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La Primavera Della Scienza

Archivi mensili: Gennaio 2013

FARE per fermare il Giannino

Pubblicato su 29 Gennaio 2013 di Claudio Cardone

Ho cercato, in un mio articolo, di riassumere un po’ i discorsi che si fanno sulla crisi economica, il debito pubblico e l’euro. Nel mio piccolo, riportando “quello che ho capito”, o che mi sembra di aver capito. Tuttavia parlando con le persone che conosco spesso mi trovo davanti a obiezioni di “propaganda”. Chiariamoci, siamo tutti vittime di propaganda: io stesso, in certa misura, sono “vittima” della propaganda delle tesi in cui credo.

Ma la propaganda, ossia la capacità di diffondere il proprio messaggio in maniera persuasiva e pervasiva, come molte cose non è in sè un “male”. Il problema è se la propaganda è un mezzo per veicolare idee fondate sui fatti, sensate. E se il modo in cui viene fatta stimola all’approfondimento personale, ossia a “farsi un’idea propria”.

A questo proposito, i discorsi più insidiosi vengono da gente che sembra argomentare razionalmente le proprie tesi (O. Giannino), facendo anche riferimento a noti economisti (Zingales), che però non spiegano quei dati riportati prima, oppure fanno premesse sensate e conclusioni discordanti.

Un esempio su tutti, Zingales che dice:

Se il caso subprime va addebitato al mercato, la crisi dell’euro è interamente colpa dei politici. Non solo non sono riusciti ad evitarla, ma l’hanno espressamente voluta. Quando la moneta comune fu introdotta c’era piena consapevolezza tra i suoi creatori che in questi termini non sarebbe stata sostenibile. La speranza dei padri fondatori era che l’inevitabile crisi avrebbe generato una pressione politica verso una maggiore integrazione europea. Il cuore è stato gettato oltre l’ostacolo nella convinzione che al momento giusto il resto del corpo avrebbe seguito. Purtroppo l’ostacolo sembra più alto del previsto.

Perché una moneta comune funzioni, i paesi che l’adottano devono avere una forte mobilità del lavoro, meccanismi di trasferimento fiscale ed essere soggetti a shock simili. Nessuna di queste tre condizioni vale per l’Europa.

Bene, quindi il problema è uno squilibrio strutturale all’interno dell’Europa. Però poi:

Fin dall’inizio della crisi l’Italia, gravata dal peso del suo debito..

Quale? Zingales forse sottintende quello pubblico, ma se è vero il discorso che ha fatto prima, è quello privato estero il problema, l’aumento di quello pubblico avviene dopo, come i dati dimostrano. Certo, il debito pubblico italiano era alto anche prima, ma sostenibile, o almeno questo indicano i dati (Fiscal Sustainability Report 2012 della Commissione Europea):

sostenibilità debito pubblico

l’Italia negli ultimi 4 anni non è mai stata a rischio default.  l’Italia è il paese europeo con il più alto indice di sostenibilità a lungo termine del debito pubblico.

A questa segue un’altra mistificazione:

Ma i rischi principali vengono purtroppo dall’Europa e soprattutto dall’area euro. Gli elettori tedeschi potrebbero stufarsi di pagare per gli errori altrui e lasciare le nazioni del Sud Europa al loro destino.

Non si vede quali siano gli errori altrui nell’ottica della crisi (ripeto, non sto dicendo che non esistano corruzione, mala gestione ecc. leggere bene “nell’ottica della crisi”). La Germania ha consapevolmente favorito la crisi. E non è neanche vero che i tedeschi hanno “pagato” più di altri, anzi (i dati ve li andate a cercare, ci sono). Questo ripetere l’idea dei “buoni” e dei “cattivi” serve a stimolare un senso di colpa che non ci deve essere. Responsabilità non vuol dire colpa. Tuttavia, se proprio dobbiamo cercare le responsabilità, i tedeschi o meglio la Germania ha molte più responsabilità in questa crisi di noi, ed è quella che ha meno interesse a lasciare l’euro, visto i vantaggi che gli dà.

