioè nella iper-crisia.

Purtroppo in un periodo di crisi neanche questo atteggiamento è utile, non serve nè essere ipocritici, nè ipercritici, ma banalmente e semplicemente critici, trovare cioè l’equilibrio giusto.

L‘iper-crisia potremmo  intenderla come quella attitudine volta ad approfondire troppo ogni singolo elemento di una questione, la puntigliosità. E’ L’approfondimento eccessivo che da un lato fa perdere la visione d’insieme, dall’altro rende impreparati all’azione, perchè si ha sempre l’impressione che “manchi un dettaglio” prima di poter agire.

D’altra parte, l’ipercrisia è anche una forza che separa, che divide le cose in virtù dell’analisi, e quindi che divide anche le persone. L’atteggiamento di ipercrisia porta la diffidenza, la discordia e l’eccesso di giudizio all’interno del gruppo, quindi rende difficile superare la crisi perchè si finisce per essere isolati gli uni dagli altri.

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Pubblicato in ECONOMIA E POLITICA, OFF TOPIC, SIMBOLISMO | 4 Commenti |

Tremonti è il gemello cattivo

Pubblicato su 15 Febbraio 2013 di Claudio Cardone

http://storify.com/UnTuttologo/tremonti-e-il-gemello-cattivo

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A Google le gusta Google+, le gusta tu

Pubblicato su 12 Febbraio 2013 di Claudio Cardone

identità google+

Pochi mesi fa scrivevo delle intenzioni di Google di monopolizzare il mercato dei dati personali, spingendo sul suo “figlioletto” Google+.

Arriva in questi giorni un’altra conferma di come Google stia – a mio parere – giocando un sporco per ottenere quello che vuole: Google vuole le nostre identità, vuole le nostre facce e i nostri dati reali, con la giustificazione che un risultato “attendibile” per le SERP è un risultato di un autore “verificato”. Altro che “content is the king”, stiamo andando verso “author is the prince” (perchè il re è Google, non so se è chiaro).

Chi ve lo conferma? Eric Schmidt, ex CEO di Google e ora Executive chairman, che dice:

Within search results, information tied to verified online profiles will be ranked higher than content without such verification, which will result in most users naturally clicking on the top (verified) results. The true cost of remaining anonymous, then, might be irrelevance.

Chiaro? Ora, è evidente che l’autorevolezza di una persona incide sulla valutazione che possiamo avere rispetto a quello che dice o che scrive, ma applicare questo principio al web significa in qualche modo costringere gli autori di contenuti a rilasciare i propri dati, perchè altrimenti non potranno mai aspirare al “top”. Non so a voi, ma a me questo un po’ di fastidio me lo da. Non solo, ma che strumento mai userà Google per verificare l’identità degli autori? Google +, no?

E poi leggo in giro gente che dice: eh vabbè, Scmhidt parla di verificare le identità, non di favorire chi è iscritto a Google+… Se se, e la fatina turchese ti porta i dentini di notte.

 

Claudio

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