Infine, Zingales dice anche:

Come uscirne? La prima soluzione passa per l’aumento dei meccanismi di solidarietà a livello europeo.

Il che è  logico, se uno ammette che il primo problema è l’Unione Europea. Ma se gli altri paesi questa “solidarietà” non la vogliono dare? Questo è quello che sta succedendo, mettiamo delle pezze a delle crisi strutturali perchè i Paesi del Nord non vogliono socializzare-condividere le perdite dell’Unione europea, gli fa comodo solo privatizzarne i profitti. Il che è una posizione legittima (nessuna colpa), ma allora restare nell’Unione con l’evidente incapacità di cambiarne la struttura (cioè di unirsi) è solo masochismo. Ma dato che questo non lo si vuole accettare (e non se ne vuole parlare), Zingales, Giannino & Co prendono a parlare di tagli alla spesa pubblica e quant’altro, come se questo potesse “fermare il declino”. Questi vengono inchiodati dalle loro stesse parole. Rileggiamo Zingales:

Come uscirne? La prima soluzione passa per l’aumento dei meccanismi di solidarietà a livello europeo.

Neanche uno dei 10 punti del programma di “Fermare il Declino” parla di questa “prima soluzione”. Perchè prima non affrontiamo “la prima soluzione”? Parlatene. Dite alle persone QUANTO è realizzabile. Che premesse ci sono. Quali vantaggi e quali svantaggi, quali scenari (in base ai dati di fatto) è possibile auspicarsi. Poi, magari, ci fate vedere se e quanto siete bravi con il resto.

 

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Te lo do io il Fact Checking

Pubblicato su 23 Gennaio 2013 di Claudio Cardone

fact checkin

 

“Se torturi i numeri abbastanza a lungo confesseranno qualsiasi cosa”
Gregg Edmund Easterbrook

Una di queste mattine mi sono svegliato con un prurito strano: no, nessuna malattia esotica, è il prurito del  FACT CHECKING. Pare che i media italiani, in vista delle elezioni, abbiano scoperto questa cura miracolosa per l’informazione che come al solito viene dall’estero. Verificare i fatti, dunque, per garantire una informazione più corretta ed equilibrata. Ma è davvero così?

Guardando il livello del dibattito a cui siamo abituati noi italiani in tv, un po’ di fact checking è la manna dal cielo, anche se farlo in TV non dev’essere per niente facile, visto l’insofferenza dei politici italiani verso qualunque domanda o verifica che possa metterli in difficoltà. A loro piace vincere facile, basta dare un’occhiata alla timida intervista di Floris ieri a Ballarò a Monti, il quale in diversi momenti a me è sembrato in difficoltà (rimborsi elettorali, imu alla chiesa) solo perche alcune domande erano “un pochino” imbarazzanti, e nonostante il giornalista si spezzasse con un grissino.

Quindi il fact checking è opera meritevole, in linea di principio. Solo, come ogni cosa, BISOGNA VEDERE COME LO SI FA. Molto interessante, ad esempio, la piattaforma sviluppata da <ahref sul citizen journalism, però se guardate la qualità delle affermazioni sottoposte a fact-checking e le risposte date, vi rendete conto che la qualità, al momento in cui scrivo, è abbastanza bassa, come già altri hanno notato.

Dobbiamo ricordarci, quindi, che il fact-checking non si fa su un’equazione matematica, non è una scienza e non è assolutamente qualcosa che possiamo prendere come obiettivo ed imparziale. Questo è ciò che ci possiamo auspicare, ma ogni verifica di un fatto, al momento in cui viene comunicata, è soggetta a tutte le possibili influenze della RETORICA. E’ facile che, in maniera consapevole o involontaria, chi “verifica i fatti” li riporti in modo incorretto o incompleto. Vi faccio un esempio limite, preso proprio da   factchecking.civiclinks.it:

Domanda: Ci fu una congiura per far cadere Berlusconi?
(Vallo a verificare, un fatto così. Non dico che non bisogna provarci, ma difficilmente si raggiunge il 2+2=4)
Due risposte negative sostengono che è falso perchè “si è dimesso” o “gli è mancata la maggioranza parlamentare”, portando a supporto degli articoli di giornale. Vi pare un fact-checking? Per rispondere negativamente a quella domanda bisognerebbe dimostrare che le radici delle sue dimissioni o sfiducia non risiedono in decisioni prese da altri. Qui c’è un problema retorico, la difficoltà di capire in cosa consiste una dimostrazione di un fatto o del suo contrario.

Una volta credevo che il contrario di una verità fosse l’errore e il contrario di un errore fosse la verità. Oggi una verità può avere per contrario un’altra verità altrettanto valida, e l’errore un altro errore. (Ennio Flaiano)

Fatte quindi le dovute premesse sull’accortezza con cui prendere le “verifiche” dei fatti, vi presento (ta-daaa) il mio piccolo contributo, un motore di ricerca specifico per il fact checking.

VUOI CONTROLLARE SE QUALCUNO HA GIA’ VERIFICATO UN FATTO? CERCALO QUI:

VUOI CONTRIBUIRE? Scrivimi delle fonti che consideri utili per il fact checking e le aggiungerò.
ATTENZIONE: cosa considero FONTE UTILE?
Una fonte utile è un sito italiano o una sezione di esso specificamente dedicato al fact checking, in cui cioè una o più persone, giornalisti o comuni cittadini, verificano affermazioni effettuate da altri. Non inviatemi singole pagine.

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Pubblicato in ECONOMIA E POLITICA, WEB | 6 Commenti |

Se sei contro la corruzione, sei stato corrotto !

Pubblicato su 21 Gennaio 2013 di Claudio Cardone


Il titolo, come al solito, è provocatorio. 😉

Ma il succo è il seguente: se siete ammaliati da tutta quest’aria di anti-corruzione, sappiate che probabilmente è solo un altro e nuovo modo per distrarvi.
Non notate anche voi che si fa sempre più un gran parlare di corruzione nei paesi deboli della zona Euro, i cosiddetti PIIGS ? Uno pensa: che bello, finalmente vengono a galla le verità, i corrotti/corruttori magari vengono allontanati dalla scena politica, magari si fanno delle nuove regole per cui ci sarà meno corruzione in futuro e quindi “meno” di tutti i problemi che la corruzione comporta (un elenco in cui di solito finisce dentro un po’ di tutto, soprattutto i motivi della crisi attuale).

Siamo d’accordo, la corruzione è un problema importante, solo che come al solito quando la gente è sensibile su un tema (vedi religione, eutanasia, guerra, ecc ecc.) se ne parla in modo strumentale. Ora l’impressione è che si parli di corruzione per deviare l’attenzione da altri temi. 

In Spagna è tutto un ribollire di scandali dietro al PP, il partito di Rajoy; In Slovenia, dove il primo ministro sembra aver ottenuto finanziamenti illeciti e forse in periodo di crisi il governo cadrà, sostituito (anche lì) dai tecnici; In Italia tutti i partiti promettono trasparenza e leggi anticorruzione. Giusto ieri, poi, leggevo inviti su Facebook a partecipare ad una raccolta firme online, organizzata dalle associazioni Libera e Avviso Pubblico, denominata “Senza corruzione riparte il futuro“.

corruzione

Non conosco Avviso Pubblico, e a Libera ho dato il mio 5X1000 per qualche anno, quindi non ho niente contro le due associazioni. Tuttavia la loro campagna è uno specchietto per le allodole, e vi dico perchè.

PUNTO 1 : efficacia delle richieste della petizione

Esaminiamo la petizione, in cui si chiede ai candidati alle elezioni di accettare 5 “impegni stringenti” (sic):

1. Inserire nella propria campagna elettorale la promessa di continuare il rafforzamento della legge anticorruzione iniziato con la riforma del novembre 2012. Concretamente, chiediamo sia modificata la norma sullo scambio elettorale politico-mafioso (416 ter) entro i primi cento giorni di attività parlamentare, con l’aggiunta della voce “altra utilità”

Ok, la modifica della norma sarebbe  utilissima. Ma vediamo il linguaggio: prima di arrivare al “Concretamente..” che è poi la cosa importante, la richiesta è quella di “Inserire nella propria campagna elettorale la promessa..” ! Ah beh, questo sì che è stringente, una promessa fatta in campagna elettorale.

Poi i punti dal 2 al 5:

  1. Pubblicare il proprio Curriculum Vitae con indicati tutti gli incarichi professionali ricoperti
  2. Dichiarare la propria situazione giudiziaria e quindi eventuali procedimenti penali e civili in corso e/o passati in giudicato
  3. Pubblicare la propria condizione patrimoniale e reddituale
  4. Dichiarare potenziali conflitti di interesse personali e mediati, ovvero riguardanti congiunti e familiari

Una serie di richieste di trasparenza che, per carità, a qualcosa saranno pure utili, ma facciamo prima ad obbligarli a leggere la propria pagina su Wikipedia, che magari (a parte i dati patrimoniali) contiene più informazioni di quelle che andrebbero a dichiarare loro. Inoltre dichiarare dove? in che sedi, con quale risonanza mediatica? Più avanti vi scrivo un paio di dichiarazioni fatte in sedi pubbliche, dichiarazioni pesanti, che non hanno portato ad alcuna conseguenza (come accade spessissimo).

Quindi, dopo vent’anni di berlusconismo, di dichiarazioni fatte la mattina e contraddette il pomeriggio, stiamo ancora appresso all’idea degli “impegni stringenti” a parole dei politici?  E poi? Quando poi scopriamo che magari ci hanno mentito o non hanno rispettato i patti? Che gli facciamo?
Mi dispiace tanto per i testimonial dell’iniziativa, tra cui figurano Gad Lerner, Serena Dandini e altri, e mi dispiace ancora di più per i 30.000 che ad oggi hanno abboccato, ma si tratta evidentemente più di chiacchiere che di sostanza.

PUNTO 2: i motivi della crisi

A livello internazionale è ampiamente riconosciuto che le cause della crisi attuale NON risiedono nella mala gestione dei paesi periferici dell’Unione Europea (i PIIGS), ma nel modo in cui il vincolo monetario europeo è stato strutturato. (Avviso alle vittime del colorato fascino di Giannino: “ampiamente riconosciuto” vuol dire che in fondo a questo articolo vi ci metto una piccola bibliografia scientifica che farebbe calare le braghe a vostra nonna. Inoltre, la logica vuole che non sto negando la mala gestione, sto solo dicendo che non è il motivo che origina, sostiene e determina la crisi economica attuale).

Non siete convinti di questo? Mi dispiace, documentatevi e scoprirete che è così.

Quindi chi vi parla di corruzione che purtroppo “allontana gli investimenti in Italia”, “spreca denaro pubblico” e ci impedisce di uscire dalla recessione, vi sta mentendo, e in modo molto subdolo. Perchè vi dice una mezza verità: certo che la corruzione è un male, e certo, ne siamo affetti, ma non è questo che ci impedisce di uscire dalla recessione. No no.

Prima ho scritto che avrei riportato delle dichiarazioni pubbliche gravi ma senza conseguenze. Si tratta di dichiarazioni riguardo al fatto che è proprio il modo in cui è stata fatta l’Unione Europea (attenzione: non l’Europa, l’unione monetaria) a rendere inevitabile la crisi che stiamo vivendo. Eccole qui :

Prodi (dicembre 2001): «un giorno ci sarà una crisi e saremo obbligati a introdurre nuovi strumenti politici, oggi non proponibili» (Financial Times)

Monti (2011): «I passi avanti dell’Europa sono cessioni di sovranità. I cittadini possono essere pronti a queste cessioni solo quando c’è una crisi in atto» (LUISS)

Juncker (1999), capo dell’Eurogruppo, esprimendosi sui metodi democratici applicati in Unione Europea: «Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste nè rivolte, perchè la maggior parte della gente non capisce niente di ciò che è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno»  (Der Spiegel)

Amato (2000): «Sinceramente non vorrei un’Europa solo continentale, che si privi dell’immenso patrimonio dell’Inghilterra, e degli scandinavi ad essa è legata. Né vorrei perdere la Spagna, scettica sull’avanguardia. … Avere con noi l’Inghilterra non sarebbe male: in tante cose Londra è già lì dove noi vorremmo arrivare. Non sarebbe male che con le sue esperienze di riforme economiche fosse presente nel Consiglio degli Stati appartenenti all’Euro … Quindi preferisco andar piano, sbriciolare a poco a poco pezzi di sovranità, evitare bruschi passaggi da poteri nazionali a poteri federali. … non credo a un dèmos europeo, e al Sovrano federale. Perché il nostro universo globalizzato è post-hobbesiano» (La Stampa)

Altre dichiarazioni interessanti le trovate qui.

P.S. Persino la Banca d’Italia ammette che le misure di austerità che “ci chiede l’Europa” (ovvero l’Unione Europea) non fanno altro che peggiorare la situazione.

 

Bibliografia (perlopiù solo titoli, per brevità):

  • Oltre l’austerità
  • Crisi finanziaria e governo dell’economia
  • Leaving the euro: a practical guide
  • A primer on the Euro breakup
  • Game theory and Euro breakup risk premium
  • S’il faut vraiment sortir de l’euro
  • “Euro fantasies”, Foreign Affairs, vol. 75, n. 5, settembre/ottobre 1996
  • “The euro: beware of what you wish for” Fortune (1998)
  • “EMU and international conflict”, Foreign Affairs, vol. 76, n. 6, novembre/dicembre 1997
  • “The common unresolved problems within EMS and the EMU”, American Economic Review, vol. 87, n. 2, pp. 224-226
  • Conseguenze dell’adozione dell’euro per i lavoratori migranti
  • The euro: It can’t happen, It’s a bad idea, It won’t last. US economists on the EMU, 1989-2002 (nella lettura, tener presente che chi valuta, nell’articolo, le opinioni negative espresse dagli economisti USA è in conflitto di interesse)
  • Il tramonto dell’euro
  • La trappola dell’euro

 

 

AGGIORNAMENTO 23/01/2013

I responsabili della campagna “Riparte il futuro” mi hanno replicato molto cortesemente (come potete vedere anche dai commenti qui sotto). Potete leggere la loro risposta cliccando qui.

A mia volta, ho lasciato loro un ulteriore commento, che riporto qui sotto:

Vi ringrazio per la risposta cortese e puntuale. Ognuno avrà modo di farsi la sua opinione, mediando tra mie critiche e vostre repliche.

Mi limito a ribadire che il succo della campagna si basa, come appunto sottolineato in questo suo post, Leonardo, sulla responsabilità delle dichiarazioni. La seconda parte del mio post voleva fungere da pungolo proprio per sottolineare quanto poco, in Italia, contino o abbiano effetto le dichiarazioni fatte.

Mi auspico – con voi – che migliori la “accountability” in politica. Ma, stando le cose come stanno, preferirei che un candidato capo partito, per prendere un impegno, firmasse un assegno postdatato per la cessione dei rimborsi elettorali, piuttosto che una dichiarazione. Messa così magari non è neanche fattibile, ma in quel caso vorrei proprio vedere quanti firmerebbero. Basta dare un’occhiata ai balbettamenti di Monti sui rimborsi elettorali ieri sera a Ballarò! (http://www.tubechop.com/watch/868275)

Infine, la mia provocazione sul “distrarre l’attenzione” – è ovviamente una provocazione- è dovuta al fatto che il tema della corruzione è sbandierato a destra e a manca come origine dei nostri problemi economici attuali, ed è anche la “leva morale” che i paesi del Nord come la Germania usano per spingerci verso misure di austerity che, come ammesso dalla stessa Banca d’Italia, non fanno che peggiorare la nostra situazione. Questo “sbandieramento” oscura altri temi economici di grande rilevanza che invece sono a mio parere al momento la PRIORITA’ (a cui ho accennato nel mio articolo parlando dell’Unione Europea). In questo modo secondo me finite per seguire l’onda mediatica invece di raccogliere un’esigenza sociale. L’esigenza sociale, qui, è che si parli di ciò che viene taciuto. Questa la mia opinione.

 

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Pubblicato in ECONOMIA E POLITICA | 3 Commenti |

6 dritte per Google+ | Guide e Trucchi

Pubblicato su 20 Gennaio 2013 di Claudio Cardone

Raccolgo qui un po’ si suggerimenti che abbiamo inserito nella community Quelli che non capiscono un TUBO di googleplus! , sperando che possano essere utili a chi si avvicina o si è iscritto da poco al social network di Google.

 

1. FORMATTARE IL TESTO

GRASSETTO :  mettere il testo tra due asterischi (senza spazi). Esempio: * testo..   *
CORSIVO : mettere il testo tra due underscore. Esempio:  _  testo..  _
BARRATO : testo tra due trattini. Esempio:  –  testo..  –

 

2. DISATTIVARE LE NOTIFICHE

NOTIFICHE DI UNA SINGOLA COMMUNITY:
Entrare nella community e cliccare sulla campanella sotto il logo della community, vedi immagine qui sotto:

disattivazione notifiche

 

TUTTE LE NOTIFICHE:
per gestire tutti i tipi di notifiche, bisogna andare sulle proprie impostazioni, in pratica qui:https://www.google.com/settings/plus e scorrendo in basso si trova l’area delle notifiche con le caselle da spuntare:

tutte le notifiche

 

NOTIFICHE SU GMAIL DALLE COMMUNITY (a cui siamo iscritti)
Nonostante i passaggi precedenti, su Gmail possono continuare ad arrivare notifiche dalle community a cui siamo iscritti. Per eliminare anche queste (tanto c’è sempre il quadratino rosso delle notifiche in alto a destra), per ora sembra che la soluzione migliore sia impostare un filtro Gmail per la posta in arrivo:

  1. vai in Gmail
  2. clicca sull’ingranaggio (in alto a destra)
  3. clicca su “Impostazioni”
  4. clicca su “Filtri”
  5. clicca su “Crea un nuovo filtro”
  6. nel casella di testo “Da” scrivi @plus.google.com
  7. clicca su “Crea filtro con questa ricerca”
  8. nella nuova finestra, seleziona “Elimina”
  9. clicca su “Crea filtro”
  10. goditi le community senza la pressione delle email

(suggerimento preso da Chimerarevo)

 

3. MESSAGGI “PRIVATI” E POST IN CUI SIAMO MENZIONATI

– PER INVIARE UN MESSAGGIO RISTRETTO A UNA O POCHE PERSONE
Inserire sotto il messaggio il nome di quelle persone al posto di “Pubblico”

– PER MENZIONARE QUALCUNO IN UN POST 
Far precedere il nome da + o @

– PER VISUALIZZARE I MESSAGGI INVIATI DIRETTAMENTE  A NOI O I POST IN CUI SIAMO MENZIONATI
Cliccare sul quadratino delle notifiche in alto a destra (quello rosso coi numeretti delle notifiche in bianco), selezionare “Visualizza tutte le notifiche”. Nella finestra che si apre, cliccare in alto su “Altro” e selezionare “Menzioni di te” per i post in cui qualcuno ci ha citato, oppure “Post di altre persone” per i post inviati direttamente (privatamente) a noi e per i post in cui siamo intervenuti con un commento

 

4. LINKARE UN POST

Se vogliamo inserire in una discussione un link a un post che abbiamo già scritto, basta cliccare sul cerchietto con freccetta che compare in alto a destra in ogni post e troveremo “Link a questo post”, da cui possiamo fare copia incolla. Questo mi pare che al momento vale solo per le community, ossia se lo provate per i post del vostro profilo, gnente da fà

link ai post g+

 

 

5. USARE GLI HASHTAG

Come su Twitter, si possono usare gli hashtag (far precedere il testo da un cancelletto. Esempio: #testo) per etichettare il contenuto dei post. L’uso di etichette di questo tipo migliora l’organizzazione e diffusione semantica dei contenuti di community, post, ecc.
Quello che manca a mio avviso è ciò che c’è già nella versione inglese di G+, cioè i trending topics – stile Twitter – degli hashtag (vedere qui:http://socialblog.giorgiotave.it/hashtag-google-plus/1703). Questo consentirebbe di indirizzare meglio i propri post e restare più aggiornati sui temi caldi che interessano.

Al momento, se nella zona ” Esplora ” cerchiamo solo il carattere “#”, compaiono una serie di trending topic con quell’ hashtag, il problema è che ovviamente il top della classifica è tutto inglese, cioè non è regionalizzato per l’Italia. Magari lo faranno.

P.S. siccome diversamente da Twitter (tiè) su G+ possiamo modificare i post già inviati, possiamo anche aggiungere gli hashtag a posteriori..

 

 

6. UN COMANDO SPECIALE – Incoming Stream

In questo articolo si parla di questa funzione “incoming stream”. Provalo:

– vai sulla barra di ricerca Google+ in alto e digita due virgolette:  “”
– clicca invio
– nella schermata, dove è scritto “Tutto” scegli “A Te” per trovare i messaggi ricevuti o “Da Te” per quelli inviati da te
– Seleziona “più recenti” invece di “migliori”

Utile, ad esempio, anche per trovare rapidamente gli ultimi eventi o hangout (basta selezionare uno di questi al posto di A Te o Da Te)

 

 

UN BREVE RIASSUNTO DI ALCUNE FUNZIONI:

formattazione testo e altro

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Un po’ di indignazione, che sia buona e fruttifera

Pubblicato su 20 Gennaio 2013 di Claudio Cardone

Datevi un’occhiata a questo articolo:

“Il mini prestito Specialcash Postepay consente al titolare della carta prepagata di scegliere tra tre piani di ricarica predefiniti: 750 euro rimborsabili in 15 mesi, 1.000 euro in 18 mesi e 1.500 in 24 mesi” […] Per un credito da 750 euro bisogna restituire, in quindici mesi, 833,93 euro, tasso annuo effettivo globale (Taeg) applicato pari al 17,83%

Capiamoci, qui stiamo parlando di strozzinaggio. E non possiamo neanche dirlo, perchè, secondo le tabelle ufficiali anti usura, per il credito personale la soglia è ben del 19,36% annuo. Ma qui non è solo un fatto dell’entità del tasso d’interesse (abnorme) a suscitare indignazione, ma è il suo rapporto con la piccola entità del credito erogato: chi ha bisogno di quegli importi, se non gente che è maledettamente in difficoltà?

E’ questo che rende più spregevole ciò che purtroppo – stando alle laconiche tabelle, che riporto qui – non potremmo neanche chiamare apertamente strozzinaggio.

tassi anti usura gen mar 2013

Cito ancora l’autore dell’articolo:

Sembrano passati secoli da quando le Poste offrivano buoni postali che raddoppiavano di valore, invogliando la gente a mettere da parte il proprio surplus fino a fare dell’Italia uno dei Paesi virtuosi in fatto di ricchezza familiare.

Uno dei punti forti del nostro paese è da sempre stato il risparmio, che si sta continuamente erodendo. E come non pensare al simpaticissimo quanto sconsolante Romanzo di Centro e di Periferia del prof Bagnai, che riassume così bene come la nostra periferica italietta si è venduta al biondo maschione teutonico, lei con tutti i suoi piccoli risparmi? E queste aberrazioni, tra le innumerevoli altre, sono le conseguenze. E’ questo quello a cui dobbiamo adeguarci? Dobbiamo adeguarci al fatto che ci sia una fetta di persone, in questo Paese, che potrebbe essere disposta ad accettare un prestito di appena 750 euro con un interesse del 17,83% ?

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